Scrittrici difficili: le protagoniste laziali del romanzo del cambiamento nel primo Novecento

Nella seconda giornata della Fiera della Piccola e Media Editoria “Più Libri Più Liberi” si è tenuto l’incontro con Giulia Ciarapica, Paolo Guazzo, Laura Marzi e Valeria Cecilia, studiosi di scrittrici dimenticate o non considerate con l’attenzione che meriterebbero. Valeria Cecilia ha promosso il progetto Chi ti credi di essere”, fondato un anno fa, per sottolineare l’importanza della letteratura, sia sul fronte della lettura che della scrittura.

L’evento intitolato “Scrittrici difficili: le protagoniste laziali del romanzo del cambiamento nel primo Novecento” è legato alla riscoperta delle scrittrici non incluse negli approfondimenti dei libri di testo per varie ragioni: in primis, in quanto donne difficili, appunto, ovvero donne che racchiudono una complessità di sentimenti e di pensieri, contenenti un valore e una rivendicazione tali da garantire un percorso verso la libertà che implica una rivalutazione della propria complessità. Queste autrici dimenticate, quali Paola Masino, Alba de Cespedes e Brianna Carafa, rappresentano personalità molto importanti che necessitano di una riscoperta, in quanto decisive per il percorso della donna verso un cambiamento, dai rapporti familiari alle relazioni sociali.

Dina Edizioni è una casa editrice che si occupa di recupero di scrittrici spesso dimenticate o poco conosciute al grande pubblico. Paola Masino, ad esempio, è una di queste. I temi da lei affrontanti sono riportati in modo diretto, con un linguaggio sperimentale teso all’avventura — ha parlato della maternità in maniera non convenzionale, ha trattato del tema dell’aborto in modo crudo e diretto, e non è stata ben vista dalla critica generale — perché considerata difficile per il tempo in cui ha vissuto.

Dopo tante bocciature, derivanti da un impeto, una voglia di libertà e di espressione che nessuno comprendeva, inizia a sentirsi libera di poter essere sé stessa attraverso la scrittura:

“Dentro me pensavo già con grande diletto a tutto il tempo a disposizione per leggere […] e non mi sentii  mai tanto ricca come allora.”

Questa frase espone tutto lo spirito di Paola Masino nel rapportarsi alle cose della vita. Il suo è un iper-surrealismo, che la critica non è mai riuscita ad accettare. I suoi testi sono infarciti di futurismi, che prendono spunto dalla realtà e dai vissuti personali, fino alla trasfigurazione simbolica e allegorica. A partire dall’analisi del mistero dell’esistenza, Masino incentra i temi della sua scrittura attorno all’utero, come quel qualcosa che contiene tutto il nascente e il trapassato, il luogo in cui arriva la vita ma anche la morte: perché tutte le vite vanno incontro alla morte. Questo iper-surrealismo, dunque, è una costante ricerca della scrittura tesa all’avventura.

Paola Masino è una scrittrice scomoda, perché raggiunge vette altissime di colloquio con la propria scrittura, affrontando temi difficili da assimilare (la maternità diventa un motivo di amara e crudele riflessione, come mostrano i racconti “Latte” e “Figlio” nei quali è presente tanto sangue letterale e figurativo). La critica, anche per motivi fascisti, non ha mai compreso la sua volontà di scandagliare, di indagare la vita nelle sue profondità, e farsi male. Tutto quello che per lei è sofferenza diventa materia letteraria.

Alba de Cespedes è un’altra scrittrice dimenticata che ha un’attitudine alla scrittura e alla letteratura che è figlia del suo tempo. Accanto a Brianna Carafa è la secondo autrice laziale riscoperta da Paolo Guazzo, che si è dedicato al ritrovamento dei loro testi. La ricostruzione di queste scrittrici, in particolare, consiste nella pubblicazione di opere inedite, mai fruite dal grande pubblico, come “La vita Involontaria” romanzo di formazione di Briana Carafa.

La necessità di ristudiare queste autrici è culturale e politica, perché recuperarne l’immaginario significa analizzare come la realtà del mondo è stata raccontata dalle donne.

Nell’ambito del progetto “Scrittrici come ossigeno”, volto a rivalutare queste scrittrici a lungo dimenticate, sono stati realizzati dei murales in una sede dell’Università La Sapienza di Roma da cinque artiste, in concomitanza al progetto “Scrittrici fuori programma”, che nasce da due istanze: la prima riguardante la memoria; la seconda, di carattere didattico e innovativo, concernente l’organizzazione di un ciclo di seminari che hanno visto alcune studentesse scrivere sceneggiature e girare video su autrici come Fabrizia Ramondino, Paola Masino, Alice Ceresa, Alba de Cespedes, Clara Sereni, scrittrici ormai dimenticate ai più.

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