Sport e integrazione da sempre rappresentano un binomio importante per la crescita delle nuove generazioni. Negli ultimi anni, c’è stato un aumento dei flussi migratori, in particolar modo dalle zone dell’Africa SubSahariana e dai paesi mediorientali.
L’arrivo in Italia di molti “stranieri”, ha generato prese di posizione diverse, che vanno da quelle che prediligono l’accoglienza a quelle che la rifiutano, più o meno nettamente. Come evidenziato da alcuni studi riportati dal CNR, lo sport è un ottimo mezzo d’integrazione e di relazione sociale, visto che mette le persone che lo praticano nelle condizioni di stringere rapporti e di creare opportunità di dialogo e di confronto tra loro.
Al centro del rapporto tra sport ed integrazione c’è il concetto di Fair Play. Il fair play, inteso come valore morale alla cui base si pone la collaborazione e il rispetto altrui, è di fatto un concetto che accomuna sport e integrazione, e i valori di cui lo sport è portatore, in ragione della loro universalità, possono teoricamente porsi come fattore di base dell’unità di un Paese.
Applicare praticamente queste idee non è però così semplice: bisogna saper distinguere tra chi pratica semplicemente uno sport e chi lo fa per trasmettere i valori positivi appartenenti a esso e la differenza principale sta che nel secondo caso si arriva a comprendere detti valori grazie ad un’attenzione didattica a cui la persona è sottoposta. E allora perché il nostro Paese, che eccelle praticamente in ogni disciplina sportiva, fa così fatica ad avviare un processo sano di integrazione?
La risposta non è una sola, ma ci sono due elementi principali da prendere in considerazione:
- Opinione pubblica: cosa ne pensano i cittadini, i mezzi d’informazione le opinioni di personaggi importanti del mondo della politica. Questi elementi sono collegati e interdipendenti l’un l’altro. L’opinione di un politico importante, che viene riportata dai media, diventa oggetto di discussione tra i cittadini, che si confrontano sulla dichiarazione esponendo i propri pensieri. In molti casi, queste dichiarazioni sono generalizzate e neanche troppo rispettose nei confronti di chi magari arriva in Italia esclusivamente con il sogno di poter vivere una vita migliore e tutto ciò si ripercuote sul pensiero dell’opinione pubblica, che sempre più “diffida dal diverso”. Nel 2019 questa situazione è imbarazzante, perché dimostra come dal punto di vista culturale e sociale siamo arretrati rispetto alle altre potenze mondiali e come basterebbe ragionare con la propria testa piuttosto che ripetere parole dette da qualcun altro per il suo esclusivo interesse per capire che denigrare qualcuno a priori solo perché è diverso non significa essere migliori o trovarsi nel giusto.
- Motivazione economica: la posizione economica del nostro Paese, come tutti ben sappiamo, non è rosea e ciò si riflette anche sugli investimenti che lo stato fa. Prendendo in esame la spesa che lo stato fa nella scuola, l’Italia investe il 3,5% (terzultima in Europa) del proprio PIL (prodotto interno lordo) a differenza della media europea che si attesta al 4,9%. All’interno di queste spese sono comprese anche quelle per gli impianti sportivi legati alle scuole (palestre, campi di gioco, attrezzature ecc), ed è qui che i dati si fanno drammatici: solo 4 scuole su 10 sono dotate di strutture sportive (40,7%), con un’evidente differenza tra nord e sud (altro grande problema di questa Nazione). Solamente 10 delle 20 regioni italiane raggiungono il 50% di scuole dotate di palestre. Se si prendono in considerazione le singole province, la gravità della situazione è ancor più evidente: la provincia di Reggio Calabria, ad esempio, è la peggiore in Italia con il 20,42% di scuole dotate di impianti sportivi (1 su 5, e si parla di un capoluogo di Regione), una situazione ai limiti del comico. La situazione però è più grave di quello che sembra, perché non tutte le scuole dotate di impianti sportivi possono utilizzarli: 3 scuole su 10 in Italia possiedono impianti che non rispettano le normative sulla sicurezza (7/10 al Sud). C’è anche una carenza generale sulle attrezzature che le scuole mettono a disposizione degli studenti e una quasi totale assenza di attività post scolastiche dedicate allo sport.
Ricapitolando, la situazione è piuttosto seria e c’è bisogno di un importante e deciso cambio di rotta per poter favorire un’integrazione sana e rispettosa, grazie allo sport e all’etica che questo trasmette.
Qualcosa negli ultimi anni è stato fatto, anche se le iniziative sono state più private che pubbliche, ma c’è ancora moltissimo da fare. Bisogna investire maggiormente nelle scuole e nei giovani: dare la possibilità agli studenti di avere strutture a norma e all’avanguardia, programmi post scolastici legati allo sport e una formazione scolastica adeguata li avvantaggerà non solo dal punto di vista sportivo o di cultura personale, ma sopratutto da quello civico e morale.
E’ necessario che nelle scuole sia incentivato il senso di aggregazione e di condivisione, ed è proprio per questo motivo che lo sport assume un ruolo fondamentale, perché i valori che i ragazzi apprendono tramite lo sport li utilizzeranno nella vita, e apprendere i valori dell’integrazione, dell’aggregazione e del rispetto sono alla base di una società multietnica e multiculturale sana.