Mostra in corso da non perdere in questo inizio d’anno: Leoncillo, sequenze 1932-1968

A Roma le “sequenze” di Leoncillo, inediti accostamenti tra le opere del grande scultore

Capitolium Art ospita a Spazio all’Arte, in Via delle Mantellate 14b, fino al 15 febbraio 2024, la mostra “Leoncillo, sequenze 1932-1968”, la più completa tenutasi a Roma dopo l’antologica del 1979 alla GNAM. Curata da Enrico Mascelloni, con la collaborazione di Maurizio Stazi, la rassegna propone una lettura assolutamente nuova dell’intero percorso del grande scultore: “Mettendo in sequenza sculturedi varie epoche– spiega Mascelloni nel Catalogo–Leoncillo accetta di confrontarsi con alcuni tra i linguaggi vincenti dei suoi anni, ma non placherà mai a una vera e propria ossessione per le medesime forme e al contempo non abbandonerà mai un modellato convulso e di potente gestualità, che a quelle forme resta connaturato”.

Ritenuto tra i protagonisti dell’arte del ‘900, Leoncillo è forse, oggi, lo scultore italiano maggiormente al centro degli interessi della critica e del mercato. La mostra si presenta tanto come un’antologica in grado d’indagare ogni sua fase artistica con opere spesso celeberrime, che come una serie di “sequenze”, capace di mettere in evidenza un percorso all’insegna di una coerenza persino ossessiva, assicurata anche dall’uso esclusivo di un materiale considerato allora desueto e minore come la ceramica. Le sequenze sono otto e ognuna si caratterizza per la giustapposizione di opere tra loro lontane nel tempo e apparentemente distanti nel linguaggio. 

Se ne può esemplificare la natura riassumendo la sequenza che presenta due ritratti reputati da Brandi “tra i capolavori della ritrattistica novecentesca” (Ritratto di Donata del 1944 e Ritratto di Mary del 1953) giustapposti a un Taglio del 1962 tra i più noti. All’interno di ogni singola sequenza sono presenti opere ritenute tra i suoi capolavori, come Cariatide del 1942 che darà la stura agli esemplari (sia a lustro che a biscotto) del 1945, come Lottatori del 1946 che apre la sua fase neocubista e Rovine di Terni del 1955 che di fatto la conclude, come Ore d’insonnia del 1963 e Pietà del 1964 che aprono il linguaggio di Leoncillo a quella “scultura orizzontale, magmatica, di terra che si simula terra in un grandioso trompe l’oeil” (Mascelloni, dal testo in catalogo), che anticipa e in alcuni casi influenza le opere schiacciate a terra di Kounellys e Pascali, di Long e Carl Andre.

La mostra, coordinata da Carolina Righi, è accompagnata da un catalogo per i tipi Skira che contiene il testo critico del curatore, una serie di foto appositamente realizzate da Massimiliano Ruta per mettere in evidenza lo straordinario rapporto tra forma e materia nel linguaggio di Leoncillo e ampi apparati bio-bibliografici a cura di Marianna Ostuni. Le opere sono presentate in uno speciale allestimento che evidenzierà l’articolazione delle otto sequenze.

Spazio all’Arte è affidato a Willy Zuco, responsabile degli eventi di artisti nazionali ed internazionali e delle importanti mostre di arte moderna e contemporanea che vi si tengono. Lo spazio quindi non è una galleria tradizionale ad uso commerciale, ma ha questa ben più ampia destinazione d’uso, così come desiderio dei fratelli Giorgio e Gherardo Rusconi, eredi e fondatori della società Capitolium Art dal 2008.

La mostra “Leoncillo, sequenze 1932 – 1968”, dopo l’inaugurazione dello scorso 14 dicembre, resterà visitabile a Spazio all’Arte – Via delle Mantellate 14b, dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 19.00 fino al 15 febbraio 2024, data del suo Finissage.

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