Medio Oriente, tentativo di cessate il fuoco: atteso il discorso all’Onu di Netanyahu. Almeno 81 le vittime nelle ultime 24 ore

Sempre più preoccupante la tensione in Medio Oriente. Durissimi gli attacchi dei giorni scorsi. Si continua a temere un attacco di terra. Diplomazia Onu a lavoro per tentare una tregua di 21 giorni

La situazione

La situazione in Medio Oriente è sull’orlo del baratro”: così il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, con il Libano pronto ad invadere, anche con forze di terra, e Yair Lapid, leader dell’opposizione israeliana, poco incline ad accettare la proposta di Stati Uniti e Francia per il cessate il fuoco e nel caso solo per 7 giorni, utili ad evitare che l’ala paramilitare degli Hezbollah ricostruisca velocemente i suoi sistemi di comando e controllo. Così riferisce Ynet: Non accetteremo alcuna proposta che non includa l’allontanamento di Hezbollah dal nostro confine settentrionale“, ha aggiunto Lapid. La dichiarazione a seguito del tentativo diplomatico di Joe Biden che, insieme al presidente francese Emmanuel Macron, negoziata ed approvata anche da Australia, Canada, Unione Europea, Francia, Germania, Italia, Giappone, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar sta tentando una via diplomatica di cessate il fuoco per almeno 21 giorni. Ma l’escalation del conflitto, iniziato lo scorso 7 ottobre, non accenna ad attenuarsi nonostante gli sforzi della diplomazia internazionale: come riferisce il canale breaking news israeliano Ynet, nella notte l’esercito israeliano ha annunciato di aver attaccato, nel sud del Paese e nella regione della Bekaa, 75 obiettivi militari del movimento islamista Hezbollah in Libano ed è notizia di stamattina, 26 settembre, che l’aviazione israeliana sta attaccando nel sud del Libano depositi di armi appartenenti a Hezbollah ed ancora, l’emittente libanese “Al-Mayadeen”, vicina a Hezbollah, ha riportato di attacchi aerei anche nella città di Anqoun, vicino Sidone, e nell’area di Tiro. 

Situazione dunque sul filo del rasoio dopo che ieri, 25 settembre, un missile balistico lanciato verso Tel Aviv è stato intercettato dal sistema di difesa aerea israeliana a medio raggio David’s Sling evitando danni e feriti. Secondo Times of Israel il missile avrebbe trasportato una testata da 500 chilogrammi con una gittata di 190 chilometri.

Intanto, il premier israeliano Benjamin Netanyahu sarà a New York oggi, come riferito dalla Cnn. Il previsto discorso di Netanyahu all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che ha ritardato la sua partenza proprio a causa dei combattimenti in corso tra Israele ed Hezbollah, è atteso per domani, venerdì 27 settembre, così come confermato dall’ambasciatore al Palazzo di Vetro Danny Danon, prima della riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza sul Libano. Nel mentre, il primo ministro libanese Najib Mikati ha dichiarato ieri al Consiglio di Sicurezza dell’Onu che: “Quello a cui stiamo assistendo oggi è una escalation senza precedenti. L’aggressore dice di colpire i combattenti e le armi, ma io assicuro che gli ospedali sono pieni di civili”. Una situazione tesa dunque anche sul piano diplomatico che ha messo in evidenza gli sforzi di Usa, Europa e Paesi Arabi e la forte preoccupazione del Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, al Consiglio di Sicurezza: “Lunedì è stato il giorno più sanguinoso in Libano in una generazione” ed ancora: “L’inferno si sta scatenando in Libano”. Nelle ultime 24 ore, come riferisce il ministero della salute libanese nel suo ultimo aggiornamento, Israele ha ucciso 81 persone in Libano e ne ha ferite 403. Ma la tensione israeliana non accenna ad attenuarsi nonostante i tentativi di mediazione internazionale: La nostra posizione sul Libano è chiara, preferiamo la diplomazia, ma se la diplomazia fallisce allora useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione secondo la legge internazionale. Il ciclo di violenza può finire subito se Hezbollah ferma la sua aggressione”, così Danny Danon, l’ambasciatore israeliano all’Onu prima della riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza sul Libano sottolineando che pur preferendo la via diplomatica Israele combatterà con ogni mezzo.

Dalla guerra Israele-Hezbollah alle tensioni con il Libano. Come e perché il conflitto si è esteso

In realtà la pace tra Libano ed Israele è sempre stata un sottile miraggio: separati dalla Linea Blu, una demarcazione tra i due Stati basata sul dispiegamento dell’IDF, le Forse di Difesa Israeliane autorizzata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a seguito della forte protesta del governo Libanese al tentativo di invasione nel 1978 da parte dell’OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), guidata da Dalal al-Maghribi e che provocò la morte di 37 israeliani, tra cui 13 bambini, la Linea Blu fa seguito alla Risoluzione 425 con cui veniva richiesto a Israele di cessare immediatamente la sua azione militare e di ritirare le sue forze da tutto il territorio libanese. Ma negli anni sono state molteplici le violazioni agli accordi, principalmente da parte Israeliana anche nei confronti dei caschi Onu. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dice chiaramente che quella in corso non è più una guerra nei confronti del Libano, ma in generale contro gli Hezbollah, la forza paramilitare islamista sciita ed antisionista libanese, filo iraniana che vede nella rivoluzione islamica in Medio Oriente la sua ideologia predominante. 

E’ stato il sanguinoso attacco del 7 ottobre 2023 a far definitivamente precipitare la situazione e se inizialmente gli scontri erano avvenuti nella delicata zona della Striscia di Gaza, i confini ormai si sono estesi al fronte Nord, come dichiarato la scorsa settimana dal Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che, in un discorso al personale dell’aeronautica militare israeliana presso la base aerea Ramat David, aveva fatto presente che la guerra stava entrando in una nuova fase spostandosi verso la parte settentrionale del paese, al confine con il Libano: “Credo che siamo all’inizio di una nuova fase di questa guerra e dobbiamo adattarci“, aggiungeva Gallant. In realtà infatti, già l’8 ottobre 2023 sono stati lanciati i primi razzi dal Libano e mentre dunque il fronte palestinese attaccava Israele, Tel Aviv lanciava la sua offensiva con lo scopo di scardinare l’enclave di Hamas. Hezbollah, nella figura del suo leader Hassan Nasrallah, annunciava la sua partecipazione a una guerra contro Israele incentivando il sostegno di tutti i Paesi musulmani. I motivi sono duplici: la Striscia di Gaza è ormai distrutta e Netanyahu ha dunque necessità di ritagliarsi un nuovo spazio in cui alimentare il suo antagonismo verso gli Hezbollah, presenti come enclave anche in territorio libanese. Inoltre è in attesa dell’esito delle elezioni europee al fine di – nel caso di vittoria trumpiana – validare la sua presenza al governo. Nel frattempo i timori sono per una intensificazione del conflitto via terra che porterebbe ad un coinvolgimento diretto gli Stati Uniti presenti con truppe e forze militari per ora solo schierate, così come le forze armate Onu.

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