Il manifesto del “Coriandolismo”

Il 6 Marzo 2020 nasce, ad opera d’una giovane compagnia teatrale romana, “gli Scarafaggi Timidi”, un nuovo movimento artistico: il “Coriandolismo”.

Non è più il momento di giocare: 18 milioni di danni per teatro e cinema, 4mila posti di lavoro a rischio, teatri chiusi in tutta Italia, nessuna misura di tutela per gli artisti.

Chi lavora nel mondo dello spettacolo non può fare homeworking, smart working o avere periodi di ferie: noi abbiamo bisogno dello spazio e dell’uomo e l’uomo necessita dell’arte come cura dell’anima, contro le paure, contro la solitudine, contro la psicosi. Questa è discriminazione e mancanza di riconoscimento e di rispetto per il nostro lavoro. Facciamo un appello a tutti i lavoratori dello spettacolo e alla comunità. Perché certi danni riguardano l’economia di tutta la comunità, dunque del nostro Paese. Per questo è il momento di parlarne.

Noi, lavoratori dello spettacolo, siamo coriandoli che divertono e diffondono allegria per poi essere buttati senza essere mai raccolti. Come coriandoli, sottoprodotto della società, ci disperdiamo; ma c’è bisogno di qualcuno che ci continui a produrre per generare la bellezza.

MANIFESTO DEL CORIANDOLISMO

Senza coriandoli i bambini smetterebbero di sorridere, gli adulti di sperare, gli animi di combattere le solitudini. Senza gli artisti la nostra civiltà potrà anche avere una salute del corpo robusta, ma la salute dello spirito sprofonderebbe nella tristezza, negli egoismi, nell’isolamento e nelle paure. Ci sentivamo persi, senza alcuna tutela o protezione, stanchi di non essere riconosciuti come lavoratori professionisti, necessari alla società al pari di qualunque altro lavoratore, ci siamo riuniti ed insieme abbiamo sentito il rumore della rivoluzione. In ogni momento storico di crisi, in cui tutto muore, tutto può anche rinascere se si ha il coraggio di credere nel cambiamento. In nome dell’arte, dell’amore, della bellezza, del bisogno dell’uomo e della cultura in generale, noi pronunciamo la nostra battaglia di fronte a tutta la terra e oltre il firmamento.

  1. “Noi vogliamo che autorità e giunte comunali si formassero questa precisa coscienza del teatro considerandolo come necessità collettiva, come un bisogno dei cittadini, come un pubblico servizio alla stregua della metropolitana e dei vigili del fuoco” (Paolo Grassi, 1946)
  2. Il coraggio, l’amore, la rivoluzione, il cambiamento, sono elementi fondanti del nostro grido che promuove l’originalità e l’innovazione.
  3. Noi vogliamo ripristinare la Meraviglia, risollevare i cuori, riaprire gli occhi di bambino che sono dentro ogni uomo: il culto del dettaglio, delle piccole cose, dello stupore e lo sbalordimento.
  4. Ogni arte è un colore diverso, un coriandolo diverso: ricerchiamo in un mondo o bianco o nero tutte le sfumature possibili che vanno al di là dell’arcobaleno. 
  5. Noi glorifichiamo e produciamo la Bellezza intesa come massima espressione artistica e dunque da riconoscere anche come profitto.
  6. Rivendichiamo la dignità dell’artista ed esaltiamo ogni forma d’arte: l’arte è la cura degli animi, contro le paure, contro la psicosi, contro le solitudini. 
  7. Noi affermiamo che la salute non è solo quella del corpo, ma anche quella dello spirito.
  8. Esaltiamo il valore educativo e liberatorio del teatro com’è sempre stato nei secoli. 
  9. Sosteniamo l’arte di strada, una categoria nei maggiori casi vissuta come un problema di ordine pubblico: è un forma di spettacolo a tutti gli effetti e come tale merita considerazione. 
  10. Noi vogliamo difendere la cultura e tutelare gli artisti: riteniamo giusta la creazione di un Albo Professionale che comprenda tutti coloro che dell’arte hanno fatto la propria vita e il proprio mestiere. 
  11. Chiediamo, come lavoratori dello spettacolo, uno status giuridico specifico che ci possa finalmente tutelare e dare protezioni adeguate alla precarietà del settore: ci riteniamo uguali ad ogni altro lavoratore e in quanto tali pretendiamo gli stessi diritti e lo stesso riconoscimento.

Noi vogliamo sensibilizzare le folle, far sentire la nostra voce, dire al mondo di non aver paura e sentirci parte di questa società.

“Se comandasse Arlecchino il cielo sai come lo vuole? A toppe di cento colori cucite con un raggio di sole.” – Gianni Rodari-

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