Ride the Lightning: Jinjer – “Macro” (2019)

Il panorama musicale odierno soffre di una situazione molto delicata, a tratti instabile. Per citare una fattispecie che possa far riflettere, si può sottolineare come molti esponenti di altri ambiti, esempio influencer o volti noti della tv, si siano avventurati in progetti musicali approssimativi e sterili.

Conseguenza naturale è il soffocamento dell’intero panorama, che impedisce alle nuove realtà di emergere e di apportare nuove idee e nuovi messaggi.

In questo “mare magnum”, però, vi sono dei bagliori di luce che meritano di essere protetti e custoditi con cura.

Con questa premessa si introducono i Jinjer ed il loro ultimo lavoro “Macro”, pubblicato lo scorso 25 ottobre.

Questo ha rappresentato, per la band ucraina, un vero e proprio crocevia da non fallire. Dopo i grandi consensi ottenuti con i lavori precedenti, c’era la necessità di dare un segnale forte e chiaro circa la maturità ormai consolidata; in sintesi, far capire che i Jinjer possono “sedersi a quel tavolo” con tutti quegli artisti sul quale fare affidamento per l’avvenire.

Il disco si apre con “On the Top”, brano che può essere considerato a tutti gli effetti come il picco raggiunto dal lavoro, risultanza perfetta di un concept mitigano, ma neanche troppo.

L’essere intrappolati nella vita frenetica, il dimenticarsi di cosa possa rendere concretamente felici e di come il successo sia una cima dove ad attenderci non c’è nulla e nessuno; sono questi i concetti espressi dalla band, da sempre molto diretta nel padroneggiare determinati temi.

Oltrepassata questa prima traccia, si entra nel vivo del prodotto con brani come “Pit of Consciousness” che trattano, in modo più specifico, i temi delineati dalla canzone di apertura.

Fin dalle prime battute si comprende come i Jinjer abbiano continuato a percorrere soluzioni in passato già adottate, con la prerogativa però, di una gestione più matura e organizzata. Nel proseguo dell’ascolto ci si imbatte in “Judgement (e Punishment)”, primo singolo estratto e ricco di influenze reggae sul piano strumentale, a conferma di come ci sia stata premura anche nella collocazione dei pezzi.

Andando avanti nell’ascolto, emerge con prepotenza “Retrospection”, canzone dove sono inserite strofe in lingua ucraina, capace di dare una velatura diversa all’intero album. Questo, difatti, sembra quasi essere un brano di passaggio, un intermezzo per una seconda parte del lavoro, dove la band riprende sonorità più aggressive e crude, anche rispetto a quelle iniziali del disco.

Si discute, quindi, di un lavoro dove Tatiana Shmailyuk (front-woman) e gli altri membri hanno ottimizzato al massimo tutte le loro capacità, dosando alla perfezione i contenuti del disco.

Proprio il dosaggio è la mossa che permette, allo stesso “Macro”, di presentarsi in modo ordinato e pulito, così da rendersi accessibile anche ad un pubblico più ampio.

La prova offerta è di alto livello, la tecnica di tutti i componenti è indiscussa, sia a livello strumentale che vocale.

Quest’ultima è una sezione che vede Tatiana Shmailyuk affinare ancor di più la sua grande abilità nella variazione drastica e repentina delle tonalità e delle tecniche vocali, si passa dal “growl” (più chiuso e grave) allo “scream” (aperto e straziante) in pochi secondi, con totale naturalezza e precisione. Nel mezzo vi è spazio per un cantato delicato che rappresenta una giusta soluzione per i ritornelli studiati dalla band.

Strumentalmente parlando, il discorso assume connotati identici per quelli appena sviluppati. Abdiukhanov (basso) e Ulasevich (batteria) sono riusciti, per l’ennesima volta, a realizzare una sezione ritmica impeccabile, altamente complessa e studiata nel dettaglio.

Anche Roman Ibramkhalilov alla chitarra si è confermato come un musicista capace di dare grande impulso e decoro alle “geometrie” delineate dagli altri membri. La Napalm Records, etichetta discografica dei Jinjer, ha fatto centro con questa band e con “Macro”, un disco che merita attenzione e che va rispettato per il grande lavoro che ha concentrato. I Jinjer vanno supportati, meritano di essere sostenuti anche alla luce del grande impegno e dei risultati che stanno ottenendo. Essi rappresentano, insieme ad un nucleo ristretto di artisti, la grande occasione per il metal di tornare in auge con un prodotto diverso e moderno.

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