Per chiunque la segua, o abbia mai avuto modo di inciampare sulla sua storia, Cristina Fogazzi, oltre ad un’imprenditrice di incredibile successo, è sicuramente una comunicatrice frizzante, capace di intrattenere e di coinvolgere il suo affezionatissimo pubblico, che l’ha seguita anche al Salone Internazionale del Libro di Torino.
Ma perché mai un’imprenditrice del settore beauty, alias Estetista Cinica, tiene un evento al SalTo?
Questa è una di quelle domande che raccontano tanto del percorso di Cristina, della sua effettiva partecipazione alla Fiera e della – purtroppo diffusa – tendenza tutta italiana a mal tollerare i talenti ibridi, quelli che provano ad essere bravi anche in qualcosa che “non gli si addice”.
Tutto ciò perché alla fine dello scorso anno, Cristina pubblica “Il mio Grand Tour. Storie di luoghi, di arte e di ansia”, edito Rizzoli, libro in cui il suo racconto personale si intreccia e si rannicchia nei luoghi che l’hanno vista crescere, soffrire, riscoprirsi e perdonarsi.
Fogazzi, infatti, in questi anni di comunicazione e attività sui social, (il suo profilo Instagram ha da poco superato il primo milione di seguaci), ha sempre trasmesso la sua passione per l’arte, in particolar modo contemporanea; curiosità e conoscenza cui ha affiancato anche molte attività con il suo brand di cosmetica, Veralab.
“L’idea del libro di fatti – ci racconta Cristina, moderata dall’energia sempre elegante di Carlotta Vagnoli – nasce durante una delle experience che forse ha contraddistinto di più il brand Veralab (quest’anno sponsor anche del Festival di Sanremo); il tour Bellezze al Museo, tra la primavera e l’estate 2022, ha portato un furgoncino tutto rosa in giro per l’Italia a vendere prodotti di bellezza, con l’acquisto dei quali si poteva accedere gratuitamente ad alcuni musei italiani, non tra i più conosciuti.”
La scelta di sostenere attività museali meno note (nel periodo – tra l’altro – di poco successivo alla pandemia, in cui la voglia di muoversi e di conoscere era tanta) dipendeva ovviamente da una progettualità di Cristina ben chiara: agli Uffizi di certo non occorreva ulteriore pubblicità, ma magari al Museo Regionale Agostino Pepoli di Trapani sì.
E così, tra una mostra suggerita e una collezione personale che si ampliava sempre di più, Cristina veniva spesso invitata a mostre ed inaugurazioni, fino all’arrivo della stesura del suo personalissimo cammino nell’arte: un percorso che – racconta durante l’evento e nel libro – è stato per lei curativo e terapeutico, in tanti momenti della sua vita scanditi da una lacerante e inibente ansia.
Il mio Grand Tour infatti si propone come una scoperta di luoghi d’arte non conosciutissimi (proprio come fu per i musei e il suo brand) che ripercorrono ricordi di vita vissuta dell’imprenditrice.
Tutto ciò, può dire molto sul tipo di personalità di questa famosa “Estetista Cinica”, eppure come anticipavamo all’inizio, non sono mancate le critiche e le perplessità circa le parole “estetista” ed “arte” coesistenti nella stessa frase; c’è chi ha storto un po’ il naso in tal senso, e l’evento tra Fogazzi e Vagnoli non ha mancato occasione anche per ripercorrere le inevitabili riserve con cui si possono accogliere questi due sostantivi così apparentemente antinomici.
Cristina di fatti spiega come la sua passione e curiosità per l’arte siano state alimentate proprio da quell’ansia di cui si sentiva vittima, e che la sete di conoscenza e di approfondimento la incoraggiava a studiare, ad informarsi, a frequentare quegli stessi luoghi d’arte che poi racconta, e tuttavia è proprio il mondo di quell’arte lì – spesso – a non volersi “inquinare” con chi reputa non titolato a raccontare di ciò che guarda e impara.
Tanto ci sarebbe allora da dire sull’ostracismo che il settore dell’arte opera nei confronti di chi “non la capisce adesso e non deve capirla domani”, soprattutto se rivolto ad una che “per lavoro fa l’estetista”, e quindi che titolo ha per parlare di musei?
Fogazzi a questo tipo di mozione risponde semplicemente che – come tutti i pregiudizi – non hanno bisogno di ragionamento logico volto a decostruirli, perché rimangono tali a prescindere dai più robusti tentativi; nulla varrebbe dimostrare i libri che ha letto, gli esami sostenuti, la sua personale collezione: l’Italia – purtroppo – a volte incasella ruoli, etichetta persone e per questa ragione, inevitabilmente, segna destini di lavoro, interessi, perfino di ambizioni.
Ed è stato un evento che ha chiarito proprio quanto siano gli incontri fortuiti, i dolori tangibili, le esperienze vissute e le sensibilità spiccate a rendere poi raccontabile l’arte come la vita, perché ogni volta che l’autrice riesce a visitare un museo in cui mai si sarebbe immaginata di poter andare, si rannicchia tra sé e sé per dirsi “Guarda dove ti ho portata”.
E ciò l’autrice lo fa per ringraziare la sé più giovane, con disponibilità economiche tutt’altro che rassicuranti, ma con la passione dell’arte già viva dentro di sé, convinta che tante di quelle opere solo sulle pagine dei libri le avrebbe potute ammirare.
E invece, in un piovoso pomeriggio di maggio, quella giovane donna si vede ormai cresciuta, di musei e di opere d’arte ne ha visti molti, e li comunica a tutto il suo commosso pubblico dell’Arena Bookstock, che non perde mai occasione di complimentarsi con lei per la trasparenza, l’ironia e la sagace comunicazione che la contraddistinguono.
Di fatti, alla domanda “Non pensi, a questo punto, che manchi qualcosa al tuo lavoro, vista questa grande passione? “, Cristina risponde: “Qualche anno fa avrei potuto preferire fare la curatrice di mostre d’arte, ma non sarei stata l’Estetista Cinica”.
E noi, divertiti con lei, abbiamo proprio pensato: “Menomale allora che sei l’Estetista Cinica, ma che sei anche tutto quello che decidi nel frattempo”.