Fra sangue e suolo

Autoctonia ed eughéneia, parole che sono per loro natura legate in modo inestricabile tra di loro e di conseguenza con la storia umana.

Mentre la prima si trova facilmente nel linguaggio comune, la seconda suona arcaica e inconciliabile con la nostra visione del mondo eppure entrambe sono perfettamente attuali in virtù proprio di quel legame appena citato. Ma ora cerchiamo di fare chiarezza scavando nella loro etimologia.

Entrambe le parole provengono dal greco, più precisamente autoctonia proviene da autos che vuol dire lo stesso e da chtôn ovvero suolo, inteso però in senso politico come appartenente alla polis, la traduzione completa è quindi, lo stesso suolo, mentre la traduzione letterale del termine eughéneia risulta essere buona nascita, intesa nel senso di linea sanguinea.

Queste due parole per il popolo Ellenico specialmente per la zona dell’Attica avevano un importanza capitale, infatti è proprio ad Atene,(la polis che vantava la prima forma di governo democratico al mondo) che si sviluppa una forma di patriottismo basato sull’ appartenenza al luogo di nascita e alla linea sanguinea, che secoli dopo, più precisamente nella prima metà del ventesimo secolo sfocerà in feroci nazionalismi, in particolare in Germania con lo slogan Blut und Boden ovvero sangue e suolo, proprio a richiamare, (forse inconsciamente) l’autoctonia e l’eughéneia di Atene, che nella città di Socrate e Platone era fondamento assoluto dell’uguaglianza che avveniva per fhisei (natura) e per nomos (legge), rendendo il popolo ateniese estremamente conservatore.

Come abbiamo appena visto i miti di appartenenza alla patria e quelli di sangue non sono nuovi agli occhi dell’umanità, e al giorno d’oggi sembrano tornare prepotentemente alla ribalta in occidente, tanto a livello politico quanto a livello sociale, nel “vivere comune” infatti a chi non è mai capitato di dire o sentire rivolta ad uno straniero, (al di là del suo stato politico di immigrato regolare o meno) la frase,” se ne tornino a casa loro”, con conseguente imprecazione ai danni di chiunque mostri un segno distintivo proveniente da una cultura differente dalla nostra.

Questo è sicuramente dovuto in gran parte alla situazione politica e economica attuale, ma anche ad uno stato di minaccia che i cittadini di un occidentali posso avvertire da chi è diverso da loro culturalmente e in alcuni casi etnicamente.

Ma perché questo stato di minaccia?

Uno dei motivi è da ricercare in uno stato antropologico dell’ essere umano, proprio facendo riferimento a quanto scritto sopra sull’autoctonia e all’eughèneia, e utilizzando per aiutarci nella comprensione il concetto di stato di natura (si tratta di una condizione fittizia dell’uomo, utilizzata dai filosofi giusnaturalisti; Hobbes e Locke, per citarne alcuni) ovvero uno stato pre-politico, e in alcuni casi anche pre-morale, ove gli individui sono tutti uguali ma proprio in virtù di questa uguaglianza si muovono guerra, e lo fanno per paura della morte violenta causata da altri individui, e quindi per autoconservarsi.

Proprio l’autoconservazione, che è istinto primitivo dell’uomo, in una situazione pre-politica, quindi più vicina ad un sentimento selvaggio, e l’autoctonia e l’eughèneia che sono invece condizioni di un uomo “politico”, vanno ad affluire verso questo ostracismo nei confronti di chi non viene riconosciuto appartenente ad un certo tipo di etnia o cultura, facendolo percepire di conseguenza come una minaccia, alla propria conservazione ed a quella del proprio paese.

Questo perché l’essere umano è portato naturalmente alla difesa di ciò che gli è proprio, e in un clima sociale condizionato sia dalla crisi economica, sia dagli attentati di organizzazioni terroristiche internazionali, delle quali l’ ISIS è solo l’ultima arrivata in ordine cronologico, sembra quasi conseguenziale a questi eventi un ritorno ad un patriottismo malato, che rischia di trasformarsi in un nuovo nazionalismo, forse non totalitario come quello che ha caratterizzato il ventesimo secolo, ma in una sua forma più accomodante.

Si può fermare tutto ciò?

Innanzi tutto bisogna partire dal presupposto che una delle maggiori cause di questo fenomeno sono l’esasperazione e lo spaesamento dovuti ad una situazione da cui non si vede altra soluzione e quindi si riversa il proprio malcontento su qualcun altro.

Questi due stati portano alla ricerca e all’identificazione della sicurezza in un ideologia che in molti casi si trasforma in un estremismo inconsapevole, e che può sfociare come purtroppo è accaduto in atti di violenza.

Uno dei modi possibili per contrastare questa situazione è l’ educazione civica, che deve avvenire prima da parte dei genitori verso i figli, poi da parte degli insegnanti verso gli alunni, insegnando il rispetto per la vita umana al di la dei limiti sociali.

Purtroppo questa parte dell’educazione viene spesso sottovalutata, e gli individui crescono in un modello di competitività che è dannoso per l’individuo stesso e per chi gli sta attorno.

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