SHITSTORM: la gogna digitale

Shitstorm, è questo il neologismo che oggi si utilizza per indicare un nuovo tipo di gogna, una gogna digitale

La traduzione letterale di questo termine (tempesta di m***a) non è delle più simpatiche ma lascia intendere gli effetti metaforici di questo fenomeno. Con shitstorm, infatti, si intende un fenomeno di gogna mediatica volto a colpire una persona, un’organizzazione, o un’azienda, attraverso l’utilizzo dei social media o qualsiasi altra piattaforma online, con l’intento di rovinarne la reputazione.

L’utilizzo di un anglicismo può lasciar pensare che l’origine di questa pratica non sia chissà quanto lontana e che sia una novità dei nostri tempi. In realtà, affonda le sue radici addirittura nel lontano Medioevo.

La Gogna medievale era una tecnica punitiva, riservata ai responsabili di colpe non esageratamente gravi. Dopo aver bloccato mani, piedi e testa del condannato, questo veniva esposto in piazza, accompagnato da un cartello riportante la scritta del delitto di cui si era macchiato. La folla di gente che si trovava a passare di lì era ben libera di riservargli torture di ogni tipo (dal solletico sotto i piedi ad ustioni e ferite cosparse poi con del sale). La gogna era, quindi, uno strumento di esposizione ad una fitta tempesta di violenze, scherni e derisioni in luogo pubblico.

Nonostante i tempi siano evidentemente cambiati, il fenomeno della shitstorm non appare in realtà così tanto lontano da quello medievale. Non è di certo una pena a cui condannare qualcuno a seguito di un reato ma il riflesso di un momento di forte attenzione mediatica in cui un personaggio (pubblico, generalmente) può trovarsi. Valanghe di commenti negativi, critiche, insulti e offese senza freni, episodi di bullismo e razzismo: sono queste le “moderne torture” volte a distruggere la fama del malcapitato.

Se durante il Medioevo fosse più raro che una persona potesse arrivare a subire la gogna, oggi basta davvero poco per ritrovarsi immersi in questa “tempesta di sterco”. Anche una sola parola fuori posto, una frase “sbagliata” pronunciata in un momento di debolezza (magari con un microfono nelle vicinanze) o, addirittura, una scelta di vestiario un po’ azzardata possono scatenare la bufera nel giro di qualche minuto.

Di attuale e forte interesse pubblico è il “caso Venditti” che ha visto l’artista romano attaccato a seguito di un insulto rivolto erroneamente ad una ragazza disabile. Oppure si pensi al noto “Pandoro – gate”: il caso che ha visto coinvolta l’influencer, Chiara Ferragni e la casa dolciaria, Balocco. In entrambi i casi, i personaggi pubblici coinvolti si sono ritrovati travolti da una tempesta di critiche, commenti negativi e insulti (spesso inerenti non solo al caso particolare posto sotto i riflettori, ma a tutta la carriera e alla vita vita privata della persona coinvolta).

E qui la domanda sorge spontanea: come uscire da una shitstorm nel più breve tempo possibile ed evitare che il caso si ingigantisca ancor di più?

Non c’è una vera linea guida su come sia meglio comportarsi. Pensare che un dibattito di confronto con il popolo del web possa essere costruttivo non servirà a dare spiegazioni e a uscirne illesi. Sicuramente il non fare nulla, rimanendo immobili fino a diventare trasparenti potrebbe aiutare a far passare la tempesta e a far tornare il sole.

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