Verba manent: agricoltura ideologica

Sin dall’antichità, l’agricoltura e il mondo rurale hanno rivestito un ruolo importante nella società. La migrazione verso le città e la globalizzazione, dopo molti anni, non hanno intaccato il settore agroalimentare, che ancora oggi costituisce una cospicua parte dell’economia nazionale. Oggi, però, c’è protesta: trattori in strada, rivendicazioni di diritti (si dice) calpestati, economia di settore in difficoltà. 

Lungi da questa sede criticare la protesta – che è un diritto intoccabile dei lavoratori – e giudicare con occhio critico il lavoro manuale di migliaia di persone. Avranno le loro ragioni, l’auspicio è che non intralcino la circolazione stradale, soprattutto in prossimità di edifici sensibili alla circolazione come ospedali e scuole. La riflessione che muove da queste righe, invece, riguarda nello specifico uno dei motivi della loro protesta e, in generale, uno degli argomenti più caldi di discussione tra fazioni politiche. È il caso della carne sintetica, delle farine di insetti et similia. 

Il governo, di matrice liberale solo all’apparenza, si è schierato tassativamente contro questi prodotti. Il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare (aggettivo e sostantivo ancora poco chiari dopo due anni) si scaglia spesso contro i prodotti sintetici, che rovinerebbero il lavoro di tante famiglie e del settore agroalimentare italiano. A tal proposito, sorge un interrogativo: perché vietare il commercio e il consumo di certi prodotti, quando saranno i consumatori a scegliere, o dopo averli provati o a priori, cosa comprare e mangiare? È molto semplice: arricchire il mercato, in maniera controllata ma senza paraocchi ideologici, non è mai un male. È inoltre un tratto distintivo dei liberali: tu sei libero di vendere e comprare ciò che vuoi, io sono libero di seguirti o meno. 

La disinformazione, poi, regna sovrana e alimenta proteste che, forse, se avessero come base una comunicazione obiettiva e corretta, magari non verrebbero portate avanti. “Ci costringeranno a mangiare farina di grilli”, “mangeremo solo carne sintetica”; ma chi crede davvero a certe affermazioni? Vogliamo sperare che l’elettore medio di un partito al 30% dei consensi, con in mano la maggioranza in sede legislativa, non sia il tipo che crede alla favole populiste. 

Lasciate che vi venga fatta una confessione: è probabile che chi scrive non assaggerà mai della carne fatta in laboratorio, ma è certo che, se dipendesse da lui, non vieterà mai a nessuno di consumarla. È una differenza sottile, ma significativa. 

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