La poltrona di ginepro

La ricerca di Itaca è un percorso che non attiene solo alla mitologia, ma è proprio di ogni uomo, anche moderno. È un viaggio verso la propria casa, con la libertà nella testa e nel cuore la bellezza.

Ognuno ha la sua agognata isola: per Mauro Morandi il paradiso è Budelli.

Modenese contraddistinto da un animo ribelle, dopo una parte di vita spesa tra i canoni della società, ripudiate le convenzioni imperanti, scelse di partire alla volta della Polinesia, in cerca di libertà. Ma le beffe della sorte non risparmiano neppure chi vuole vivere a modo proprio: a seguito di una serie di coincidenze, approdò a Budelli, nell’Arcipelago della Maddalena, sul finire degli anni Ottanta. E da quel momento, esattamente trent’anni fa, divenne l’unico abitante dell’isola e il protettore dell’integrità della Spiaggia Rosa, al riparo dalle vessazioni dell’uomo e in armonia con la natura.

Oggi egli ha ottant’anni e tanta saggezza alle spalle. Ha saputo resistere alle tempeste naturali e alle pressioni psicologiche, senza mai arrendersi al peso della fatica. L’esistenza lo ha messo alla prova, ma ha trovato un avversario tutt’altro che cedevole: Mauro è un uomo libero e, come tale, difficile da sconfiggere.

Il 1 luglio 2019 è stata una chiave di volta nella sua esperienza d’isolamento a Budelli. Infatti, si sono conclusi trent’anni dal primo giorno in cui scoprì l’isola e se ne innamorò. Da allora, come guida volontaria continua a lottare contro lo spreco, la superficialità umana, il turismo di massa e la noncuranza verso l’ambiente.

A tale proposito, Mauro ha voluto lasciare una testimonianza duratura, personale, al di là degli articoli che negli anni sono stati scritti sulla sua vicenda. Di recente, è stato pubblicato da Rizzoli “La poltrona di ginepro”, un libro sulla sua esperienza, sull’ambiente, sulla libertà, sulla forza dell’uomo di fronte alle imposizioni del mondo.

Si tratta di una lettura piacevole e coinvolgente, che trasporta visivamente il lettore,  caratterizzata da quella leggerezza che accompagna lo scorrimento delle pagine ma non implica necessariamente la futilità dei contenuti. Tutt’altro. Attraverso il racconto, Mauro intende sensibilizzare le nuove generazioni – soprattutto – a prendersi cura dell’ecosistema, del mare, della flora, della terra e, di riflesso, a non trascurare la propria vita. I cambiamenti climatici sono innegabili e, sull’esempio di Mauro Morandi, gli uomini possono ancora salvare il salvabile. Egli descrive la magnificenza dei paesaggi mediterranei, la durezza del legno di ginepro contrapposta al suo inebriante odore, le nuotate tra il verde smeraldo del mare, i tramonti tra i cristalli della Spiaggia Rosa, la panoramica dell’isola osservata dalla cima del monte Budello. Tra le righe del testo, si capisce quanto Mauro desideri istruire i tanti visitatori che gli si avvicinano durante i mesi estivi: si evince la sua dote di ascoltatore instancabile, perché, come è scritto nel libro, “soltanto se si predispone la mente all’ascolto, si può aprire la porta alla bellezza del mondo. E a quella che c’è in ognuno di noi”.

  Quando ho contattato Mauro per ringraziarlo di aver regalato ai lettori la sua Poltrona di Ginepro e ho manifestato la volontà di scrivere su di lui, gli ho chiesto se, per cortesia, potesse lasciarmi una riflessione da aggiungere all’articolo. Egli ha condiviso con me dei suoi pensieri, scritti a mano, inviati dopo qualche giorno di ragionamento, nei quali riflette sul senso della vita attraverso il susseguirsi delle stagioni. L’autunno è “presagio della morte invernale; colori smaglianti che sbiadiscono”. L’inverno è, per l’appunto, “morte”; “il vento che atterrisce, tutto si sconvolge, l’animo oppresso da una tristezza infinita”. Febbraio, invece, è un mese “aspro, brutale… ma dopo la pioggia incessante, fioriture, profumi penetranti, intensissimi, cieli tersi”. Infine la vita, “eterno ritorno”, riprende con l’avvento della primavera. “Ritorna la gioia, l’entusiasmo, ritornano le rondini”.

Mauro è stato definito il “Robinson Crusoe” moderno. Tuttavia, io preferisco paragonarlo a Ulisse, come da incipit. Ovvero, un uomo che ha navigato tanto negli anni, sia con la mente sia col corpo; ha difeso allo strenuo la libertà, ha amato la casa, Budelli, e il mondo tutto. Ad ogni modo, così come l’eroe greco che, giunto ad Itaca, stette e poi decise di ripartire alla volta delle Colonne d’Ercole, in eguale maniera Mauro è giunto a Budelli ed è determinato a continuare a combattere contro le proprie Colonne d’Ercole: le ingiustizie e l’incuria dell’uomo verso il pianeta.

Un Ulisse “non conquistatore, ma inquilino del mondo”.

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