JO Group tra visione e innovazione: intervista al CEO Giuseppe Ursino

JO Group è un cluster di aziende nato nel 1998 con core business la digital transformation e la consulenza sui fondi europei. In particolare, i settori di competenza vanno dallo sviluppo di piattaforme FAD e serious game alla conversione dei corsi online in formato SCORM, dalla consulenza sui progetti europei al web marketing. E poi ancora: ricerca e sviluppo ICT (realtà aumentata e realtà virtuale, blockchain, intelligenza artificiale, big data e IoT), e-health, sviluppo app, agritech, software per tecnologie ambientali, fino alla promozione della transizione digitale e della cittadinanza europea.

Giuseppe Ursino, lei è il fondatore e il presidente del JO Group. Ho studiato sul web il vostro cluster di aziende e vedo che operate in tanti settori a livello internazionale, ma non è facile capire qual è il vostro core business, può spiegarcelo meglio e in dettaglio?

Siamo nati nel ‘98 come risposta all’esigenza da parte delle aziende di utilizzare i contributi a fondo perduto offerti dall’Unione Europea; bandi di finanza agevolata che spesso per ignoranza o incompetenza non vengono valorizzati. Saper elaborare un business plan o negoziare in inglese erano, e in parte sono ancor oggi, attività sfidanti non alla portata di tutti. A partire dal 2003, per nostra vocazione alla digital transformation, sono nate diverse aziende del gruppo, ognuna con una sua specializzazione verticale.

Ad esempio?

VITECO, ad esempio, è focalizzata sulle tecnologie digitali per la formazione a distanza. Sin dal 2004 sviluppa una piattaforma multilingue, e-Logos, adottata in ambito e-learning da organizzazioni di tutta Europa. Tra l’altro, producendo contenuti per la FAD, negli ultimi anni VITECO si è anche specializzata nello sviluppo di videogame per il settore formazione, chiamati serious game.

A seguito della pandemia, la didattica a distanza o teledidattica ha avuto un exploit, immagino che per la VITECO sia stata una grande opportunità.

Sì, diciamo che, se la formazione a distanza era già un’attività normale in altri Paesi, in Italia è decollata solo in conseguenza del Covid. Adesso, conclusa la pandemia, alcuni hanno continuato con l’e-learning, altri sono tornati al vecchio regime delle lezioni solo in aula. A mio modo di vedere, la soluzione formativa ottimale è la blended, ossia in parte in presenza e in parte in un’aula virtuale, come già avviene negli Stati più innovativi.

Ho letto che vi occupate di molti progetti nel campo della ricerca e sviluppo, ce ne parla?

La digital transformation, inevitabilmente, impatta con buona parte delle attività umane, prendendo molte direzioni. Le cito il caso della PMF Research, l’azienda del cluster vocata alla ricerca e sviluppo (R&S, o in inglese R&D), che è capofila del più importante progetto siciliano sulle smart city, SECESTA ViaSAFE, focalizzato sul monitoraggio delle ceneri vulcaniche dell’Etna, che rappresentano un pericolo per i trasporti nell’Isola.

Ho visto che è da poco tornato da Parigi, dove è andato per il progetto AccelerAction, di cosa si tratta?

AccelerAction è un progetto Horizon Europe che vede come capofila la società di consulenza JO Consulting. In questo caso l’obiettivo è far nascere e far crescere nuove imprese; per farlo occorre potenziare gli ecosistemi dell’innovazione facendo sì che il sistema degli acceleratori d’impresa cresca. Aggiungo inoltre che, per ciò che concerne il mondo dell’imprenditorialità, abbiamo molti progetti in corso, negli ambiti imprenditoria femminile, turismo e supporto alle imprese nell’utilizzo dei tanti bandi di finanza agevolata promossi dalla Commissione Europea.

A conclusione dell’intervista c’è qualcosa che vuole aggiungere?

Difficile scegliere tra le immagini che ho in mente… concludo sottolineando come la trasformazione digitale stia impattando fortemente col mondo della sanità, definendo un nuovo dirompente standard che stiamo attenzionando con il progetto Horizon Europe SHIFT-HUB della IPPOCRATE AS. Stiamo creando, infatti, un hub paneuropeo per identificare un pool di 100 applicazioni smart health ad alto potenziale d’adottare nei sistemi sanitari europei.

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