Negli ultimi giorni di lavori alle Camere prima dello stop estivo, tra ordini del giorno, votazioni e discorsi, non mancano di certo le polemiche. Questa volta, galeotto fu il deputato del Partito Democratico Piero Fassino, il quale, a proposito dell’approvazione del bilancio interno di Montecitorio,a mo di Catone il Censore che porta in Senatus la famigerata cesta di fichi, dal suo scranno, il parlamentare prende la parola e sventola il cedolino da parlamentare durante la sua orazione, affermando che “L’indennità che ciascun deputato percepisce ogni mese dalla Camera è di 4.718 euro al mese. Si tratta certamente di una buona indennità, ma non è certamente uno stipendio d’oro”.
Sarebbe lapalissiano dire che quest’affermazione ha sollevato un vespaio di polemiche persino tra gli stessi membri del PD: su tutti, la Segretaria Elly Schlein si smarca in fretta dall’intervento del deputato Fassino dichiarando che “Fassino ha parlato a titolo personale, in dissenso rispetto al voto del Pd. Noi continuiamo a batterci per il salario minimo”.
Aldilà della bagarre che si è venuta a creare tra chi sostiene che sia stato una polemica fuori luogo e inappropriata, polemica che, tra l’altro, è stata sollevata inaspettatamente dagli spalti di una certa opposizione di sinistra la quale da una parte spinge per l’introduzione di una patrimoniale sopra i 500 mila euro e vuole combattere i “privilegi della casta”, e dall’altra, durante il discorso alla Camera di Elly Shlein che ribadiva l’urgenza dell’introduzione di un salario minimo ed attaccava il governo per lo stop al reddito di cittadinanza, fa “orecchie da mercante” perchè i singoli rappresentanti, “a titolo personale”, si perdono pensando alla battaglia per la propria indennità, più che a quella per i cittadini soffocati dall’inflazione, dai rincari, dall’aumento delle bollette, dei tassi d’interesse, del costo dei beni alimentari e non riescono a far fronte alle spese.
Ad ogni modo, senza alimentare il fuoco della polemica, proveremo invece ad essere super partes e a domandarci, più che se Fassino sia stato inopportuno, se questa tanto dibattuta remunerazione sia meritata.
Il merito! Chi era costui? Una parola derivante dal latino meritum che significa valore, qualità. Perché un politico sia degno di merito occorrono la preparazione, la passione e la competenza. Ma ad oggi, che valore, che qualità, e soprattutto che credibilità ha la politica agli occhi dei cittadini italiani? Senza dubbio lo scoraggiamento è tanto, specialmente se prendiamo in esame i numeri delle politiche del 2022, dove si è toccata l’affluenza più bassa di sempre (poco sotto il 64%), e il partito dell’astensionismo ha raggiunto numeri preoccupanti.
Ma perché accade ciò? C’è da dire che un certo scetticismo è sempre dilagato, ma ci sono stati casi in cui questo scontento è stato portato all’esasperazione, come nel caso delle elezioni del 2018, dove un trionfante Movimento 5 Stelle prendeva il 32% dei voti al grido di vaffa e “uno vale uno”, a suon di V-day, lotta alla casta, al sistema, ai palazzi, ai partiti, alla governance, al “mai alleati di nessuno”, spazzacorrotti, e poi il reddito di cittadinanza, il taglio dei parlamentari, il no alla Tav e alla Tap, no grandi alle opere e ai grandi eventi, no Olimpiadi, no Ponte sullo Stretto… insomma, tanti affluenti di diversi malcontenti che sono confluiti nel grande un fiume in piena che è stato il M5S del 2018, il quale ha saputo accattivarsi un elettorato stanco, stufo, insoddisfatto, chi per un motivo, chi per un altro, con una retorica schietta e populista come quella di Grillo duranti i suoi comizi ai cosiddetti “Vaffanculo-day”.
Ma chi è il politico? E cosa determina il fatto che sia un buon politico? Il politico è in primis una persona, una persona dalla vocazione sociale, che deve avere a cuore il benessere della collettività, dei concittadini, ed è una figura che deve essere dalla nostra parte.
Purtroppo, il racconto che certi partiti hanno fatto della politica italiana, ridotta ad un mucchio di persone che siedono in un palazzo a fare nulla percependo stipendi “stellari”, godendo di soli privilegi e che vanno in gran parte mandati a casa, ha contribuito ad aumentare la sfiducia nelle Istituzioni, e di conseguenza l’astensionismo, “perchè tanto non cambia nulla”.
Dico purtroppo perchè a rimetterci sono entrambe le parti: i cittadini si sentono esposti, smarriti, disorientati, dimenticati, mentre la politica è diventata una sorta di mitologica Cassandra alla quale non crede nessuno, quando invece è uno strumento di democrazia, bene collettivo, progresso e sviluppo che ha straordinarie radici antiche e profonde.
Seneca diceva “certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel vento. Ma la cosa più vergognosa è perder tempo per negligenza”. Dunque cosa può fare allora il politico per dimostrare di essere un buon politico? Indubbiamente chi è stato eletto deve partecipare ai lavori delle Camere: presenziare per buon parte del tempo, partecipare al voto, fare interpellanze parlamentari, e qualora il parlamentare fosse in missione, mostrare il proprio lavoro per non dare addito che l’incarico voglia solo mascherare un caso di assenteismo.
È importante anche la presenza sul territorio, interessarsi alle tematiche sociali, dimostrare decoro e rispetto per le Istituzioni tenendo sempre a mente di essere un emissario dello Stato, e soprattutto avere capacità di dialogo e diplomazia, esperienze, competenze, conoscenze, abilità e facoltà per svolgere il ruolo che ricopre.
Se tutto ciò, ed altro, sarà accolto e rispettato, allora quella tanto dibattuta remunerazione dei parlamentari della quale parlavamo sarà meritata, dal momento che, se il tempo diventa denaro, il denaro non restituisce mai il tempo perduto che passiamo affaccendandoci. E se, come dice il proverbio, il tempo è denaro, è anche vero il contrario: il denaro è tempo. Ciò vale per questo lavoro, così come per tutti gli altri.