Tre anni fa ci lasciava Giacinto Pannella, conosciuto come Marco Pannella.
Pannella è stato un eretico, un libertino, uno dei politici più longevi,
deputato dal 1976 al ’92, fondatore del Partito Radicale.
Pannella è l’uomo a cui gli italiani devono due delle più importanti conquiste civili del dopoguerra: il divorzio e il diritto delle donne ad abortire fuori dalla clandestinità.
I sit in, i digiuni della fame e della sete, la non violenza, le scelte di candidare Toni Negri e altri esponenti degli anni di piombo, le migliaia di ore passate a litigare davanti al microfono di Radio Radicale o imbavagliato in uno studio Rai per protestare contro la censura, i due pacchetti di Gitanes al giorno, la bisessualità dichiarata, hanno distinto Pannella come politico e uomo irripetibile. Per capire la dimensione della sua personalità nella scena italiana conviene ricordarlo fin dagli inizi.
Nato nel 1930 a Teramo, laureato nel ’55 in Giurisprudenza all’Universita di Urbino, l’anno dopo è tra i fondatori del Partito Radicale con il gruppo del Mondo: Rossi, Valiani, Scalfari, Pannunzio. Subito prima delle elezioni politiche del ’58 propone l’alleanza con i Repubblicani che riesce a guadagnare sei seggi in Parlamento.
Un anno dopo, dalle colonne del quotidiano di sinistra “Paese Sera”, propose per la prima volta l’unità delle sinistre per combattere “il regime democristiano”. Proposta che per quell’epoca aveva un sapore quasi provocatorio a sinistra, tanto più perché si accompagnava all’invito ai comunisti di rivolgersi ai laburisti inglesi e ai socialdemocratici tedeschi piuttosto che ai gruppetti dell’estrema sinistra europea.
Pannella diventa già un protagonista della scena politica, ma emigra in Belgio dove lavora in una fabbrica di scarpe. Poi va a Parigi dove viene assunto come corrispondente dal quotidiano “Il Giorno”.
Nel 1968 Pannella si fa imprigionare a Sofia per aver protestato contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia. Due anni prima il leader radicale aveva cominciato la battaglia che lo rese famoso e cambiò la faccia del nostro Paese. La “battaglia per il divorzio”. La Lega Italiana per il Divorzio, fu lo strumento con cui Pannella incalzò il Partito Comunista a battersi per il divorzio.
Finalmente nel 1970 la legge “Fortuna-Baslini” dal nome dei due promotori, fu approvata con i voti di comunisti, socialisti e liberali.
Quattro anni dopo il leader radicale contribuisce in maniera determinante alla vittoria del No al referendum contro il divorzio promosso dalle forze cattoliche. Il clima attorno alla battaglia per il divorzio era infuocato. Fanfani tuonava contro la “dissoluzione della famiglia italiana”. Per la DC fu una sconfitta tremenda. Per Pannella la definitiva consacrazione.
Jean Paul Sartre e Eugene Jonesco si dichiaravano affascinati dal leader radicale. Pier Paolo Pasolini scrisse una lettera piena di ammirazione e di incoraggiamento al Congresso Radicale del ’75.
L’anno dopo Pannella entrò in Parlamento anche sull’onda di un’altra grande battaglia radicale: quella per la depenalizzazione
delle droghe. Nella ingessata classe politica dell’epoca Pannella era avanti di almeno due decenni sugli altri. Conosceva perfettamente i meccanismi dello spettacolo e dell’informazione e li sapeva padroneggiare, come quando si fece arrestare per aver fumato uno spinello in pubblico a Roma.
Era il periodo più duro degli anni di piombo. Pannella comincia la
battaglia contro le leggi di emergenza. Cossiga era ministro dell’Interno, ogni sabato a Roma, Milano, e nelle altre grandi città gli extraparlamentari scendevano in piazza e gli scontri tra autonomi e polizia erano violentissimi. Il 12 maggio del ’77 sul ponte di Trastevere viene uccisa da un proiettile Giorgiana Masi in un sit in indetto da radicali e sinistra extraparlamentare. Lo scontro fra Pannella e Cossiga è durissimo. L’anno dopo Aldo Moro viene rapito dalle Brigate Rosse. Pannella si schiera contro la linea della fermezza che escludeva trattative con i brigatisti. Nello stesso anno il Parlamento approva la legge che depenalizza l’interruzione di gravidanza. Per Pannella non è abbastanza liberale, mentre i cattolici sono di parere opposto è promuovono un referendum che si terrà tre anni dopo. Pannella ne promuove un altro per la completa liberalizzazione dell’aborto. Perdono tutti e due e la legge rimane quella approvata in Parlamento.
Gli anni Ottanta sono quelli della lotta alla fame nel mondo, la campagna per la Giustizia, il Partito Transnazionale, la legge elettorale maggioritaria che vede Pannella allearsi con Mario Segni.
La campagna per Enzo Tortora, le candidature controverse come quelle di Toni Negri, di Domenico Modugno e della pornostar Ilona Staller, Cicciolina. Al Partito radicale si iscrivono il mafioso Piromalli e l’ex Prima linea D’Elia con il gruppo dirigente dell’organizzazione terroristica, tutti in carcere. Al Partito Radicale vanno a lavorare i terroristi neri Mambro e Fioravanti in un programma di recupero.
All’inizio del nuovo Millennio comincia il declino politico di Pannella.
Non viene eletto nel ’94, successivamente tenta un avvicinamento politico a Silvio Berlusconi, la Lista Radicale e la Rosa nel Pugno non ripetono i successi dei radicali degli anni ’70 e ’80.
Le grandi battaglie ora si rivolgono alla fame nel mondo, ai carcerati, all’eutanasia, alla non violenza nello spirito di Gandhi. Ma non al pacifismo tout court, a cui Pannella non ha mai aderito. La carica ideale che ha sempre mosso Pannella e i radicali non era venuta meno, ma le battaglie per i diritti civili in Italia erano già state combattute due decenni prima. L’Italia grazie anche a Marco Pannella era diventata una nazione più civile. E gli italiani non possono fare altro che ringraziare questo grande combattente e la classe dirigente ha il dovere morale di salvare Radio Radicale, che rivoluzionò l’informazione della politica italiana.
Chiudere Radio Radicale sarebbe un oltraggio alla sua memoria.