I liguri sanno bene cosa significhi fronteggiare un evento così drammatico come un’alluvione e lo sanno bene perché questa è una storia che sul territorio si è ripetuta, solo nei tempi recenti, per 44 anni.
La Liguria ha dovuto rialzarsi da innumerevoli disastri: l’alluvione del 2011 prima, quella del 2014 poi, senza dimenticare la mareggiata che nel 2018 devastò il Tigullio, l’alluvione che investì la Val Bormida nel 2021, ed il tragico crollo del Ponte Morandi il 14 agosto 2018. Eventi differenti tra loro che «ci hanno insegnato molto», come ha detto il Presidente della Liguria Giovanni Toti in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, parlando proprio a proposito della recente alluvione in Emilia Romagna.
Da questi drammatici eventi, la Liguria ha imparato che è necessario realizzare più opere per prevenire, ridurre e tutelarsi dai rischi idrogeologici, attuare dei piani di intervento di natura strutturale e non, per mitigare il rischio, costruire strutture idrauliche volte alla difesa (ad esempio canali scolmatori) e attuare un piano serio e preciso di manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere, dei versanti e del territorio, così come accadde a Genova con l’ultimazione del canale scolmatore del torrente Bisagno, grazie al quale si potrà scongiurare fino al 50% il rischio di esondazioni in caso di precipitazioni anomale come quelle del 2014.
Ragion per cui il Presidente della Liguria Giovanni Toti, che negli anni ha maturato una larga esperienza nella gestione di emergenze ed eventi calamitosi, non solo come presidente, ma anche come “commissario”, dice la sua sul caso Emilia Romagna e si schiera apertamente contro il Governo e la mancata nomina di Stefano Bonaccini a Commissario per l’emergenza:
«C’è un gigantesco equivoco in tutto questo: questa è un’emergenza di protezione civile, e per l’emergenza di protezione civile viene sempre nominato a commissario il Presidente della Regione semplicemente perchè la Protezione Civile è una competenza della Regione: nominare una figura diversa creerebbe un incaglio di responsabilità e un groviglio di decisioni inestricabile» tuona Toti, e con lui anche Luca Zaia (Lega, Presidente della Veneto) e Francesco Occhiuto (Forza Italia, Presidente della Calabria).
Una critica, quella degli amministratori regionali, che arriva un giorno dopo le parole della premier Meloni rilasciate ai giornali: «Sul tema del commissario sono colpita che sia questo il tema che vi sta a cuore mentre ci sono ancora i funerali delle persone. Il mio principale problema è non chi spende i soldi ma trovarli».
Per la premier, quindi, la priorità va data innanzitutto al reperimento di fondi e l’Europa si è resa disponibile: «l’UE è con voi, il Next Generation Eu prevede 6 miliardi di euro per l’Italia, destinati a ridurre i rischi di inondazioni e frane»dichiara Ursula Von Der Leyen.
Nel frattempo, è stato varato il decreto Alluvioni mediante il quale è stato rifinanziato il fondo per le Emergenze nazionali con 200 milioni di euro interamente destinati all’Emilia Romagna.
Ma un’emergenza come quella legata ad un’alluvione non è solo denaro e ricostruzione: prima di passare per la ricostruzione, si deve fronteggiare l’emergenza nel suo complicato e drammatico presente. Basti pensare, nel pratico, a tutto il lavoro da fare per sanare un territorio distrutto da un’alluvione.
Dalla raccolta dei detriti che un’alluvione porta con sé, al conseguente smaltimento di quest’ultimi, il quale andrà sollecitato emanando delle deroghe alle legislazioni ambientali vigenti, fino al ripristino celere degli acquedotti e alla riabilitazione di almeno una carreggiata laddove ci fossero strade franate, e poi dialogare con i vari sindaci; insomma, durante e dopo un’alluvione si devono mettere in atto una serie di misure di protezione civile: qualcosa che può fare solo chi guida una Regione, dal momento che ha dalla sua parte l’esperienza, le relazioni, le informazioni, la conoscenza del territorio e nondimeno detiene gli strumenti e il potere in atto su politiche energetiche, di trasporti ed infrastrutturali.
In questo momento c’è bisogno di semplificare i passaggi, di una scelta di buonsenso, di ragionevolezza. Quando si tratta di uno stato di necessità, di calamità naturale, le forze di maggioranza ed opposizione debbono fare un passo indietro in nome dell’esigenza di garantire ai cittadini un ritorno alla vivibilità che si auspicano quanto più velocemente possibile.
Scegliere per l’Emilia Romagna una persona diversa da Stefano Bonaccini, come ad esempio un prefetto, nella speranza che non sia per mera rivalità politica, sarebbe una scelta che rallenterebbe inevitabilmente i lavori di bonifica, ricostruzione e ripristino delle aree colpite, oltre ad allungare drasticamente i tempi decisionali, rallentare le operazioni e i rapporti tra le varie autorità.
Questa storia che SOLO i Governatori sono idonei ad affrontare la situazione, mi fa molto pensare ad un “partito dei governatori pro se”…
Esiste un Presidente del Consiglio e un CdM in grado di decidere!!!
E…poi…francamente basta con questi DIKTAT DI OGNUNO.
IL POPOLO È IL PROTAGONISTA E NON I GOVERNATORI… E IL POPOLO HA SCELTO UN GOVERNO DI CENTRODESTRA!!!
Se non dovesse essere nominato commissario alla ricostruzione il Presidente Bonaccini significherebbe che si sceglie la speculazione politica anche di fronte alla tragedia alluvionale.C” e” poi una contraddizione il governo vuole l” autonomia differenziata e poi sceglierebbe invece la strada della massima centralizzazione,lo hanno capito anche i presidenti di regione del centro destra che infatti hanno dichiarato di essere favorevoli alla nomina di Bonaccini, non si può” essere autonomisti a parole e statalisti nei fatti