L’accordo tra il partito dei Repubblicani (LR) e Jordan Bardella, leader del Rassemblement National (RN), ha suscitato accesi dibattiti nella politica francese. Tradizionalmente avversari, i due partiti ora pensano di allearsi in vista delle elezioni legislative del 30 giugno e 7 luglio, fissate dal Presidente Macron a seguito del risultato delle elezioni europee che ha visto una boom di consensi del RN e un notevole calo di consensi di Reinessance. L’accordo tra i due partiti mira a consolidare il fronte conservatore contro le forze di sinistra e centriste, ma ha generato reazioni contrastanti tra i parlamentari repubblicani e l’opinione pubblica.
Jordan Bardella, forte della sua presenza mediatica e del discorso centrato su immigrazione e sicurezza, ha guadagnato popolarità, specialmente tra i giovani elettori di destra. Nei sondaggi, il RN è dato al 34% delle intenzioni di voto, un risultato storico che sottolinea il crescente consenso per le sue politiche nazionaliste.
D’altro canto, all’interno del partito dei Repubblicani, molti esponenti vedono l’alleanza con il RN come un tradimento dei valori tradizionali. Temono che questa scelta politica possa alienare l’elettorato moderato del LR e legittimare le posizioni più estreme del RN. Le critiche si concentrano sulla mancanza di sostanza nelle proposte di Bardella, accusato dai Repubblicani puntare su slogan piuttosto che su soluzioni concrete.
Difatti, i Repubblicani francesi sono contrari ad un accordo con Jordan Bardella e il Rassemblement National (RN) per diverse ragioni. Storicamente, il RN, precedentemente noto come Front National, ha mantenuto posizioni politiche estremiste e xenofobe. Fondato nel 1972 da Jean-Marie Le Pen, padre di Marine Le Pen, il partito ha adottato un’ideologia nazionalista e anti-immigrazione, con frequenti accuse di xenofobia e antisemitismo. Queste posizioni sono state in netto contrasto con i valori repubblicani e democratici sostenuti dai Repubblicani (LR), che si considerano eredi della tradizione di centro-destra della politica francese.
Inoltre, ci sono divergenze ideologiche fondamentali tra i due partiti. Il RN, sotto la leadership di Marine Le Pen e poi di Bardella, ha cercato di moderare la propria immagine, ma continua a promuovere politiche protezioniste e contro l’immigrazione, opponendosi spesso alle istituzioni europee e sostenendo una politica estera isolazionista.
La rivalità tra i due partiti risale alla nascita del FN e alla sua crescita negli anni ’80 e ’90, quando il FN ha iniziato a guadagnare terreno politico attraverso messaggi populisti e nazionalisti, in competizione diretta con i partiti tradizionali di destra e centro-destra come i Repubblicani.
Come se non dovesse bastare, nelle ultime ore Eric Ciotti, Presidente del Partito Repubblicano francese, è stato espulso a seguito di tensioni interne al partito causate dalle dichiarazioni e posizioni che Ciotti ha assunto, considerate divisive e non allineate con la linea del partito.
Ciotti ha contestato la sua espulsione e ha deferito il caso al tribunale di Parigi per un procedimento sommario, cercando di ottenere una revisione rapida della decisione. Questa mossa riflette l’intensità del conflitto interno ai Repubblicani, un partito già sotto pressione per riconquistare consensi e definire una linea politica chiara in vista delle prossime elezioni legislative.
Questa situazione rappresenta un momento critico per i Repubblicani, che devono ora gestire le conseguenze di questa espulsione e le ripercussioni che essa potrebbe avere sull’unità del partito.
Tuttavia, il panorama politico francese è stato scosso ulteriormente dai tumulti interni al movimento di destra radicale Reconquête, guidato da Éric Zemmour. Alcuni esponenti, provenienti dal vecchio FN, sono stati criticati dallo stesso Zemmour per non aver raggiunto un accordo con Bardella. È stata espulsa la vicepresidente Marion Maréchal, la quale recentemente ha enfatizzato le differenze ideologiche tra i due partiti, evidenziando come le posizioni su temi come l’adozione gay, la procreazione assistita e la riduzione della spesa pubblica differiscano significativamente da quelle del RN. Successivamente sono stati espulsi anche altri esponenti vicino alla Maréchal: gli europarlamentari Guillaume Peltier, Nicolas Bay e Laurence Trochu, criticati pubblicamente dallo stesso Zemmour. Inoltre, Zemmour ha risposto alle accuse degli esponenti non più facente parte del movimento affermando che da trent’anni auspica l’unione dei partiti di destra manifestando la sua disponibilità a ritirare i suoi candidati in caso di accordo con Repubblicani, RN e “chiunque altro voglia la sconfitta di Macron e della sinistra islamista”.
Nel frattempo, il Presidente Emmanuel Macron ha annunciato che non farà campagna elettorale per le elezioni legislative, concentrandosi invece sul rafforzamento del suo ruolo presidenziale e delle politiche messe in atto sinora, confermando che il candidato Premier di Reinessance è Gabriel Attal, l’attuale Premier. Si è inoltre raggiunto l’accordo tra i partiti di sinistra (il Partito Socialista, i Verdi, la France Insoumise di Mélenchon e il Partito Comunista), in cui si è richiamata la necessità di un profilo “federatore” del nuovo Front Populaire di cui Mélenchon ha manifestato la sua disponibilità a diventare il candidato Premier della coalizione.
Anche quest’ultima alleanza fa discutere: l’ingresso del Nuovo Partito Anti-capitalista (NPA), partito accusato di aver preso le parti di Hamas in occasione della strage del 7 ottobre 2023. A seguito del deferimento dell’NPA alle forze dell’ordine per indagini, il Ministro degli Interni Darmanin ha accusato questo partito di glorificare il terrorismo e di sostenere Hamas.
Questi sviluppi sottolineano la complessità e la volatilità dell’attuale scenario politico francese, con possibili ripercussioni significative sulla stabilità e sulla direzione futura del governo.
La dinamica politica che ne deriva sarà cruciale per il futuro equilibrio politico in Francia.