Roma-Abu Dhabi: insieme per l’economia del futuro (e il Piano Mattei)

Sembrano e in effetti sono lontani i tempi del raffreddamento diplomatico del governo Conte Bis, che aveva affidato la gestione della Farnesina a Luigi di Maio, perché le relazioni bilaterali tra Italia ed Emirati Arabi Uniti stanno oggi vivendo una fase ascendente di cooperazione avanzata a tutto campo. Fase culminata nello storico sbarco a Roma di Mohammed bin Zayed Al Nahyan – storico perché mai, prima del 24 febbraio di quest’anno, un presidente emiratino aveva effettuato una visita di stato nel nostro paese –, che ha gettato il primo mattoncino di quello che potrebbe diventare un partenariato strategico globale tra Roma e Abu Dhabi.

Insieme per sviluppare l’economia del futuro

La prima visita di un capo di Stato emiratino nelle sedi istituzionali italiane non è passata inosservata né è stata simbolicamente fine a se stessa. MbZ rincasa dopo aver siglato una trentina di accordi e protocolli d’intesa coi principali campioni nazionali di Roma, dalla strategica ENI all’insospettabile Melinda, con un potenziale ritorno economico a dieci zeri.

I documenti di collaborazione e di intento firmati a Roma tra MbZ e Giorgia Meloni e tra le aziende italiane ed emiratine che hanno partecipato al Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti coprono i principali settori dell’economia del futuro: agricoltura 4.0, circolarità, dati, intelligenza artificiale, Internet delle Cose, spazio, telecomunicazione quantistica, transizione verde.

Nell’elenco dei firmatari chiamati a convertire in realtà i circa quaranta miliardi di euro per ora su carta figurano gli attori-chiave del sistema paese: l’ENI che con Masdar e Taqa Transmission potrebbe aumentare favorire l’interconnessione dei sistemi elettrici di Albania e Italia; l’ENEL che con Masdar – già suo partner in Spagna – potrebbe sviluppare progetti congiunti nell’energia pulita tra Europa e Nordamerica; Leonardo e Fincantieri che con EDGE Group potrebbero portare avanti iniziative nella cantieristica navale e nelle tecnologie di sorveglianza subacquea; TIM e Abu Dhabi investment Office che potrebbero investire nelle telecomunicazioni quantistiche. Intese che puntano ad alimentare gli ecosistemi energetici e tecnologici di Italia ed Emirati Arabi Uniti secondo una logica di apprendimento e crescita win-win.

Economia, spazio… e tanta geopolitica

La missione romana di MbZ nasceva col duplice obiettivo di mettere la parola fine al breve paragrafo del raffreddamento diplomatico e di spianare la strada a una nuova fase dei rapporti bilaterali. Fase che vede gli interessi di Italia ed Emirati Arabi Uniti convergere non soltanto su temi come economia circolare, intelligenza artificiale e transizione energetica, ma anche sul piano internazionale. Perciò nei documenti firmati a Roma c’era tanto Piano Mattei.

Italia ed Emirati Arabi Uniti non possono fare a meno dell’Africa, continente geologicamente ricco ma politicamente tormentato, e questa pioggia di accordi di alto livello è da interpretare come una presa di coscienza relativa al fatto che il crescendo di instabilità può essere affrontato più efficacemente mettendo in piedi un duo. O, per utilizzare le parole del ministro Adolfo Urso, “un’alleanza strategica sulle sfide del futuro”. Il futuro della transizione gemella, della rivoluzione dell’IA, ma anche della competizione tra grandi potenze.

L’intesa italo-emiratina per la carburazione dell’economia del futuro e per la securizzazione degli spazi geopolitici che separano e legano al tempo stesso Roma e Abu Dhabi, ovvero Mediterraneo allargato, Nordafrica, Sahel e Africa subsahariana, segnala la veridicità di quanto affermato dal senatore Enrico Borghi (Italia Viva) sulle colonne di MasiraX, ossia che il Piano Mattei “deve necessariamente evolvere da strumento immaginato e disegnato da un singolo paese ad una strategia multilaterale”. Prendendo atto di una forte complementarità, e avendo come orizzonte comune la costruzione di spazi di co-prosperità in lungo e in largo il Mediterraneo allargato, Roma e Abu Dhabi avviano un tragitto che sarà imperativo non solo percorrere, ma approfondire. Perché se è vero che il presente si sta scrivendo in Asia, lo è altrettanto che il futuro sarà dell’Africa (e di coloro che l’avranno aiutata ad emergere).

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