E se fosse il teatro ad entrare a casa tua? O meglio ancora, ospite a cena. Perché a volte può essere il teatro a venire nel tuo salotto o nella tua cucina, facendoti sentire un ospite di qualcun altro. È lo spirito dello spettacolo “Cena da Gastreau”, in tavola con i Siparioincasa.
Il menù della compagnia propone una storia semplice, o almeno sulla carta. Lilou Prenestin (Francesca Consiglio) e Mathieu Gastreau (Vincenzo Marano), padroni di casa, conducono una vita tutto sommato tranquilla e appagante. Così pure Hugo Prenestin (Sandro Luciani), fratello di Lilou, e Sarah Stradivari (Sabrina Attanasio), che da Hugo aspetta un figlio, o una figlia. E poi c’è Lucas Gatillon (Antonio Orsini), amico storico di Lilou e ormai parte integrante di entrambe le famiglie.
Lo spettatore si trova a centrotavola, a metà tra le storie e le vite dei protagonisti che – come quelle di tutti noi – hanno luci e ombre, spesso nascoste anche alle nostre persone più care. Lo sanno bene i cinque commensali a tavola, che si ritrovano a dover affrontare segreti, aspettative e desideri non solo dei loro amici, ma anche di loro stessi.
La pièce, che si sviluppa in due atti, funziona e scorre sia per la semplicità dello spettacolo e della regia (Angela Di Tuccio) in sé, che per la straordinaria vicinanza della storia della famiglia Gastreau e dei suoi amici alla vita di chiunque di noi.
L’esagerazione “teatrale” lascia di continuo spazio a un realismo “quotidiano” e viceversa. I toni, che salgo e scendono di continuo all’interno della commedia, sottolineano la natura artificiosa della cena in questa famiglia allargata; eppure l’effetto finale è esattamente l’opposto.
La cena a casa Gastreau svela ciò che ogni personaggio pensa e nasconde di sé stessi agli altri, che non sempre coincide con quello che si è o si crede di essere. E la scoperta delle nuove identità – proprie e altrui – può destare stupore fino a creare sconcerto, o meraviglia fino a destare ammirazione.
“D’altronde, parafrasando Shakespeare, una rosa smetterebbe di avere il suo profumo se la chiamassimo con un altro nome?”