“Si sta come d’autunno, sugli alberi le foglie.”
Con questo inciso ungarettiano proviamo a tracciare un quadro clinico delle Europee.
Il Pd è un malato in via di guarigione: gli avevano dato pochi mesi di vita, ma in barba ad ogni bollettino medico, ha fatto le analisi, ed è guarito. O meglio, è sulla buona strada.
Il Movimento Cinque Stelle perde rispetto all’anno scorso, di circa 15 punti percentuali. Ma non è solo nel tugurio degli sconfitti.
La débâcle più bruciante è quella di Forza Italia, il partito dell’eterno leader Silvio Berlusconi, che, ancora una volta, in poco meno di 10 giorni di campagna elettorale, è riuscito a fare il miracolo: non far morire Forza Italia. Ma se è vero che il partito non è morto (8,6%), è anche vero che non è affatto vivo. Se il Pd è un paziente in via di guarigione, Forza Italia è un malato con un tumore al terzo stadio. Il quadro clinico è complesso, i medici non si esprimono, c’è il 50% di possibilità che vada al Creatore ed il restante che, seguendo una cura, possa sconfiggere il male.
Nel mezzo l’agonia: di militanti, dirigenti, sindaci ed amministratori, che anche in questa tornata non si sono risparmiati, tra mille difficoltà, ed hanno portato l’acqua al mulino dei candidati alle Europee, ma l’ondata leghista non ha risparmiato nessuno, ed ha finito per umiliarci. Persino Fratelli d’Italia è andato meglio: Nicola Procaccini, brillante sindaco di Terracina, ha lasciato a piedi il “ciociaro” Tajani in provincia di Frosinone. Il canuto Antonio è stato comunque eletto al Parlamento Europeo, ma è arrivato dietro al giovin sindaco in quella che è casa sua. E già questo dovrebbe indurci ad una riflessione…
Come in ogni paziente, la lotta per la vita, dipende molto dall’approccio di quest’ultimo alla malattia. Sembra che Forza Italia abbia optato per l’eutanasia, e voci di corridoio dicono che abbia già scelto un costosissimo loculo al cimitero. Roba da fare invidia anche ai faraoni d’Egitto.
Nel mare magnum di quelli che continuano a dire che “va tutto bene”, si è levata, già da qualche tempo per la verità, la voce di un marinaio ligure, tal Giovanni Toti. Questi vorrebbe far virare la nave a destra, evitando l’iceberg, cosa insolita nel mar Ligure, ma, ahimè, i cambiamenti climatici sono arrivati anche da noi.
Il punto però è uno. Se si vuole salvare il patrimonio di Forza Italia non si può svenderlo a Fratelli d’Italia, che con i liberali ha poco a che fare. Se Toti vuole indossare il gilet giallo e dare fuoco a tutto ciò che ci impedisce di crescere, ben venga, ma va fatto dentro il partito. Non traslocando altrove. Non svendendo il patrimonio di ideali di Forza Italia a Giorgia Meloni, che un giorno sì e l’altro pure ci disprezza, ma poi con i nostri scarti riesce a guadagnare qualche piccola percentuale in più. Fitto, Antoniozzi, tanto per fare degli esempi, non proprio “fascisti” della prima ora. Quindi basta accettare lezioni da chi prima disprezza e poi imbarca democristiani per superare il quorum delle Europee.
Forza Italia ha una sua identità, e credo che vada difesa.
Come?
Prima di tutto epurando una classe dirigente che non va. Qualcuno dovrebbe fare un passo indietro. Far prevalere l’amore per il presidente Berlusconi a quello per le poltrone.
La gente è stufa di vedere le stesse facce da 25 anni e nelle urne ce lo ha fatto capire in tutti i modi. Il Day After delle Europee per Forza Italia suona come la sveglia dell’ora o mai più.
Antonio Tajani è stato confermato in Parlamento Europeo e probabilmente concorrerà di nuovo da presidente. Benissimo.
Ma resti lì. Non attraversi le Alpi per tornare in Italia. Con tutto il rispetto per uno dei fondatori del partito, che afferma cose giuste ecc., ma va preso atto che ha lo stesso appeal di Fassino del Pd. Ogni volta che lo intervistano Forza Italia perde consensi.
Perché il nostro partito più di chiunque altro ha insegnato al mondo che le cose vanno dette giuste, ma se poi non si ha chi riesce a veicolare il messaggio la cosa non funziona. Antonio Tajani va bene come Presidente del Parlamento Europeo, ma non come leader del partito. Questo è un dato di fatto, e chi lo nega è complice dell’agonia di Forza Italia.
Detto questo, non credo che la soluzione sia Toti, che un giorno strizza l’occhio alla Lega e l’altro alla Meloni. Il quale però è l’unico a dire le cose come stanno. Come sempre esiste una terza via: bisogna solo trovarla.
La ricetta è semplice: basta ipocrisie, basta nomi calati dall’alto, basta capelli bianchi. O si cambia o si muore.
Se poi vogliamo fare la solita passerella, i soliti appelli pacifici al cambiamento ( affinché poi tutti resti com’ è), andiamo a casa ragazzi. Faremo più bella figura.
Non possiamo permettere che il nostro impegno sui territori venga vanificato dal miracolato/a di turno a cui viene concesso spazio in TV. Siamo arrivati al punto di dover convincere le persone a votarci e non va bene, abbiamo perso voto di opinione, le preferenze che sono uscite sui comuni sono del tutto personali, anzi, forse al di sotto del nostro consenso personale, perché abbiamo dovuto portare voti a candidati che le persone sono stufe di vedere.
Quanti di voi hanno sentito la frase: “ questo candidato lo voto solo per te, ormai Forza Italia è lontana dagli elettori”. Ecco. C’è chi sui territori c’ha messo faccia, ce la mette ogni giorno, che al seggio ha dovuto subire l’umiliazione di una Lega schiacciante. Questo perché ogni sforzo sui territori viene vanificato da una conduzione nazionale che non va, che non convince più, nemmeno noi militanti e dirigenti.
Fuori i becchini da Forza Italia.