Colombia, un partner (speciale) dell’Italia in Sudamerica

La Colombia è una potenza emergente della quale in futuro si sentirà parlare sempre di più. È la terza economia del Sudamerica, la fabbrica mondiale di caffé, carbone e smeraldi, ed è un (enorme) mercato turistico in via di sviluppo.

I processi di ri-globalizzazione investiranno la Colombia di maggiore centralità negli affari internazionali, anche per questioni di nickel, coltan e terre rare – di cui il suo sottosuolo è pieno –, e questo è uno dei motivi per cui l’attenzione dei grandi investitori verso di essa sta aumentando a vista d’occhio.

L’Italia, “membro osservatore” dell’America Latina, a differenza di molti altri paesi europei, si trova già in Colombia ed è una presenza consolidata all’interno del suo florido mercato. Ecco quali sono fatti e numeri principali di questo asse che ha le credenziali per essere trasformato in un partenariato strategico.

Una cooperazione estesa

Quella tra Italia e Colombia è una special relationship, dal potenziale elevato ma ancora inespresso, la cui data di nascita potrebbe essere fatta risalire al lontano 1949, anno della firma della Dichiarazione di amicizia e di collaborazione. Atto fondativo di un rapporto che, nei decenni, è migliorato costantemente e sensibilmente.

I due paesi sono legati da accordi bilaterali in una vasta gamma di settori, tra i quali cooperazione allo sviluppo, cultura, difesa, industria, investimenti e scienza. A partire dal 2013, inoltre, l’importazione di prodotti made in Bogotá è facilitata dall’esistenza di trattato di libero scambio a livello UE.

Uno dei documenti più significativi dei tempi recenti è l’accordo di cooperazione nel campo della difesa, datato 2017, che tre anni dopo è stato seguito da quattro trattati di collaborazione su fisco, giustizia e investimenti. Risultato degli sforzi, in particolare, del gruppo parlamentare Italia-Colombia.

L’Italia in Colombia

Se è vero che il trattato di amicizia Italia-Colombia è del 1949, lo è altrettanto che le strade dei due paesi si sono incrociate secoli prima. Perché in Colombia, infatti, si parla italiano dai tempi del Nuovo regno di Granada. E per la sua indipendenza combatterono degli italiani, tra cui Giovanni Battista Agostino Codazzi Bartolotti, altresì noto come Agustín, che per la sua fedeltà a Bolívar fu ripagato con la presidenza della provincia di Barinas.

Il legato delle grandi migrazioni dal Bel Paese alla Reina del Suramérica è ben visibile ancora oggi: si stima che circa due milioni di colombiani abbiano ascendenza italiana. Un collante che crea un’unione inevitabile tra i due popoli e che l’Italia ha capitalizzato sin dal secondo dopoguerra. Come attesta il fatto che uno dei primi Istituti italiani di cultura del Sudamerica è stato aperto a Bogotá (nel 1955).

Le relazioni bilaterali, oggi, sono ai massimi storici: l’interscambio commerciale ha raggiunto i 2,2 miliardi di euro nel 2022, la rete elettrica della capitale è gestita dall’italiana Enel, la Salini-Impregilo sta partecipando alla costruzione dell’imponente Ruta del Sol e i principali giganti del Bel Paese hanno all’attivo investimenti in loco – Ansaldo/Finmeccanica, Barilla, Benetton, Fiat, Lavazza, Saipem.

Se è stato possibile raggiungere i traguardi di cui sopra in assenza di una cabina di regia, un partenariato strategico è ciò che manca ed è ciò che serve a Italia e Colombia affinché l’enorme potenziale della loro special relationship si dispieghi completamente.

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