“Rendiamo di nuovo grande l’America”, questa la promessa di Donald Trump il giorno del suo insediamento. Peccato che, a giudicare dalle sue prime mosse, sembri piuttosto interessato a renderla grande… ma solo per i suoi fan. Il 20 gennaio 2025, davanti a una folla di sostenitori festanti (e una nazione divisa come mai prima d’ora), Trump ha giurato come 47° presidente degli Stati Uniti, definendo l’evento un “Liberation Day”. Di cosa ci stiamo liberando? Probabilmente di regole, alleanze e, perché no, anche di un po’ di buon senso.
Il discorso: sei punti di puro “stile Trump“
La prima cosa da sapere è che Trump non ha perso tempo: il suo discorso inaugurale ha fatto subito capire che i prossimi quattro anni saranno una cavalcata tra l’apocalittico e il comico. Tra i punti salienti:
- Immigrazione: più muri, più droni, più paura. L’emergenza al confine con il Messico è stata dichiarata ancor prima che i microfoni venissero spenti. Aspettiamoci un muro così alto che persino gli uccelli dovranno pagare un pedaggio.
- Economia: torna la manifattura americana. O meglio, torneranno gli spot elettorali con fabbriche che sembrano uscite da un film anni ’50. Il “dazi patriottici” suona bene, ma aspettiamoci Amazon che ci consegna tutto via sottomarino per evitare le tasse.
- Libertà di parola: a patto che non critichiate lui, ovviamente. Il piano per “salvare i social media” include una Commissione sulla Verità (spoiler: ne è il presidente onorario).
- Energia: carbone e petrolio, il futuro è qui! Greta Thunberg probabilmente ha prenotato un razzo per Marte al sentire queste parole.
- Politica internazionale: sanzioni per tutti, ma alleati più stretti con chi gli piace (tipo Meloni). È un po’ come il suo reality show: o siete nel cast o siete fuori.
- Riorganizzazione militare: “America First” è ora “America Everywhere.” Preparatevi a mappe geografiche aggiornate ogni settimana per seguire le nuove basi militari.
Elon Musk: il saluto che fa discutere
Se Trump è la star dello show, Elon Musk si è ritagliato il ruolo del provocatore. Presente alla cerimonia, è stato immortalato mentre faceva un gesto che molti hanno interpretato come un saluto romano. Musk ha poi spiegato che si trattava di un omaggio alla storia romana. Certo, come no. La prossima volta ci aspettiamo che arrivi vestito da Cesare e proponga l’idea di una Tesla a cavalli.
La polemica, ovviamente, è esplosa come un razzo SpaceX. Storici e analisti si sono affrettati a ricordare che il “saluto romano” non ha nulla di autenticamente romano, ma tutto di moderno e… problematico. Musk, dal canto suo, si è limitato a un tweet criptico: “Vae victis.” Traduzione? Ai vinti. Peccato che nessuno abbia capito se si riferisse ai critici o alla sua reputazione.
Trump, Xi e Putin: amici-nemici di sempre
A livello internazionale, Trump ha subito puntato il dito contro i “grandi nemici dell’America”: Cina e Russia. Ha accusato Xi Jinping di manipolare l’economia mondiale e Vladimir Putin di… essere Vladimir Putin. La retorica è tornata ai giorni di gloria del 2016, ma con un twist: questa volta ha promesso che le sanzioni economiche saranno “così pesanti che la Cina dovrà comprare tutto su eBay.” Non male come piano.
E l’Europa? Solo un accessorio nella trama
Se c’è una cosa che Trump ama più del golf, è ignorare l’Europa. Certo, ha menzionato la sua “fantastica” amicizia con Giorgia Meloni, ma il resto del continente è stato trattato come un parente scomodo. Le nuove politiche sui dazi non promettono nulla di buono per Bruxelles, ma Trump sembra più interessato a nuovi show televisivi che a vecchie alleanze.
Il futuro secondo Trump
Questa nuova era trumpiana sarà una corsa a perdifiato tra meme, tweet al vetriolo e decisioni che potrebbero cambiare il mondo (o solo il suo ego). Gli Stati Uniti stanno davvero vivendo un “Liberation Day”? Probabilmente sì, ma dalla stabilità e dalla prevedibilità. E, come sempre, il mondo guarda, ride e si preoccupa.