Bambini: germogli di fiabe

Tra le attività più peculiari a cui si può assistere durante questa XXXV edizione del Salone Internazionale del Libro, avente luogo a Torino, sicuramente spicca il laboratorio culturale intitolato In viaggio nella fiaba.

Questo evento è organizzato dalla “Casa del Teatro, Ragazzi e Giovani”, una fondazione Onlus che si occupa di organizzare spettacoli e incontri culturali, anche con diversi enti, sia nazionali che internazionali, all’interno della quale i protagonisti sono proprio i più giovani, dai più piccoli agli adolescenti. Con l’insegnante Francesca Alongi, un gruppo di circa venti bambini ha partecipato al laboratorio, proprio nell’area Bookstock di Lingotto.

La prima cosa che fa Francesca è cercare di conoscere i suoi neoallievi: chiede loro riguardo le esperienze che hanno avuto nel mondo del teatro — dunque, chi abbia mai partecipato a corsi, spettacoli scolastici, oppure se qualcuno di loro abbia mai assistito a una rappresentazione —; ma anche se sappiano che differenze ci sono rispetto al cinema. Nel teatro, infatti, tutto avviene dal vivo e si lavora costantemente in squadra per fare funzionare lo spettacolo.

Avendo attuato questo primo passo più teorico, la ragazza fa mettere tutti i bambini in cerchio. Ognuno di loro, uno alla volta, deve presentarsi col nome, un personaggio preferito e imitare una posa che abbia a che vedere col personaggio; quando un bambino fa ciò, tutti gli altri devono imitare a loro volta la posa. Questo gioco serve a creare una prima sintonia tra tutto il gruppo, considerando che ci sono anche bambini più timidi di altri e con maggiori difficoltà di apertura.

Il secondo gioco che Francesca propone si chiama ‘la zattera’, attuato per allenare l’utilizzo dello spazio che si ha a disposizione. I bambini devono partire da una posizione neutra, con le braccia lungo il corpo e le spalle aperte, guardando dritti davanti a sé; ognuno deve camminare per conto proprio, riuscendo a occupare lo spazio senza lasciare vuoti. La camminata è variabile, da una molto lenta a una molto veloce, pertanto la difficoltà sta anche nell’evitare di scontrarsi.

Il gioco si evolve quando Francesca decide di introdurre delle modifiche: i bambini devono far finta di ritrovarsi in diversi ambienti, come un terreno fangoso in cui bisogna evitare di sporcarsi troppo, oppure un campo pieno di uova da non calpestare, o ancora una pozzanghera in cui sguazzare allegramente. Per ogni circostanza c’è una maniera di muoversi adeguata.

Dagli ambienti si passa poi all’interpretazione di ruoli diversi, attraverso la quale i bambini possono fare uso delle mimiche facciali, dei suoni e dei gesti. Questa parte è la più difficile per loro, poiché è il momento di maggiora esposizione, tant’è che alcuni si sentono particolarmente in imbarazzo.

Francesca, dopo averli messi alla prova per un po’, decide di cambiare gioco, passando a ‘fotografie’. In questo caso si parte stabilendo un luogo preciso, all’interno del quale i bambini devono scegliere che ruolo interpretare, ponendo però, allo stesso tempo, attenzione ai ruoli degli altri. I ruoli possono essere di tutti i tipi: un personaggio, un oggetto, un animale o un elemento naturale.

Partendo da ciò, successivamente, Francesca fa eseguire loro delle azioni all’interno di un racconto. Prende come esempio una scena conosciuta da tutti: quella dei tre porcellini che si mettono al sicuro dal lupo, che soffia sulla loro casa per buttarla giù. I bambini, avendo preso familiarità, sono ormai a loro agio e riescono a interpretare ciascuno il proprio ruolo, mettendo su la scena.

Attraverso quest’unica ora, ho assistito alla messa in pratica delle modalità che, tipicamente, permettono agli attori di teatro di entrare in sintonia, e diventare parte di un unico grande corpus, in cui, ognuno col proprio ruolo, fa funzionare il tutto. Grazie alla guida di Francesca, la quale gradualmente ha preso le redini del gruppo, i bambini presenti sono riusciti a rappresentare dei ruoli, delle situazioni e a mettere in atto una vera e propria scena. 

Si può pensare che insegnare a dei bambini come muoversi sul palco sia un’impresa ardua, dato il loro essere altamente istintivi, però, paradossalmente, è proprio grazie al loro animo genuino che si riesce a fargli tirar fuori ciò che c’è di bello, col risultato di una collaborazione allegra e positiva. L’atmosfera che si respira è arcadica, posso assicurarlo.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here