“Professoressa, cosa ne pensa, lei, della situazione politica attuale?”
“Io ritengo che non ci siano, attualmente, i presupposti e gli strumenti necessari per un dibattito politico sano ed equilibrato.”
Spiego che, a non piacermi, sono i toni del dibattito, da qualsiasi parte vengano. Si urla, si strepita, si parla senza conoscere ciò di cui si parla; ci si attacca, si dicono palesi bugie e non si promuove alcuna strategia di studio lento e profondo, nessun atteggiamento costruttivo di fronte ad uno stimolo o a una notizia. Preciso che anche noi, gente comune, siamo coinvolti in questo atteggiamento e spesso adottiamo gli stessi toni nella quotidianità. Spiego anche che il Novecento, con le sue categorie fisse, si allontana sempre di più e che dobbiamo trovarne di nuove (chissà quali saranno?), ma potremmo far fatica. Incalzati dalla velocità dei nostri tempi, abbiamo fatto diventare la politica niente di più che uno sport compulsivo sul web.
Sono soddisfatta. So di aver risposto in modo equilibrato ad una richiesta gentile. Ho fatto il mio dovere. Sento di aver lanciato una sfida quotidiana per il futuro.
Passano poche ore e sono costretta ad un paradossale esame di coscienza sulle mie parole: vengo a sapere che, a Palermo, la professoressa Rosa Maria dell’Aria è stata sospesa da scuola dall’Ufficio Scolastico Regionale di Sicilia per “omessa sorveglianza”. I suoi studenti, durante la giornata della Memoria, hanno prodotto un power point in cui accostano le leggi razziali del fascismo al decreto sicurezza di Salvini. Qualcuno, estremamente solerte, ha fiutato l’occasione e ha fatto partire il processo mediatico, sul web e con le istituzioni, che hanno dimostrato una solerzia inusitata. Da notare che, ormai, ogni processo inizia inevitabilmente sul web, luogo di fraintendimento per eccellenza. E così, la professoressa dell’Aria non potrà entrare nella sua scuola, l’istituto Vittorio Emanuele III, per le prossime due settimane: è colpevole di aver “fatto politica a scuola”, di non aver impedito che i ragazzi producessero le slide della discordia.
Il fatto è grave, e per diverse motivazioni. Ci sono delatori nascosti nelle comunità scolastiche, a quanto pare: genitori, colleghi, forse, o alunni o sedicenti cugini che aspettano di vivisezionare il lavoro svolto per distorcerlo e politicizzarlo. Grande errore: mentre gli studenti hanno il sacrosanto diritto di osare e di sbagliare, persino di fare accostamenti arditi (che possono poi essere circostanziati, attenuati, corretti, discussi), agli adulti spetta il compito di essere adulti, di rispettare il lavoro delicato che si svolge in classe, di non rompere equilibri faticosamente raggiunti. Nessuno si è chiesto quale effetto avrà quest’inconveniente sugli alunni della professoressa?
Perciò io ti boccio, Italia. Ti boccio per insufficienza degli argomenti, per incoerenza dei contenuti, per selettività degli interventi da parte delle istituzioni. Ti boccio perché, se non si fosse capito, il nostro problema non è quale coalizione di partiti si trovi al potere in questo momento: siamo noi, il problema. La coalizione di partiti ci rappresenta; il delatore della professoressa dell’Aria ci rappresenta; l’Italia che gioca al processo mediatico ci rappresenta così come siamo, società di chiacchieroni processanti pronti al pettegolezzo sempre, al costruire mai.