Sembra essere passato un secolo da quella famosa conferenza stampa congiunta tra il presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere della Repubblica Federale di Germania Angela Merkel, quando, alla domanda su Berlusconi e l’Italia, i due prima sorrisero e poi finirono per farsi una risata.
Proprio lui, che ha riso sulle disavventure giudiziarie dell’ex presidente del Consiglio italiano, si è trovato a subire una sorte pressoché identica.
Nicolas Sarkozy, presidente della Repubblica Francese dal 2007 al 2012, è stato condannato in appello a tre anni, uno dei quali da scontare in carcere, per corruzione e traffico di influenza nell’ambito dello scandalo delle intercettazioni.
Sarkozy è stato giudicato colpevole di essersi occupato in prima persona, nel 2014, mentre era Membro d’ufficio del Consiglio costituzionale, a sostenere la candidatura dell’alto magistrato Gilbert Azibert ad una prestigiosa carica nel Principato di Monaco, mai ottenuta, in cambio di interventi e comunicazioni riservate riguardanti un caso allora all’esame della Cassazione.
Il tribunale ha inoltre pronunciato l’interdizione dai diritti civili per 3 anni, con l’impossibilità quindi di candidarsi a cariche politiche. Prima di adesso mai nessun ex presidente era stato condannato ad una pena così tanto pesante.
Dal canto suo Sarkozy si è sempre detto innocente e avrebbe dichiarato di non aver mai corrotto nessuno.
Ripercorriamo la carriera politica di Sarkozy, che l’ha portato a ricoprire il ruolo più prestigioso delle istituzioni francesi.
Nel 1974 partecipa alla campagna elettorale di Jacques Chaban-Delmas, candidato alla presidenza della Repubblica Francese. Nel 1976 aderisce al RPR, partito neo-gollista fondato da Jacques Chirac che sarà presidente della Repubblica dal 1995 al 2007.
L’anno successivo, a soli 22 anni, diventa consigliere comunale a Neuilly-sur-Seine, mentre nel 1983, a meno di 30’anni, viene eletto sindaco della città, restando in carica fino al 2002.
Nel 1988 viene eletto deputato all’Assemblée Nationale, venendo riconfermato nel 1993, 1997 e 2002. Viene nominato Ministro del Bilancio e portavoce del Governo Balladur in carica dal 1993 al 1995. Nel 2002 è Ministro dell’Interno nel Governo Raffarin, carica che manterrà fino al 2004, anno in cui viene nominato per qualche mese Ministro delle Finanze (31 marzo-29 novembre 2004). Il 2 giugno 2005, col nuovo Governo presieduto da de Villepin, torna ad essere Ministro dell’Interno fino al marzo del 2007, quando si dimette per dedicarsi a tempo pieno alla campagna elettorale per le Presidenziali del 2007 che lo vede come candidato alla presidenza della Repubblica Francese contro Ségolène Royal, candidata del Partito Socialista Francese.
Fin dai primi momenti della sua elezione, Sarkozy si dimostrò aperto all’inserimento all’interno del Governo di alcuni esponenti dell’area socialista.
Nel dicembre del 2007, dopo un vertice a tre con Italia e Spagna, fu uno dei più grandi fautori della creazione dell’Unione per il Mediterraneo (2008), che vedeva coinvolti tutti i Paesi dell’eurozona, Nordafricani e Mediorientali con lo scopo di promuovere la stabilità e l’integrazione in tutta la regione mediterranea.
Nel 2011 sostiene senza riserve l’intervento militare in Libia durante la prima guerra civile libica. Hillary Clinton, nel suo libro Hard Choices, sostiene che durante il Vertice di Parigi del 2011 Berlusconi tentò di bloccare l’attacco unilaterale ipotizzato da Sarkozy ai danni della Libia, e che si sia “arreso” solo dopo il via libera da parte degli USA.
Il “conflitto” geopolitico che vedeva contrapposti Berlusconi e Sarkozy iniziò nell’agosto 2008, quando l’Italia firmò con la Libia di Gheddafi il “Trattato di amicizia Italo-libico”. Il trattato, che aveva posto fine allo storico contenzioso tra i due Stati, non era gradito dalla Francia, poiché aumentava di molto l’influenza dell’Italia nella gestione delle immense riserve di petrolio e gas libico, diventando quindi il tramite tra la Libia e i Paesi europei.
L’attacco francese alla Libia in verità nascondeva un fattore molto più vicino agli interessi della Francia di quanto si pensi: Gheddafi infatti mirava a eliminare l’egemonia francese nei Paesi Nordafricani che grazie al Franco coloniale ha garantito a Parigi un grande controllo della moneta di quegli Stati.
Nel 2012 Sarkozy tenta la ricandidatura alle presidenziali ma viene battuto dal socialista Francois Hollande. È proprio durante la presidenza di Holland a cui risalgono i fatti per cui oggi Sarkozy è stato condannato.
Nel 2013 viene aperta un’inchiesta secondo la quale Sarkozy, nel 2006, in piena campagna elettorale per le presidenziali del 2007, avrebbe ricevuto dei fondi da parte della Libia di Gheddafi proprio per finanziare la sua campagna elettorale. Accusa sostenuta anche dal figlio del dittatore libico: nel 2011 infatti rivelò che il padre aveva finanziato, con 50 milioni, la campagna di quello che poi sarebbe stato eletto presidente della Repubblica Francese.
Dopo la sconfitta nelle presidenziali del 2012 e l’inchiesta sui fondi libici, Sarkozy decide di rientrare in politica. Siamo nel 2015 ed è alla guida della coalizione Ump-Udi con la quale stravince le elezioni provinciali conquistando 70 dipartimenti su 101.
Sempre nel 2015 scioglie Ump e fonda Les Republicanis di cui viene eletto presidente.
Nel 2016 si candida alle primarie di Les Reublicanis per le presidenziali del 2017 ma con poco più del 20% dei voti arriva terzo e non può partecipare al ballottaggio, vinto da Fillon.
In seguito alla sconfitta delle primarie di Les Republicanis si dimette da presidente del partito e sceglie di lasciare la politica.
Oggi la Francia, guidata da Emmanuel Macron, sta attraversando tantissimi problemi interni, dovuti soprattutto a tensioni sociali ma anche ad una tenuta politica pressoché instabile.
Riuscirà Macron a tenere dritto il timone anche difronte ad uno scandalo che riguarda un ex inquilino dell’Eliseo?
Ciò non ci è dato saperlo, anche se il presidente Macron ha spesso dimostrato di non cedere facilmente davanti alle difficoltà che ha dovuto affrontare durante gli anni della sua presidenza. Ciò che è certo è che mai nessun ex presidente della Repubblica Francese, come detto in apertura, ha mai ricevuto un trattamento così duro, e questo rischia di allontanare ancora di più gli elettori francesi dalla politica.