Verba manent: Salvini, quel tweet era inaccettabile

Galeotto fu il tweet delle ore 23, scritto due giorni fa dal vicepremier e ministro Matteo Salvini, cancellato poco dopo. Non è bastato tentare di rimediare, perché il testo aveva già fatto il giro del web. Appresa la notizia delle sconvolgenti alluvioni in Emilia Romagna, Salvini non ha perso tempo a twittare solidarietà (e ci mancherebbe); il problema, però, è che ha accostato la catastrofe alla sconfitta del Milan in Champions League. 

Cuore e impegno (e telefono che squilla di continuo) dedicati ai cittadini di Emilia e Romagna che lottano con acqua e fango. Un Milan senza cuore, grinta e idee non merita neanche un pensiero”, twittava uno dei più importanti uomini del governo italiano. Mentre Forlì e Cesena erano inondate, e altre cittadine alle prese già con ingenti danni e pericoli, il pensiero di Salvini era rivolto al dramma comune, equiparato: quello del Milan e quello dei cittadini alluvionati. 

Se non ricoprisse il ruolo che riveste, il suo sarebbe stato un tweet comunque imbarazzante per la sua mancanza di riflessione, tuttavia sarebbe passato inosservato. Tutt’al più, sarebbe rimbalzato in rete come il prodotto di un utente medio, alle prese con un difficile post partita. 

Invece no, l’autore era Salvini, che grazie alla comunicazione, a prescindere dalle opinioni in merito, ha fatto incetta di voti qualche anno fa. La sua “bestia” veicolava contenuti finalizzati al consenso di un elettorato bisognoso di promesse nude e crude, spesso irrealizzabili, a volte diseducative, altre volte puramente propagandistiche; eppure arrivava con messaggi utili al suo pubblico. Qual è l’utilità di quel tweet, oggi che Salvini peraltro ricopre una notevole carica istituzionale?

Se la colpa fosse di un membro del suo staff, o addirittura sua, se scritto di suo pugno durante un momento di sconforto dopo il risultato di Milano, ad ogni modo dovrebbe scusarsi. E farlo pubblicamente, chiedendo venia in primis ai cittadini colpiti dalla tragedia, che non meritano parole simili da un ministro, e poi anche ai tifosi del Milan. Che saranno pure arrabbiati, benché lo scorso anno abbiano vinto lo scudetto, quindi non hanno granché di cui pentirsi, ma sanno scindere una catastrofe da una sconfitta, seppur amara. 

Dovrebbe imparare a farlo anche un ministro. Comunicazione istituzionale e tifo devono rimanere ben lontani, soprattutto davanti a contesti del genere. 

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