La città come una tela: la Street Art di Keith Haring

Nato in Pennsylvania nel 1958, Keith Haring è stato uno degli artisti più iconici del XX secolo. Il suo stile inconfondibile ha rivoluzionato la scena artistica contemporanea, creando un linguaggio universale in grado di portare l’arte fuori dai musei.

Da Pittsburgh a New York

Fin da bambino Keith Haring dimostrò un profondo interesse per il disegno, sostenuto e incoraggiato dal padre Allen, un ingegnere che nel tempo libero amava dedicarsi alla creazione di fumetti. Trascorsa l’adolescenza a Pittsburgh, alla fine degli anni ’70 Keith si trasferì a New York.

Decise di assecondare la passione per l’arte e il disegno iscrivendosi all’Ivy School of Visual Art, ma non concluse gli studi: gli ambienti dinamici, la vita notturna e la street art emergente rendevano New York una città florida, in cui tutto era possibile.

Keith Haring iniziò a frequentare questi nuovi ambienti, avviando la ricerca di uno stile personale sotto l’influenza delle opere dei grandi artisti: Andy Warhol, Picasso, Pollock, Klee, Jean-Michel Basquiat ma soprattutto di Pierre Alechinsky e Christo Javašev, che lo indirizzarono verso la realizzazione di opere su larga scala e sull’importanza del coinvolgimento del pubblico

L’arte come performance

Tra gli ambienti dinamici di New York, Haring ebbe l’opportunità di creare uno stile originale, sempre più legato al graffitismo e alla Pop Art e incentrato su due concetti chiave: l’importanza del movimento e la fruibilità delle sue opere.

Le sue performance artistiche si svolgevano tra le strade e nella metropolitana della città, sotto gli sguardi curiosi dei passanti che per qualche minuto diventavano spettatori del processo creativo. Infatti, Keith Haring sosteneva l’idea di un’arte realizzata alla luce del sole, senza nasconderla al pubblico.

I pannelli pubblicitari della metropolitana newyorkese diventavano la tela su cui Haring creava i subway drawings, graffiti in gesso, disegnando figure stilizzate dalla semplicità accattivante, con un tratto deciso e delle linee graficamente forti – qui prendono vita gli omini danzanti e i cani stilizzati, protagonisti di molte opere dell’artista, il cui obiettivo era quello di utilizzare la street art e l’anonimato come strumenti per democratizzare l’arte, liberando il concetto stesso di arte dai limiti e dagli spazi imposti.

Impegno sociale e celebrazione della vita

Keith Haring considerava l’arte uno strumento di denuncia, un linguaggio universale in grado di sensibilizzare su temi complessi. Tra questi, l’epidemia di AIDS che lo colpì verso la fine degli anni ’80, l’apartheid, il razzismo e la disparità sociale.

Attivista e tra i primi sostenitori del movimento per i diritti LGBTQ+, nelle sue opere Haring ha celebrato la vita e l’amore in tutte le sue forme, come in Radiant Baby: un disegno di appena 12 cm realizzato dall’artista nella sua camera da letto in Pennsylvania.

Il disegno raffigura un bambino che irradia energia, un’immagine che evoca la forza della vita e recupera l’ingenuità dell’infanzia. Le linee audaci e i colori vivaci hanno consentito all’opera di affermarsi nella cultura popolare, rendendolo il simbolo delle questioni sociali.

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