Libro di scorrevole lettura ma non per questo meno ricco di profondi significati, “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” conferma e approfondisce il grande amore per la natura in tutte le sue forme del nostro autore cileno e porta avanti, ancora una volta, con i delicati toni di una narrativa semplice e diretta, la sua battaglia ambientalista e il suo impegno ecologista.
Il romanzo è ambientato in una giungla profonda come l’inconscio dell’uomo, dove tutto ciò che agisce non è razionale, è puro istinto, al di fuori di ogni tempo, di ogni civiltà, dove l’uomo, animale razionale, può solo distruggere, lasciando dietro di sé la scia della morte.
L’uomo, questo essere che si ritiene superiore, arrogante, che uccide non per necessità ma per piacere o per dominare, non comprende le sottili relazioni nell’ecosistema, non rispetta la natura ma vuole dominarla, con i suoi eccessi e le sue ambizioni, ma la natura finirà per distruggere lui.
Gli shuar (indigeni) sì, loro comprendono e rispettano ogni forma di vita e, soprattutto, non recano sofferenza invano. C’è una legge più forte che regge l’universo: la legge della Natura.
Nella foresta amazzonica degli indigeni, dei grandi animali fieri e liberi, ognuno sa qual è il suo posto e il suo ruolo, tutto si fonde con la natura, loro rispettano l’ambiente che li circonda e sono, proprio per questo, in pace, vivono e muoiono con naturalezza e senso dell’equilibrio. Gli indigeni sanno da sempre di appartenere alla natura: <<di giorno c’è l’uomo e la foresta. Di notte l’uomo è la foresta>>.
Ma qualcuno rompe il patto , i gringos uccidono per divertimento, per piacere, per vantarsi, distruggono per speculare, la vita non è più considerata sacra, così come la morte, ma la Natura si vendica: <<mentre i coloni rovinavano la foresta costruendo il capolavoro dell’uomo civilizzato: il deserto>>.
E la punizione ci raggiunge inevitabile e tremenda, nessuno è più al sicuro. Solo un uomo, forse, saprà riportare la pace e l’equilibrio, neanche lui è perfetto, anche lui ha peccato, ha dovuto espiare, ma ora dovrà sostenere una lotta impari, implacabile, per dimostrare a se stesso e agli altri, che l’uomo può ancora valere, può ritrovare i saldi principi che lo legano all’universo, e ritornane a vivere nel rispetto della natura.
A rischio è la vita stessa, dell’uomo e dell’ecosistema, ma una vita senza valori non è degna di essere vissuta, preferibile è la morte e il ritorno nel ciclo eterno delle vite.
Antonio José Bolivar Proan᷉o, il protagonista di questa incredibile avventura, ama e rispetta tutto ciò che lo circonda, ma ama anche leggere, perché così dimentica le brutture della vita causate da indegne azioni di uomini malvagi, i gringos, e dimentica le sofferenze della sua vita passata, la lettura come sollievo alla fatica di vivere. Quello che gli uomini di oggi dovrebbero riscoprire: <<I suoi romanzi che parlavano d’amore con parole così belle che a volte gli facevano dimenticare la barbarie umana>>.
Così Sepulveda ci lascia dentro una rabbia per un mondo distrutto da uomini “civilizzati”, quello stesso mondo che i “selvaggi” amano e proteggono, ci lascia anche la consapevolezza che, come per il nostro protagonista, la lettura può essere antidoto e consolazione dalla barbarie: <<Sapeva leggere. Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia>>.