La Svezia, un paese noto per la sua neutralità e per essere un baluardo di stabilità nella regione nordica, sta attualmente affrontando un importante dibattito riguardo al suo possibile ingresso nella NATO. Questa mossa potrebbe avere implicazioni significative per la Svezia stessa, così come per gli alleati della NATO, tra cui la Turchia.
La situazione attuale della Svezia
La Svezia ha una lunga tradizione di neutralità, ma negli ultimi anni ha iniziato a riconsiderare questa posizione. La Russia ha dimostrato un comportamento aggressivo nella regione del Mar Baltico, creando preoccupazioni per la sicurezza svedese. Di conseguenza, il dibattito sull’adesione alla NATO è diventato sempre più acceso. Gli svedesi si interrogano sulle implicazioni di questa decisione per la loro politica estera e sul possibile rafforzamento della difesa del paese.
L’approccio della Turchia
La Turchia, membro di lunga data della NATO, ha il potere di influenzare l’ingresso di nuovi membri. Tuttavia, la sua posizione nei confronti della Svezia nell’ambito della NATO è complessa. Diversi fattori contribuiscono a questo contesto. La Turchia ha espresso preoccupazioni riguardo all’adesione della Svezia alla NATO a causa delle tensioni esistenti tra i due paesi, in particolare riguardo alle questioni dei diritti umani e dei rifugiati. Questo ha creato una dinamica delicata che richiede una valutazione attenta delle implicazioni politiche e strategiche.
Nel contesto dell’ingresso della Svezia nella NATO, la questione curda acquisisce un’importanza ancora maggiore. Alcuni dei curdi emigrati in Svezia potrebbero essere stati oggetto di ricerche da parte delle autorità turche, che li considerano come minacce per la sicurezza del paese. Questi individui possono essere stati perseguitati in Turchia a causa del loro coinvolgimento o della loro presunta associazione con organizzazioni considerate terroristiche dal governo turco.
L’ingresso della Svezia nella NATO e la conseguente pressione sulla Turchia potrebbero comportare una maggiore attenzione sulla situazione dei curdi, sia a livello politico che umanitario. La Svezia, come membro della NATO, potrebbe esercitare una pressione diplomatica sulla Turchia per garantire i diritti umani e la protezione delle minoranze, compresi i curdi. Questo potrebbe portare a una maggiore consapevolezza internazionale e ad un dibattito sulla questione curda, mettendo ulteriormente in evidenza la necessità di una soluzione pacifica e rispettosa dei diritti umani.
Tuttavia, è importante sottolineare che la questione curda è complessa e richiede una valutazione accurata delle dinamiche politiche, sociali e culturali coinvolte. La Turchia, d’altra parte, potrebbe cercare di influenzare la politica svedese riguardo alla questione curda, cercando di ottenere un sostegno per le proprie politiche. Questo crea una dinamica delicata in cui le relazioni tra la Svezia e la Turchia devono essere gestite con cautela, bilanciando la promozione dei diritti umani e la risoluzione pacifica del conflitto con il mantenimento delle relazioni diplomatiche e dei reciproci interessi politici.
I benefici di questa operazione per Erdogan e la situazione della guerra in Ucraina
L’ammissione della Svezia nella NATO potrebbe offrire benefici politici ed economici a Erdogan e alla Turchia. Erdogan potrebbe utilizzare l’adesione della Svezia per rafforzare la sua posizione interna, presentandosi come un leader in grado di negoziare accordi importanti per il paese. Inoltre, la Turchia potrebbe beneficiare dell’aumento della cooperazione militare con la Svezia e gli altri alleati NATO nel contesto della guerra in Ucraina. La crisi ucraina ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza in Europa e l’adesione della Svezia potrebbe portare a una maggiore presenza militare nella regione del Mar Baltico, contribuendo così alla strategia turca.
Alla Svezia è stato chiesto di garantire diversi aspetti di sicurezza e stabilità:1. Deterrenza efficace nel Mar Baltico. Ciò implica la presenza di forze militari credibili e pronte a rispondere a eventuali minacce alla sicurezza nazionale. La presenza di una difesa solida e una capacità di risposta rapida può dissuadere eventuali aggressori e contribuire a mantenere la stabilità nella regione.2. Cooperazione regionale con gli altri paesi del Mar Baltico, inclusi i membri NATO e non membri dell’Unione Europea. La collaborazione su questioni di sicurezza, come la condivisione di informazioni, l’esercitazione militare congiunta e la cooperazione in materia di sicurezza marittima, può contribuire a rafforzare la sicurezza collettiva nella regione.3. Sicurezza energetica nella regione del Mar Baltico. Questo può includere la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico e la promozione delle energie rinnovabili. Ridurre la dipendenza da un’unica fonte energetica può contribuire a mitigare i rischi di interruzioni dell’approvvigionamento e a rafforzare la sicurezza nella regione.4. Sorveglianza e intelligence nella regione del Mar Baltico,aerea e marittima, l’analisi delle minacce potenziali e la condivisione di informazioni con gli alleati. Una buona intelligence può contribuire a identificare e monitorare le attività potenzialmente minacciose nella regione.5. Dialogo aperto e diplomazia attiva con tutti gli attori regionali. Ciò può includere la partecipazione a iniziative diplomatiche e multilaterali volte a risolvere le tensioni regionali e a promuovere la cooperazione. Il dialogo costruttivo può contribuire a ridurre le frizioni e a promuovere una maggiore stabilità nel Mar Baltico.
Dopo l’intenso colloquio a Vilnius tra i grandi degli stati membri della NATO, è calato il disco verde di Erdogan sulla Svezia: può entrare ma non prima di ottobre. Il presidente turco ha giocato bene le sue carte: ha fatto approvare una nuova legge antiterrorismo – entrata in vigore da inizio luglio – che prevede la condanna a quattro anni e mezzo per tutti coloro che finanziano o carcano di finanziare il PKK. La Svezia ha cambiato anche la propria Costituzione per consentire una repressione più rigida dei gruppi ritenuti terroristici. Ha revocato, addirittura, il divieto di esportazione di armi (40 nuovi caccia F-16 + alcuni kit per modernizzare i caccia già a disposizione dell’aviazione turca) alla Turchia imposto alcuni anni fa come protesta contro le violazioni dei diritti umani commesse da Erdogan.
Girano voci che ci sarebbero state altre due richieste da parte della Turchia, che in realtà risalgono a decenni fa: la liberalizzazione dei visti e l’unione doganale. In questo modo, sarebbe più facile viaggiare nell’area Schengen per i cittadini turchi. Attualmente, hanno bisogno del visto per entrare in Unione Europea, mentre per i cittadini europei non è prevista questa regola. Inoltre, Erdogan vorrebbe ridurre gli oneri doganali e facilitare la circolazione delle merci turche verso l’Unione Europea.
Adesso non dovrebbero esserci più problemi dato che la Sublime Porta sta diventando uno dei principali attori a livello internazionale.