Il 7 ottobre resterà una data scolpita nella memoria collettiva come l’inizio di una spirale di violenza inaccettabile, che ha travolto Gaza con un pesante tributo di sangue, colpendo in modo indiscriminato civili, donne e bambini. Da allora, il mondo ha assistito con sgomento a una escalation bellica che minaccia la stabilità dell’intera regione mediorientale.
In questo contesto, le parole del presidente della Repubblica , Sergio Mattarella, assumono un peso particolare. Durante l’incontro al Quirinale con Abu Mazen, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mattarella ha ribadito la necessità di un “reale e definitivo cessate il fuoco” e ha auspicato la liberazione immediata degli ostaggi nelle mani di Hamas. La prospettiva evocata è quella di una soluzione a due Stati, un obiettivo che da decenni appare come l’unica via percorribile per garantire la pace e la coesistenza tra israeliani e palestinesi.
Mattarella ha espresso forte preoccupazione per la situazione in Cisgiordania e Gerusalemme Est, territori in cui gli insediamenti israeliani continuano a proliferare in aperta violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Le violenze contro i palestinesi in queste aree aggiungono ulteriore benzina sul fuoco, rendendo ancor più urgente un intervento diplomatico internazionale. Mattarella ha sottolineato la necessità di un ruolo centrale per l’Autorità Palestinese una volta raggiunto il cessate il fuoco, riconoscendola come interlocutore fondamentale per la stabilizzazione della regione.
Dall’altra parte, Abu Mazen ha condannato con fermezza gli atti disumani e inaccettabili del 7 ottobre, sottolineando l’impegno della leadership palestinese per la liberazione degli ostaggi e la fine della violenza. In un gesto che potrebbe rappresentare una svolta significativa, il presidente palestinese ha chiesto all’Italia di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina. Un riconoscimento che avrebbe una portata simbolica e diplomatica enorme, per cercare di imprimere una nuova direzione agli sforzi per la pace.
Le parole e le azioni di Mattarella e Abu Mazen riflettono la consapevolezza di trovarsi in un momento cruciale. Il tempo per agire è adesso. Senza una prospettiva chiara di soluzione a due Stati, il rischio è quello di assistere a nuove esplosioni di violenza, cicliche e devastanti. L’Italia, con il suo ruolo di mediatrice e la sua tradizione di dialogo, può e deve fare la propria parte, promuovendo un confronto tra le parti e incoraggiando l’Unione Europea a spingere per un negoziato serio e vincolante.
È tempo di interrompere la spirale della violenza, di superare la logica della ritorsione e di dare spazio alla diplomazia. Un cessate il fuoco immediato, la liberazione degli ostaggi e il riconoscimento reciproco delle legittime aspirazioni di israeliani e palestinesi sono i primi, indispensabili passi verso una pace giusta e duratura. La comunità internazionale è chiamata a sostenere con fermezza questa prospettiva, perché la pace non è solo un’opzione: è una necessità storica e morale.
Caro Alessandro, concordo pienamente con quanto scrivi e con quanto hanno detto i due presidenti. Temo tuttavia che il proliferare degli insediamenti israeliani da un lato e il prevalere di forze estremiste aliene dalla moderazione di Abu Mazen dall’altro rendano assai difficile giungere alla soluzione dei due stati.