Per lungo tempo si è parlato di politica e si è concepita una precisa idea di opposizione parlamentare in maniera assolutamente fuorviante, se non straniante. Si deve necessariamente partire da questo assunto di fondo: è riduttivo credere che la politica sia – in qualche modo – mero specchio di una società distorta e corrotta.
La vera domanda, in questi tempi di sconcerto politico e sclerotica scompostezza, dev’essere tesa a cercare di capire cosa la politica abbia realizzato, in puri termini qualitativi, per il singolo individuo. Quali sono i contenitori all’interno del quale la classe dirigente ha costretto i molti ad atteggiarsi? E, parimenti, si è certi che questi contenitori fossero sani e robusti, al riparo da corruttela e ignominia?
A mio modesto avviso, la risposta offerta ha prodotto unicamente esiti negativi. In prima battuta è evidente come i sistemi politici, con cui il cittadino medio è stato chiamato a relazionarsi, fossero malsani, regolamentati da successioni interne all’insegna non già della responsabilità dell’agire individuale, ma fondate su costruzioni mediatiche volte ad addossare su terzi le colpe, in un continuo regresso indefinito di neonate formazioni politiche: una vera e propria serie di costellazioni, ognuna espressione di una micro-frattura afferente lo scenario socio-culturale che contraddistingue il nostro paese.
Impossibilitati nel giudicare obiettivamente l’operato di una forza politica, i cittadini si affidano a sistemi elettorali espressione di una legittimità diversa da quella politica, sistemi attraverso cui è sempre più difficile rintracciare una maggioranza solida ed evidente. In questo inceppo meccanico è insito il seme delle odierne opposizioni disfunzionali: l’accordo. In un contesto di vincita condivisa, si creano veri e propri tessuti di rendita interstiziali: è nelle pieghe di quegli stessi accordi che si nascondono posizioni, più o meno adombrate, coerentemente alla rilevanza e ai benefici ad esse connesse. È una forma di potere diffuso, condiviso e spezzettato fra più forze politiche, un dilazionato anestetico funzionale al totale annullamento di ogni volontà, non capacità o possibilità, di essere opposizione.
E dunque? Più che affidarci a singoli individui sottoposti alle inevitabili leggi del tempo, dovremmo professare fede di buone istituzioni, solide, all’interno delle quali sia semplice e chiaro il vantaggio dell’esercitare pubbliche virtù. Allo stesso tempo, saremo in grado di svuotare dall’interno non l’accordo che riappacifica, ma l’accordo che mette a tacere le opposizioni e rendere irresponsabili i governi.