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Il Salone del Mobile di Milano, svoltosi nello scorso mese di aprile, ha rappresentato un davvero importante successo.
Hanno partecipato alla manifestazione oltre 1.950 espositori provenienti da ben 35 Paesi e vi è stata una straordinaria affluenza di pubblico: 361.417 presenze complessive, delle quali il 54,3% dall’Estero, con un incremento del 17,1% rispetto al 2023.
Per quanto concerne le rappresentanze di soggetti provenienti da altri Paesi, svetta la presenza della Cina, seguita da Germania, Spagna, Brasile, Francia, Stati Uniti, Polonia, Russia, Svizzera, Turchia, India, Regno Unito, Corea del Sud, Giappone, Austria, con numerose delegazioni giunte anche da Stati Uniti, India, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Francia, Arabia Saudita.
A prescindere dai dati numerici, il Salone del Mobile ha palesemente sviluppato una straripante quantità di energie, che hanno travalicato i confini della Fiera e pervaso l’intera Città.
Energie che si sono tradotte in proposte originali, soluzioni innovative e progetti visionari: quasi un grande manifesto e una diffusa sperimentazione delle ampie funzioni svolte dal Design nel Contemporaneo.
Il pensiero corre immancabilmente alla figura di Gaetano Pesce, mancato pochi giorni prima dell’apertura della manifestazione, che il Salone ha giustamente omaggiato e il cui pensiero sembra avere fortemente influenzato la Design Week.
Gaetano Pesce, con il suo Design, la sua Arte e la sua Architettura ha dichiaratamente sempre voluto incidere nella vita delle Persone e sulle dinamiche della Società.
In estrema sintesi, possiamo riassumere l’intera sua poetica in due parole: Meraviglia e Cambiamento.
Meraviglia portata negli occhi e nel cuore degli Uomini con le sue strabilianti forme, i suoi spiazzanti colori, la sua inarrivabile ironia, la sua immancabile allegria.
Piero Lissoni ha colto questo riflesso nella Manifestazione meneghina con il consueto acume, non privo di intelligente ironia.
Il celebre architetto, designer e art director, infatti, ha dichiarato in una intervista rilasciata al New York Times: “La Design Week per me è come una bella performance. Ogni anno scopro nuove cose. E’ un invito senza limiti a Disneyland”.
La Disneylandizzazione del Design, a mio avviso, con l’auspicio di interpretare correttamente anche il pensiero di Piero Lissoni, rappresenta un fenomeno positivo, da salutare con favore ed interesse.
ll concetto di Disneyland, in questo caso, non ha nulla di negativo e si discosta profondamente dal significato che il medesimo riferimento riveste nel pensiero di Marc Augè.
L’antropologo francese, infatti, vi identifica l’archetipo del non-luogo di pura evasione, con la città trasformata in mera piattaforma per meccanismi di alienazione riservati a comunità di consumatori abbrutiti e disorientati.
La Disneylandizzazione della Design Week, invece, trova nel Design un insostituibile strumento per dimostrare che il Simbolo, l’Artificio svelano l’essenza più profonda dell’Umano, che mediante la Creatività e l’Innovazione superano limiti e vincoli della Realtà.
Nella Disneyland del Design, insomma, l’Uomo esprime una lettura del Mondo sempre nuova, la sua sempiterna Ribellione contro i limiti della Contingenza, la sua inestinguibile Speranza in un Domani migliore.
Torniamo dunque alle parole chiave dell’insegnamento di Gaetano Pesce: Meraviglia e Cambiamento.
Un Cambiamento introdotto nel Mondo con la sua irriducibile battaglia contro le ingiustizie sociali, le arretratezze culturali, le incrostazioni mentali.
Possiamo prendere come esempio quella che viene considerata una sua opera-manifesto: la poltrona UP5, nota anche come “poltrona donna di Gaetano Pesce”, una seduta dalle forme pop, richiamanti una statuetta votiva della fertilità, legata al pouf UP6 da una catena, ad evocare la palla al piede dei carcerati.
L’opera, di grande fascino e innovazione, ha anche una chiara ed esplicita valenza politica, quale denuncia della condizione della donna e dichiarazione per la tutela dei suoi diritti.
Fu lo stesso Gaetano Pesce a spiegare che la poltrona UP5 “è l’immagine di un prigioniero. Le donne soffrono a causa del pregiudizio degli uomini. La sedia doveva parlare di questo problema”.
Fulvio Irace ha acutamente definito il suo “un design politico”, “ovviamente polemico, suscitatore di riflessione e di domande che dovevano attingere ai segreti stessi della vita, ben oltre i consueti circuiti dell’ideazione e della produzione”.
Stefano Salis, con la consueta lucidità, attesta che Gaetano Pesce, in particolare con l’opera appena ricordata, ha sostenuto “sempre la priorità “politica” del corpo e della vita”
L’immagine del Maestro spezzino tra Meraviglia e Cambiamento riecheggia nelle belle parole che gli ha dedicato Vittorio Sgarbi: “È stato l’ultimo grande inventore di forme, un artista come un cavallo di Troia nel mondo degli architetti e dei designer. Credeva, con le sue invenzioni, in una materia duttile come la creta per Dio, di poter cambiare il mondo. Gaetano Pesce non rispondeva ai potenti, intendeva aiutarli ad esserlo. Con la sua attività generatrice, contro il grigio del vetro e del cemento, aveva colorato il mondo con i suoi oggetti e le sue fantastiche architetture. Andava oltre per raggiungere confini inviolati: oltre l’architettura. Il suo pensiero era aperto, e lavorava con l’uomo, come se le opere avessero corpo e anima. Il suo fiato”.
Il Salone del Mobile e la Design Week ci hanno offerto uno splendido spaccato di tutto questo, portandoci in un terreno stupefacente e per qualche verso inesplorato, tra una ideale Disneyland e la campanelliana Città del Sole.
Il terreno nel quale il Design sviluppa Innovazione a tutto tondo e incide nelle sfere della Creatività, della Tecnica e dei Significati, all’insegna della Bellezza e della Speranza.