Una settimana fra gli angeli dell’ospedale Parodi di Colleferro

La lettera di Carlo Coluzzi alla redazione

Egregio Direttore,

il giorno 18 gennaio sono stato dimesso in ottima forma dal Reparto Chirurgia dell’ospedale Parodi di Colleferro.

Abitualmente risiedo a Roma, ma da qualche anno, visto che sono andato in pensione, passo sempre più tempo in una casa in campagna che era dei miei nonni ed è situata nella valletta di Segni conosciuta anche come “Pantano”.

Lunedì 11 gennaio nel pomeriggio sono stato assalito da dolori fortissimi al basso ventre e sono stato accompagnato al Pronto Soccorso. Qui, dopo una rapida accettazione, nel giro di poco tempo sono stato ricevuto da un medico che subito, dopo la anamnesi di routine, mi ha ipotizzato una colicistite. Ha predisposto una flebo con antidolorifico, che mi ha rapidamente dato sollievo; ha richiesto poi una ecografia addominale e mi ha detto che avrebbe anche richiesto il consulto della chirurgia. Non ho la dimensione esatta dei tempi ma credo che in circa mezz’ora è arrivato il chirurgo ed ha confermato la precedente diagnosi dicendomi che in serata non sarebbe stato possibile, ma il giorno dopo sarei stato trasferito al reparto chirurgia.

Ora dovete saper che per chi vive a Roma, immaginare di passare in meno di 12 – 15 ore dal pronto soccorso ad un reparto è una grandissima chimera, eppure … alle ore 10 del giorno dopo ero al reparto e nel giro di poco tempo davanti all’equipe chirurgica che stava  analizzando il mio caso. Subito mi hanno detto che non era ben delineato e mi avrebbero sottoposto ad una TAC con contrasto, eseguita nel giro di mezz’ora o poco più. Sono rimasto senza parole.

In un nuovo consulto con l’equipe chirurgica mi è stato prospettato il tipo di intervento; mi hanno ispirato molta fiducia e intorno alle 14 ero pronto per la sala operatoria.

Con un pizzico di ansia, che accompagna chi entra in una sala operatoria  ma con intorno sguardi benevoli, mi sono poi addormentato.

Dopo non so quanto tempo mi sono sentito chiamare: “sveglia, sveglia! E’ andato tutto bene, sveglia!” Ho aperto gli occhi e onestamente non so se era una proiezione di me stesso e delle mie speranze o una immagine reale, ma in quel volto ho visto l’immagine della felicità. Non lo dimenticherò mai.

Poi mi sono riaddormentato ed il mattino dopo un’altro risveglio. Mi trovavo in un ambiente bianco, silenzioso, efficiente e con diverse apparecchiature a me collegate ed è qui che per la prima volta ho visto gli angeli; persone che ti tenevano sotto costante controllo, ma sempre con uno sguardo rassicurante: ero in terapia subintensiva. In questo reparto mi hanno subito incitato a riacquisire la capacità respiratoria, anche con l’ausilio di un piccolo e semplice strumento. Con un medico boliviano del reparto ho anche avuto modo di condividere la mia passione per il grande continente sudamericano ed i diversi scrittori conosciuti.

Il mio fisico ha reagito abbastanza bene e dopo 2 o 3 giorni sono rientrato in reparto chirurgia. Anche qui ho continuato a vedere “gli angeli” sia nel personale medico che in tutti gli altri componenti del reparto ed anche in tutti gli studenti della scuola di infermeria. Tutti sempre pronti, con professionalità e competenza ma anche con una buona dose di contatto umano  che contribuisce a  farti sentire bene.

Concludo nel ringraziare il chirurgo che ha eseguito l’operazione: il dottor Gaetato Florio che con la sua equipe ha dovuto affrontare una situazione molto più seria di una “semplice” colicistite. In seguito ho scoperto che con il dottor Florio condividiamo la passione per le moto, la chitarra ed anche i gatti. Ce l’abbiamo fatta dottore! GRAZIE di cuore a tutti.

Carlo Coluzzi

4 Commenti

  1. Questo commento positivo non può che farci gioire perché nella situazione di questo signore può trovarsi chiunque di noi, e comunque l’ empatia ovviamente oltre alla professionalità è ciò che tutti i medici e non dovrebbe imparare come prima cosa 🤗

  2. Beh …la classica eccezione che conferma la regola, purtroppo…potrei citare decine di casi esattamente contrari,tra i quali quello di mia suocera di 92 anni,con frattura di omero,trauma cranico e frattura ossa nasali…lasciamo perdere,dai!
    Oltretutto,sono anni che mi occupo di queste problematiche,dal punto di vista di attivismo civico,essendo un medico ospedaliero in pensione.Quindi ne so qualcosa…e posso affermare che il caso di questo signore,20 anni fa sarebbe stato la norma…ora ,invece,fa notizia!
    Dovrebbe significare una cosa precisa, giusto?
    Purtroppo,la gente non partecipa alla difesa della Sanità pubblica e si limita alle lamentele inutili!

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here