Quello “giallo-verde” è sicuramente il governo degli slogan semplici per affrontare questioni complesse. Il dibattito politico ed istituzionale è ridotto a una serie di frasi brevi e ripetitive, studiate per entrare nella testa dell’elettore e trasformare la politica in un circo come il Consiglio dei ministri in un’arena.
Certo, il problema nasce da lontano, e il processo di semplificazione politica non può essere attribuito che in parte ai nuovi protagonisti delle piazze reali e virtuali. Ad onor del vero questo ha inizio con la Seconda Repubblica, con la costruzione del consenso intorno alla figura del leader e la trasformazione dei processi partitico-democratici in scelte verticistiche.
Possiamo dire che lentamente è morto il pensiero politico, il dibattito, l’ideologia. Surclassato da una truppa di “Yes Man” più preoccupata a garantirsi un posto nelle grazie del sovrano di turno piuttosto che a costruire un consenso solido basato su competenza e visione politica d’insieme.
Ovviamente ci sono delle eccezioni e non tutta la classe dirigente del nostro Paese è degenerata nella mediocrità generale che purtroppo attanaglia partiti e istituzioni. Ci sono ancora persone degne che lasciano accesa una speranza in questi tempi bui. Certo è che andrebbe invertita questa tendenza alla semplificazione estrema dei concetti, riabituando l’elettorato ad andare oltre lo spot elettorale del momento. E questo è possibile, basta ridare valore al modo in cui la politica viene fatta. C’è bisogno di studio, approfondimento, confronto. Bisogna riaprire i luoghi di aggregazione politica, dove far ripartire lo spirito democratico del Paese.
Soprattutto le nuove generazioni, che credono nella politica come qualcosa di estremamente nobile, non possono e non debbono rassegnarsi al fatto che non si possa avere di meglio. Ma certo, non sarà chi ha costruito la propria fortuna sul qualunquismo interessato, sulla corte e non sulla militanza, sulle conoscenze e non sulle competenze a cedere il passo a una nuova generazione preparata.
Necessitiamo di un nuovo scatto di orgoglio, di uno slancio generoso capace di invertire questo annichilimento del pensiero. La politica fatta di argomenti, proposte, dibattito può deve tornare al centro. Ma tutto questo sarà possibile solo con un nuova primavera che ci salvi da questa lunghissima quanto preoccupante stagione.