Verba manent: la pistola di Pozzolo (FDI) è tutt’altro che un incidente domestico

Derubricato dal partito come “incidente domestico”, lo sparo avvenuto alla festa di Capodanno del sottosegretario Del Mastro è un caso molto più che interno alle mura di casa. “La pistola è mia, ma non ho sparato io”, si difende Pozzolo, colui che ha aperto improvvisamente il fuoco alla festa, ferendo il genero di un agente della scorta del padrone di casa. La vicenda è assai politica.

Emanuele Pozzolo, deputato alla prima esperienza in Parlamento, e forse anche poco pratico con l’uso delle armi, in realtà ha già suscitato polemiche negli anni passati. Nel 2019, in un post Facebook, definì “parassita” un cittadino invalido; durante la pandemia, ha espresso posizioni no vax; nell’aprile dello scorso anno, è stato costretto a dimettersi per aver criticato la scelta di Gad Lerner come oratore nelle commemorazioni dell’anniversario della Liberazione del 25 aprile; tra i suoi tweet, si trova la frase “La signora Laura Boldrini non è nemmeno degna di pronunciarlo il nome di Benito Mussolini”. Al di là del risentimento, che senza dubbio Giorgia Meloni starà nutrendo poiché davanti a scene simili il partito perde tanta credibilità gratuitamente, sorge un interrogativo di fondo: qual è il senso di portare con sé un’arma da fuoco alla festa di capodanno di amici? Non esiste goliardia che tenga, soprattutto se sei un alto rappresentante delle istituzioni parlamentari. È scelleratezza, che dimostra quanto sia inadeguata una fetta di classe dirigente che ci governa; inadeguata e pericolosa, non tanto per incolumità fisica (il signore ferito sta bene), piuttosto per il rischio che, in potenza, un parlamentare possa rappresentare per le istituzioni. Tale gesto, che è al vaglio delle autorità, è specchio di una mentalità che non fa bene al Paese: armi libere, eccesso di libertà comportamentale, lassismo etico, scarsa responsabilità nelle proprie azioni. 

Davanti al fatto, Giorgia Meloni tace. E sbaglia, perché quanto accaduto ha molto a che fare con la politica. Non è un caso privato, ma riguarda l’azione di un deputato, membro del partito egemone, e tira in ballo anche un sottosegretario di Stato, il quale risulterebbe estraneo ma comunque indirettamente messo nel vortice della polemica. La sinistra incalza – e fa bene – mentre gli alleati fanno gli indifferenti. Alla Meloni basterebbe dichiarare che condanna il gesto personalmente e come leader di Fratelli d’Italia, riservandosi di valutare la posizione di Pozzolo all’interno del partito. Uscirebbe pulita, coerente, elegante e inattaccabile. Capiamo le dinamiche interne ai partiti, dove non esiste solo il leader, ma c’è un intreccio di relazioni che a volte ostacola taluni comportamenti; tuttavia davanti a un fatto simile non dovrebbero esserci tentennamenti. 

Se vuoi rappresentare il futuro del Paese e governarlo al meglio durante gli anni di mandato, devi ridurre al massimo gli inconvenienti. E condannare quelli che accadono, soprattutto quelli più imbarazzanti. Se questo è il peso che Meloni intende adoperare per il futuro, la bilancia non penderà dal lato più giusto. 

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