L’estate sta arrivando e il caos, in Forza Italia, regna sovrano. Le elezioni europee sono state catastrofiche e gli ultimi sondaggi vedono il partito azzurro continuare a perdere consensi. Addirittura qualcuno lo ipotizza al 4% qualora non venisse compreso nella futura coalizione di centrodestra come, in campagna elettorale, aveva auspicato Giorgia Meloni.
Senza però perderci in una discussione su numeri e percentuali, bisogna dire che il vero problema del partito di Berlusconi sta nella sua organizzazione come nelle scelte, sbagliate, fatte negli ultimi anni.
Errori che continuano ad essere fatti perché, all’indomani del voto europeo, nulla sembra muoversi. Anzi, qualcuno inizia a dire che l’8,7% non è, tutto sommato, un risultato da buttare e che il partito ha tenuto. Ma tenuto cosa, se nel giro di dodici mesi ha letteralmente dimezzato i voti?
Oggi Forza Italia deve avere il coraggio di guardare in faccia la realtà. Questa classe dirigente ha fallito, gli eletti hanno fallito, tutti quelli che oggi siedono in Parlamento perché “amici di” hanno fallito.
Qualche tempo fa riflettevo sul fatto che, quando un partito è in difficoltà, i cosiddetti “Big” dovrebbero avere il buon senso di candidarsi, in questo caso alle europee, per raccogliere voti e dimostrare di meritare la poltrona che occupano. Dovrebbero perché, come ad ogni tornata elettorale, in Forza Italia, nessuno ha avuto il coraggio di contarsi.
O meglio, almeno nel collegio centrale, l’unico che l’ha fatto è stato Claudio Fazzone, Senatore e coordinatore regionale del Lazio che, puntualmente, dimostra un consenso straordinario eleggendo, addirittura, il suo candidato in Parlamento europeo.
E gli altri? Nascosti dietro la candidatura di Berlusconi esultano per l’oltre mezzo milione di preferenze raccolte dal leader azzurro. Risultato ottimo, non c’è che dire, ma che certifica che Forza Italia è ormai soltanto Silvio e pochi altri.
C’è bisogno di una rifondazione, c’è bisogno di una nuova classe dirigente ma soprattutto di un nuovo metodo di selezione di questa.
Basta miracolati e cortigiani, il partito azzurro deve aprirsi ai migliori amministratori locali e alle migliori energie dei territori, creando strutture realmente democratiche e partecipate. Fatto questo andrà decisa una linea politica chiara, riconoscibile e condivisa dalla base del partito.
Va ricreata una proposta politica credibile che può passare soltanto dal rinnovamento, oltreché dallo stravolgimento dei metodi decisionali.
O si cambia o il partito morirà schiacciato da un Pd che si sta riorganizzando e da un fronte sovranista capace di convogliare e di appassionare tutto l’elettorato di centrodestra.
Arriva l’estate, il caldo scioglierà Forza Italia?