Alessandro Di Battista prende in prestito le parole di Fabrizio De André e cerca di trovarne il senso più profondo intervistando sei persone che – a vario titolo – hanno remato contro corrente: Alessandro Barbero, Toni Capuozzo, Ilaria Cucchi, Moni Ovadia, Barbara Spinelli, Marina Conte Vannini.
Una panoramica che spazia tra attualità, ricordi intimi e personali, successi e tragedie. Storie diverse, ma accomunate da un sentire comune, dalla volontà di non omologarsi alla massa, di distinguersi, di lottare fino in fondo per ottenere giustizia. Perché è solo così, andando in direzione ostinata e contraria, che ci si può guardare allo specchio e dirsi che sì, è stato fatto il possibile.
A dialogare con lui, a Più libri più liberi, lo storico e professore Alessandro Barbero.
L’anticonformismo è il sale della democrazia
«Più di duecento persone sono rimaste fuori». Questo l’esordio dell’incontro “ostinati e contrari, voci contro il sistema”.
«Ma perché Alessandro Barbero presenta il libro di Alessandro Di Battista?»
«Che ci fanno questi due insieme?»
Queste le domande di molti partecipanti.
«Al di là del fatto che uno dei grandi vanti della mia vita è che ho fatto anche una cosa insieme a Fedez, io sono principalmente uno storico e una delle cose che mi piace più di tutte è fare lo specialista (anche se è gratificante essere ascoltato da duecento persone, non lo nego).
Il mio vero mestiere, la mia gioia è stare in un archivio sperduto. Le idee cambiano frequentemente nella società contemporanea e, da storico, ne so meno di qualunque altro sul nostro presente, su cosa sta succedendo nella nostra politica e nel mondo. L’immenso vantaggio di fare lo storico è sapere come sono andate a finire le cose; per di più, oggi, si ha accesso ai documenti a cui nessuno all’epoca aveva eccesso, il che non solo è meraviglioso ed estremamente divertente, ma rende anche più semplice il lavoro di ricerca. I giornali del 1982 davano un resoconto molto più dettagliato rispetto a quelli del 2022, questo è certo. Quando guardi al presente guardi al parziale, perché non c’è una fine, è ancora tutto in divenire. Solo in Italia siamo in 60 milioni e ognuno di noi ha un punto di vista diverso sulla propria esperienza, pensate che splendore e che complesso che è il nostro mondo».
Questo libro riunisce personalità diverse che danno vita a un compendio unico, esemplificato dal titolo tratto da una citazione di De André: Ostinati e Contrari. «Il libro nasce dai podcast che ho tenuto con tutti i personaggi influenti che ne fanno parte, personalità diverse eppure simili sotto tantissimi punti di vista diversi. Io sono una persona normale che ha sempre portato avanti le proprie idee con coerenza. Ecco perché credo che il professor Barbero abbia partecipato a questo libro insieme a me, perché in un dibattito civile ha riconosciuto questa coerenza. Ho avuto l’idea di fare questo podcast durante il governo dell’assembramento. Mettere assieme persone con ideali di libertà, di giustizia, di sano giornalismo era il mio obiettivo principale. Quando sono uscito dal movimento, perché per me non era più una scelta incline alle mie convinzioni, ho capito quanto fossero importanti i miei ideali e quanto fosse fondamentale riunire personalità che avessero il coraggio di portare avanti una lotta di principi, una lotta che si fa rappresentate delle cose in cui credo: il sano giornalismo».
«I giornali, infatti, prima rappresentavano la verità in un altro modo, in maniera che noi potremo dire persino anticonformista oggi. L’inizio di questo viaggio è con i russi del Donbass, che credo siano un esempio fondamentale della spaccatura che esiste sulla questione ucraina. Ci sono tantissimi russi, infatti, che sono pro Putin, anche coloro che vivono in Crimea. Così come ci sono coloro che sono fortemente contro.
Io ho deciso di recarmi in Russia per conoscere meglio il loro punto di vista, per sapere senza pregiudizio come la pensano su ciò che sta avvenendo nel loro paese e sulla guerra ucraina. La questione è ben più complessa di come si presenta nei giornali».
«Per esprimere determinate tesi oggi bisogna essere dei veri temerari, ma è di questo che abbiamo bisogno al giorno d’oggi, perché democrazia e anti-conformismo devono andare sempre di pari passo».
Leggendo alcuni brani del libro, si passa in seguito a discutere sull’importanza della memoria e della storia per migliorare e comprendere il nostro mondo, il presente e le questioni contemporanee secondo il vecchio detto Historiae Magistra Vitae.
«La storia insegna a vivere in maniera indiretta. In epoche non troppo lontane, infatti, credevamo che la Storia avesse le sue leggi, la sua forza, una potenza nascosta e quasi magica che, se eri credente, avresti potuto definire Provvidenza. Ma la storia non ci da nessuna chiave per decodificare il futuro, essa è un continuo progresso. Noi esserti umani via via miglioriamo, ci evolviamo e, di conseguenza, cambiamo, anche senza rendercene conto. In questo inizio di millennio ci guardiamo intorno e ne dubitiamo, ma ci sono state epoche in cui si guardava avanti e si pensava con entusiasmo a ciò che sarebbe accaduto. Basti pensare a inizio Novecento: hanno appena inventato l’automobile, il telefono, l’aeroplano… siamo meglio e andrà sempre meglio, era questo il pensiero. Noi invece, viviamo in un’epoca in cui senza alcun dubbio si ha la sensazione che delle incredibili, cose che non avremmo mai sognato, e che sicuramente non avrebbero mai immaginato né nostro padre né noi stessi da ragazzi.
Poi naturalmente si dice “ma la gente è diventata più intelligente per questo? È diventata più buona, più tollerante, più ragionevole?”
Neanche per idea! Bisogna allora scorporare il progresso tecnologico, perché quello può anche darsi che continui per sempre a crescere, per quanto non sia detto, eh! Anche gli antichi romani non immaginavano che un giorno i loro acquedotti e le loro strade sarebbero andate in rovina perché non c’era più nessuno in grado di farle funzionare; però adesso i treni vanno, gli aerei volano…» .
«Il progresso tecnologico appunto non è tutto: la storia, per forza di cose, porta l’umanità su una strada di miglioramento ininterrotto, e quindi è chiaro che la storia sia diventata una dimensione dentro la quale tutti viviamo. Questo è senz’altro molto rassicurante…»
Ma Barbero studia la storia alla vecchia maniera, nonostante il suo successo social, infatti, è prima di tutto uno storico;
«Quello che rimane però è il fatto che la storia è banalmente il catalogo di tutto quello che gli esseri umani hanno fatto da quando esistono! Tutte, poi alcune sono più interessanti e altre meno, però l’idea di ciò che è interessante e di ciò che lo è meno è cambiato nel tempo; un paio di secoli fa uno storico non avrebbe pensato che fosse interessante una contadina longobarda nel momento in cui stava per partorire! Noi adesso, potessimo sapere cosa pensava quella contadina in quel momento!
Tutto è interessante: certo qualcosa più e qualcosa meno, ma in ogni caso, tutto è storia: qualunque cosa».