Il consigliere comunale delegato ai rifiuti si ribella alla decisione della Regione sulla riapertura della discarica ad Albano
Albano Laziale è in subbuglio dopo avere appreso la notizia che la Regione Lazio avrebbe autorizzato la riapertura della discarica di Roncigliano. Oltretutto, l’impianto di Trattamento Meccanico Biologico dei rifiuti era andato a fuoco il 30 Giugno del 2016 (inutilizzato da quella data), dopo che era stato al centro del dibattito perché individuato come possibile sede di un inceneritore. A seguito della mobilitazione dell’amministrazione comunale e le proteste dei cittadini, quel tipo di impianto fu scongiurato ma ora torna l’allarme tra i residenti di tutti i Castelli Romani per quella che si annuncia come una bomba ecologica. Il Comune di Albano si è prontamente espresso, ribadendo la ferma contrarietà all’ipotesi di riapertura della discarica.
Ascoltiamo il parere del Consigliere Comunale e delegato ai rifiuti dell’antica Albalonga Luca Andreassi.
Andreassi, la Regione Lazio pare abbia autorizzato la riapertura della discarica di Roncigliano. L’Amministrazione comunale ne era al corrente? Come lo avete saputo?
“Prima dell’estate avevamo ricevuto comunicazione da parte della Società Colleverde in cui ci informava di aver rilevato il ramo di azienda di Pontina Ambiente relativo all’impianto di Trattamento Meccanico Biologico. Contestualmente, la medesima società manifestava la volontà di rimettere in funzione l’impianto, andato a fuoco tre anni fa. A queste comunicazioni la Regione Lazio aveva chiaramente e dettagliatamente risposto che l’Autorizzazione Integrata Ambientale era in scadenza e che comunque si riferiva ad altro impianto. Pertanto la società Colleverde avrebbe dovuto riattivare dall’inizio l’iter autorizzativo. Ci tengo a ricordare che la Regione Lazio aveva a suo tempo attivato la procedura di revoca/revisione/proroga dell’AIA convocando diverse conferenze di servizio durante le quali erano emerse numerose prescrizioni da rispettare da parte della Società, pena la revoca autorizzativa. Tali conferenze si interruppero proprio in seguito all’incendio dell’impianto. La settimana scorsa, senza alcun preavviso neanche di natura informale, la Regione Lazio ci ha comunicato che “contrariamente a quanto ritenuto e precedentemente affermato” l’autorizzazione si doveva intendere prorogata. Una cosa del genere nella mia esperienza amministrativa davvero non mi era mai capitata”.
Il Comune di Albano si è detto contrario alla riapertura: quali i passi formali che intendete intraprendere?
“Intanto c’è bisogno di capire. Ci troviamo di fronte a una procedura così surreale che è indispensabile capire i termini di questi atti. Per prima cosa relazioneremo il Prefetto di quanto sta accadendo. Riteniamo, infatti, che certe situazioni vadano condivise sin da subito con tutti li organi competenti. Inoltre, considerando che a seguito dell’incendio di tre anni fa, la Procura della Repubblica di Velletri ha aperto una inchiesta e messo sotto sequestro l’area, scriveremo anche alla Procura per capire in quali situazione si trovi il sito da un punto di vista giuridico. Ancora, considerate le analisi dei pozzi spia che continuano a mostrare concentrazioni eccessive di specie inquinanti e contaminanti, peraltro come evidenziato e verbalizzato anche nelle conferenze dei servizi, chiederemo alla Regione l’avvio di un procedimento di bonifica. Infine, abbiamo attivato i nostri legali per proporre ricorso al TAR.”
Come giudica l’atteggiamento della Regione?
“A voler essere buoni e comprensivi lo definirei confuso. Non sono un complottista di indole quindi mi fermo a confuso”.
Albano è un comune virtuoso a detta di tutti nella gestione dei rifiuti: come impatterebbe la riapertura della discarica su questa realtà.
“Capiamoci. Gli impianti di trattamento meccanico e biologico sono inutili laddove venga effettuata la raccolta differenziata. Tanto che, per esempio, Albano Laziale non porta il proprio residuo secco indifferenziato (poco – siamo all’82% di raccolta differenziata) ad un impianto di trattamento meccanico e biologico. Ma il ragionamento va esteso all’intera area castellana e del mare che raggiunge ottimi risultati in termini di differenziazione del proprio rifiuto. Quindi su una cosa credo che si possa essere d’accordo. Un impianto TMB in quell’area non sarebbe a servizio dell’area stessa che ha altre esigenze (per esempio impianti di valorizzazione delle materie differenziate quali frazione organica o vetro). In più questi impianti in cui entra rifiuto ed esce rifiuto che poi viene smaltito o in discarica o bruciato negli inceneritori hanno dimostrato di essere anche poco sicuri. Sono infatti molteplici i casi di incidenti occorsi negli ultimi anni. Non ultimo proprio l’incendio a Roncigliano di tre anni fa.”
Ed allora che senso ha autorizzare un tale impianto?
“Difficile rispondere. Si rischia di entrare in congetture che non aiutano. Certamente contraddice il Piano regionale dei rifiuti appena approvato che mette al centro proprio il superamento dello schema degli impianti di Trattamento Meccanico e Biologico che, come detto, sono inutili nel momento in cui si raggiunge un buon livello di raccolta differenziata. Certamente osservare come ci sia accanto a noi un comune di qualche milione di abitanti che non riesce a smuoversi dal 40 % di raccolta differenziata e che manda il proprio indifferenziato in giro per l’Italia e per l’Europa porta qualche cattivo pensiero. Non consentiremo che i virtuosi cittadini di Albano vedano i loro sforzi vanificati sotto i camion di rifiuto proveniente da altre città”.