Verba manent: la lezione di Lucia

La sera del 16 aprile del 2016, Rubin Talaban si avvicinò a Lucia Annibali e, su mandato del suo ex compagno, Luca Varani, che non accettava la fine della loro relazione, la sfregiò con l’acido. Lucia ancora oggi porta i segni della tragedia, l’ennesima, che ha colpito e colpisce le donne. Dopo numerose operazioni chirurgiche, è tornata alla vita sociale in maniera molto attiva, divenendo alfiere della lotta contro le violenze di genere. È stata eletta nel 2019 al Parlamento e oggi è difensore civico della Regione Toscana. 

Il suo aggressore, arrestato 15 giorni dopo il fatto mentre tentava la fuga in Albania, ha scontato la pena in carcere e sarà espulso nel suo Paese di origine. Colpiscono emotivamente le parole di Lucia: “Quell’uomo mi ha sfregiata ma è giusto che esca dal carcere”. Una donna che ha dimostrato, così, di saper guardare avanti, consapevole che la pena non è vendetta ma ha una funzione rieducativa del condannato. Le sue dichiarazioni fanno breccia nel muro dell’istinto: ciò che un avvenimento simile in prima battuta suscita è rabbia, disprezzo, ritorsione, vendetta perenne. Lucia è stata capace di elaborare il dramma, così da poterne fare una battaglia a tutela delle donne che come lei hanno subito e in prevenzione di quelle che potrebbero subire, ma anche di superarlo, grazie a una forte convinzione nel diritto e negli strumenti della giustizia. 

In Italia, a ben vedere, manca proprio questo: una visione sensibile del diritto, che possa superare gli stereotipi delle manette e del perdurare eterno della pena. Lo stato di diritto si fonda su alcuni principi che nel nostro Paese, come più volte ricordato tra queste colonne, spesso passano in secondo piano. Da Beccaria in avanti, l’Italia ha sviluppato un sistema giuridico complesso ed efficace, che viene disatteso non per colpa dei dogmi, ma per colpa degli operatori che devono applicarli e, talvolta, dei cittadini che osservano troppo superficialmente la realtà. Laddove il perdono umano non è richiesto, anche se Lucia ha dato prova di forte coscienza, quello giuridico passa attraverso leggi, principi, diritti. Che non si possono oscurare o tantomeno violare. 

La lezione di Lucia, pertanto, va oltre il personale perdono. Insegna che la giustizia trionfa e che, pur con pazienza, il tempo cura le ferite che la follia umana può procurare. Quella follia, però, ci ricorda Lucia, ha un tempo di permanenza nel purgatorio dei reati. Trascorso il quale, diventa passato. Un passato orribile, senza dubbio, ma a cui sarebbe sbagliato continuare a guardare con rabbiosa ostinazione. 

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