Quando si parla di rapporti bilaterali, soprattutto se fra Stati vicini, democratici e cooperanti, si dovrebbe pensare a soluzioni comuni prese nell’interesse dei cittadini e nel beneficio della comunità internazionale. A quanto pare, tuttavia, il governo italiano sta antipatico ad alcuni “amici”, come la Francia, che ultimamente gli sta riservando parole dure e inaccettabili.
Già qualche giorno fa il ministro francese Darmanin, interpellato durante un programma radio, l’aveva sparata grossa “madame Meloni, il governo di estrema destra, scelto dagli amici della signora Le Pen, non riesce a risolvere i problemi migratori sui quali è stata eletta”. Quelle parole sono state tanto scellerate che il ministro Tajani aveva annullato una visita istituzionale a Parigi, risentito dei toni e dei modi, non propriamente consoni a un dialogo tra stati alleati e con piani e obiettivi in comune.
Ieri è arrivata un’altra sciabolata francese: l’eurodeputato Stéphane Séjourné, vicino a Macron, ha dichiarato che la politica di Giorgia Meloni è “disumana, ingiusta e inefficace”.
È un modo sbagliato e dannoso di pronunciarsi su temi caldi e seri. Sarebbe bene ricordare alla Francia che, laddove l’immigrazione è un tema comune, è parimenti vero che un conto è gestire una sola frontiera come Ventimiglia, un altro, ben diverso, è farsi carico di tutto il mar Mediterraneo. La posizione italiana, geograficamente, è inoltre differente da quella francese; se, poi, si aggiunge anche il fatto che troppo spesso si verifica uno scaricabarile tra autorità diverse nelle acque internazionali, a danno dei migranti, l’Italia è veramente lasciata sola a gestire il problema. Che, invece, dovrebbe essere comune.
Cari francesi, dove sono finiti i toni accondiscendenti del Trattato del Quirinale, firmato da Mattarella e Macron durante il governo Draghi? Forse le simpatie vanno a fasi alterne, in base ai governi più o meno graditi in quel di Parigi?
Alla frontiera di Mentone il governo ha previsto un rafforzamento dei controlli: camionette e militari si sono aggiunti alla presenza già forte di autorità normalmente operative sul posto. Non vogliono immigrati, così criticano chi lavora affinché le partenze siano ridotte, stringe accordi con gli Stati africani ed elabora strategie potenzialmente produttive – come il piano Mattei.
La verità è che la Francia sta vivendo complicate tensioni sul piano interno e, dunque, vorrebbe compattare il fronte addossando le colpe oltralpe. Se non fosse che le meraviglie del nostro Paese abbiano un valore inestimabile, e in Francia lo sanno bene, proporremmo ai cugini un temporaneo scambio di posizione: i francesi nel sud Italia, magari in Sicilia, a Lampedusa, a gestire gli arrivi. Forse così si renderebbero conto di cosa significa ospitare migliaia di persone in hotspot adatti a poche centinaia di esse.