Le pagelle dei “protagonisti” della giornata di oggi in Senato, che ha visto la fine del governo giallo-verde.
Conte: 6.5 – ottimo discorso. Pecca nell’oggettività, però, di addossare le colpe a Salvini. Le colpe sono anche di Salvini. Come sono anche sue, che non può svegliarsi all’improvviso. Quantomeno ha parlato di qualche programma
Salvini: 4 – aveva preparato il discorso contando che Conte non si dimettesse, ha citato il cuore immacolato di Maria, Bibbiano, l’Europa cattiva, Giovanni Paolo II (e non me lo doveva nemmeno toccare Karol), l’Italia che lavora, vittimismo. Non era sul palco leghista, è un anno che dice le stesse cose.
Renzi: 4 – parte bene ma si perde subito. Tanta abilità oratoria ma nulla. Si è, però, ripreso il partito. Peccato che non mi interessi la cosa.
Bonino: sv – non l’hanno ascoltata nemmeno gli uscieri.
Grasso: sv – come sopra, ma ha citato Califano.
La Russa: 6 – ha citato la necessità di una seria riforma che avvicini il Paese al semipresidenzialismo.
Bernini: 7 – ne ha per tutti e trova l’attenzione di tutti. Ne dovrebbe avere anche per alcuni suoi colleghi di partito, dei quali terminata la legislatura non si ricorderà nessuno.
Di Maio: 0 – come il mandato, non pervenuto. Conta come il due di picche quando a carte regna bastoni.