Daniela Santanché, dalla sindrome della dimissione facile all’isolamento politico 

Siamo al terzo tentativo. Terzo, per sfiduciare l’attuale ministro del Turismo Daniela Santanché. Due su tre non sono andati in porto, e il terzo è in sospeso. Il motivo? Il coinvolgimento di Santanché in diverse vicende giudiziarie. A partire dal caso Visibilia, con l’accusa di false comunicazioni riguardanti i bilanci di Visibilia Editore, sino all’accusa di truffa aggravata all’Inps per aver richiesto e ottenuto contributi di cassa integrazione COVID-19 a zero ore per 13 dipendenti del gruppo Visibilia, i quali avrebbero continuato a lavorare in smart working. Il danno stimato per l’INPS è di oltre 126.000 euro. La Corte di Cassazione ha stabilito che il processo si svolgerà a Milano, con l’udienza preliminare fissata per il 26 marzo 2025. 

La ministra è inoltre indagata per concorso in bancarotta fraudolenta riguardante la società “Ki Group srl”, operante nel settore biologico e attualmente in liquidazione giudiziale con un passivo di 8,6 milioni di euro. Le indagini sono ancora in corso. 

La situazione attuale? Banchi semivuoti, che indicano la possibilità di un isolamento politico da destra a sinistra. Presenti i leader del Pd e del Movimento 5 Stelle, Schlein e Conte, che si esprimono in maniera favorevole alle dimissioni di Santanché. Banchi della Lega e di Forza Italia vuoti. Presente qualche dozzina di deputati di Fratelli d’Italia, tra i quali il 58% vorrebbe un passo indietro del ministro, mentre il 17% si dichiara contrario. Le difese arrivano da Salvini e Musumeci. Il primo punta sul garantismo, già uscente dal processo che lo ha imputato sul caso Open Arms. Il secondo sul carattere della ministra: ”Lei è una tosta”. 

Da un lato i banchi semivuoti possono indicare un distanziamento politico. Dall’altro, occorre ricordare che la ministra ha sofferto della sindrome della dimissione, dal momento che in tante tappe della storia repubblicana recente ha chiesto e insistito circa le dimissioni di politici dell’opposizione, tra cui  Conte, Azzolina, Boschi, Di Stefano, Tridico. La storia sembra ripetersi, e questa volta a parti inverse. Resta solo da attendere l’esito della mozione, con voto da destinarsi. 

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