Nei nostri ultimi approfondimenti si è fatto spesso riferimento a sonorità tipiche di determinate epoche, sottolineando come delle trame caratteristiche degli anni 60-70, si trovino ad essere attualizzate da numerosi artisti odierni.
Questi richiami sono stati propedeutici all’introduzione di una nuova realtà musicale che si sta facendo largo nel panorama mondiale, ovvero la “vaporwave”.
Il tema va contestualizzato, ma non è cosa semplice.
Ai fini di una miglior ricezione, conviene collocarci su un punto di osservazione diverso, più concreto, vale a dire un album. Tramite l’analisi di un prodotto risulterà maggiormente incisivo l’approccio a tale genere.
Soffermiamoci sul disco “Blank Banshee 0” – dal nome del suo realizzatore – pubblicato nel 2012
Quest’album rappresenta, forse, il primo passo concreto intrapreso dal genere in questione, perché riesce a conciliare la difficoltà stilistica – propria dell’ambito stesso – con una grande accessibilità nei confronti dell’ascoltatore.
Il disco mette a nudo il genere, facendoci scoprire tutte quelle peculiarità che lo contraddistinguono.
Emerge fin dall’inizio una forte influenza a sonorità, per l’appunto, tipiche di annate molto ricche sul fronte musicale. Queste influenze passate vengono modellate e stravolte, tanto da renderle in alcuni passaggi estremamente dilatate e prive di punti di riferimento.
Nel disco di Blank Banshee è possibile anche confrontarsi con brani che sono tutto il contrario di quanto appena riportato, quindi canzoni senza profondità sonora ma con riferimenti costanti; ciò testimonia come l’ambito sia di difficile approccio e di inquadramento,
Passaggio fondamentale è anche il velo di inquetudine che rimane sospeso lungo l’intero album, che insieme a quella componente nolstagica, tipica della vaporwave, contribuisce ad arricchire il prodotto anche a livello “emotivo”.
Proprio l’ emotività risulta essere uno dei punti sul quale fare maggiormente affidamento per scardinare tutti quei lavori appartenti alla medesima “corrente”. Il dato sensoriale, infatti, non va trascurato proprio in ragione della grande funzionalità che ricopre durante l’ascolto.
Facendo riferimenti ai brani presenti nell’album, merita di essere elevato ad apice del lavoro il pezzo “Ammonia Clouds”, vera e propria punta di diamante, capace di elevarsi e fungere da risultanza di tutto il materiale presente nel disco. Giri di passo che danno prospettiva e contenuto a trame totalmente prive di densità.
Insomma, siamo di fronte ad un genere che testimonia uno stravolgimento radicale della struttura musicale classicamente intesa, dove si ha la possibilità di cimentarsi con una pluralità di situazioni, fra loro, notevolmente diversificate. La possibilità che l’ambito non piaccia è alta, l’enorme difficoltà, anche logica, di comprendere la “ratio” di come si possa giungere a tale prodotto è un fattore che non va trascurato.
Ciò che possiamo dire è che la vaporwave è una nuova realtà, pronta ad estendersi sul panorama odierno; anche l’Italia (che di solito fatica notevolmente ad inglobare determinate novità) sembra essersi aperta a questo nuovo filone, destabilizzante ed innovativo.
Bisogna prestare attenzione su come la vaporwave si stia affermando, non si tratta della classica corrente approssimativa e poco studiata; si discorre di una nuova frontiera che si arricchisce sempre più di artisti pronti nel realizzare materiale totalmente distorto, rispetto a ciò che nel nostro quotidiano siamo abituati ad ascoltare.