La lezione della povera Albania all’avara Unione europea. Il messaggio cristiano di Edi Rama dal quale l’Ue potrebbe risorgere

Le parole del primo ministro albanese Edi Rama, per chi è, o dovrebbe essere, avvezzo, alla lettura della parola di Dio, non possono non rimandare ad un passo del Vangelo di Marco (12,41-44), ovverosia quello della vedova nel tempio.

Quest’ultima dona soltanto due monetine, e viene derisa, quando è tutto quello che ha, l’unica sicurezza per il domani. Quindi Gesù fa notare ai suoi discepoli che il gesto della vedova vale molto più degli altri: “in verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere.”

Allo stesso modo l’Albania, nonostante non sia un Paese ricco, ha inviato 30 unità di personale medico ed infermieristico in soccorso delle “sorelle e dei fratelli italiani”. Un vero e proprio schiaffo morale a quell’agglomerato di cinismo e burocrazia che sembra esser diventato il sogno europeo.

È significativo constatare che il messaggio di solidarietà cristiana arrivi da un Paese dove Dio ha perso la cittadinanza per oltre mezzo secolo a causa del Comunismo, mentre la sua parola non ha fatto breccia nel cuore di ghiaccio di molti Stati europei in cui la confessione di fede cristiana è quella dominante. Chissà se la lezione albanese possa, in extremis, svegliare dal letargo bancario l’Unione, rendendola tale nei fatti e non soltanto su carta.

Chissà che l’Europa possa risorgere proprio dalle sue radici cristiane, sbarazzandosi della maschera della lupa dantesca, allegoria della cupidigia, fame per i beni terreni come il denaro.

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