Ride the Lightning: Una ricchezza di nome “Gojira”

Siamo coscienti del relativismo che caratterizza tutte le classifiche inerenti l’ambito artistico, in particolare quello musicale. Nonostante questo, è indubbio che esse siano importanti per offrire un riferimento, seppur non stabile, utile per le riflessioni che si andranno a fare.

Quante volte abbiamo sentito, o letto, espressioni come “la band più importante di tutti i tempi”, “il miglior disco di sempre è…”; insomma, espressioni che andavano a fissare degli assoluti.

Allo stesso tempo, siamo consapevoli di come tali discorsi vadano a limitare il nostro orizzonte, imbrigliando noi stessi in logiche che, forse, neanche ci appartengono.

Si tratta di un rischio, un rischio troppo grande per essere ignorato e di cui bisogna aver timore.

Discorso diverso sarebbe, invece, portare il punto di osservazione su ottiche più mitigate, libere ed aperte.

Con questa premessa cercheremo di trattare un interrogativo: Sono i Gojira uno dei prodotti più ricchi che la musica odierna possa offrire?

La questione è più intrigata di quanto possiamo immaginare; sono numerosi gli aspetti da tenere in considerazione e da ponderare.

Cerchiamo di analizzarli.

I Gojira sono una band francese, sorta nel 1996, nei pressi di Bayonne, dall’iniziativa di due fratelli: Joe (chitarra e voce) e Mario (batteria) Duplantier. Successivamente, si uniranno al progetto Christian Andreu e Jean – Michel Labadie.

Gruppo dalle grandi abilità tecniche, sceglie concept mai banali e di difficile trattazione. Questi i segni distintivi di una band che, nel tempo, ha raggiunto l’Olimpo del genere nonostante una dimensione molto intima.

Premesso questo, riflettere sui Gojira non è mai semplice, per via dei diversi profili da tenere in considerazione.

Come anticipato, in primo luogo risulta essenziale porre a fondamento della nostra riflessione le scelte tematiche affrontate dal quartetto francese che potremmo, a livello preliminare, riassumere nell’interiorità umana e la tutela ambientale.

Ambiti all’apparenza molto semplici ed immediati, ma la particolarità si situa proprio qui; il punto non è la scelta dellargomento quanto il modo in cui questo viene trattato.

I Gojira hanno, da sempre, prediletto un approccio distorto nel raccontare delle realtà oggettive della nostra società. 

Prendiamo, come esempio, il loro terzo album, “From Mars To Sirius” (2005), dai più considerato il loro picco a livello discografico.

Il disco narra di un pianeta in fase di resurrezione dopo una morte catastrofica, dove sembra sovvertirsi la nostra prospettiva riguardo la vita terrena. Protagoniste di questa rinascita sono le forme di vita che popolano i mari, specialmente le balene (utilizzate come simbolo anche dalla band stessa), pronte nel risuscitare dopo le crudeltà subite per mano dell’uomo.

In questo album sono presenti una pluralità di aspetti che, se unificati, possono portare ad una riflessione di assoluta rilevanza. 

Si parte da due concetti base come la vita e la morte, su di essi si colloca un contesto come l’attenzione verso le altre forme di vita ed il rispetto per la loro dimensione ed il loro habitat, che in definitiva risulta essere anche il nostro. I risvolti negativi della vicenda sono sempre prodotti dall’agire umano, ignaro dalle conseguenze che le sue azioni possono produrre e, allo stesso tempo, da sempre irrispettoso di ciò che lo circonda.

Tornando alle balene, queste sono le protagoniste indiscusse di questa resurrezione. Una storia, la loro, fatta di persecuzioni a fini prettamente commerciali.

La trattazione di tutto ciò avviene con un linguaggio molto diretto, come se le fattispecie descritte nell’album si stessero verificando proprio davanti la band.

Il testo, poi, viene impreziosito dalla grande capacità tecnica e compositiva dei Gojira.

E’ unanimemente condiviso che i componenti di questo gruppo siano fra i più abili dell’intero panorama musicale.

Fra tutti, c’è da sottolineare il grande lavoro svolto dal batterista Mario Duplantier, da sempre attento nell’utilizzare tecniche molto specifiche che vanno a contraddistinguere tutti i suoi lavori. Peculiarità del co-fondatore della band sono, sicuramente, un utilizzo impeccabile del c.d. “Linear Drumming” che, unito alla precisione assoluta nell’adozione della doppia cassa, rende il tutto particolarmente “massiccio” e perfetto per tenere insieme i pezzi in sé considerati.

Nel loro album di esordio, “Terra Incognita” (2001), più volte è stato ribadito di come Joe Duplantier si sia distaccato dalla società per vivere in un bosco, così da fondere sé stesso alla realtà intento a studiare.

Insomma, in un contesto storico dominato dalla necessità di “pubblicare per guadagnare”, ci sono ancora profili attenti nel lavorare con dedizione, desiderosi di offrire al pubblico un prodotto puntuale, concreto e dal peso specifico rilevante.

Ascoltare i Gojira è un’esperienza e, come tale, fa sorgere degli interrogativi che in questo caso riguarderanno noi stessi, il nostro quotidiano e le nostre azioni. 

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