Negli ultimi anni la tecnologia è diventata parte integrante della vita di tutti noi, portando cambiamenti sia a livello sociale che culturale. Nel mondo della cultura ed, in particolare, in quello dei musei, appare sempre più chiara la necessità di creare nuove strategie per incentivare la fruizione dell’arte.
Tutto ciò si è reso poi ancora più urgente a causa della pandemia da Covid-19, che ha reso impossibile visitare mostre e musei. Questo ha comportato un grave crollo della vendita dei biglietti con le conseguenze che tutti conosciamo. Per far fronte alla crisi economica e per poter continuare ad usufruire dell’arte stessa, infatti, si sono dovute trovare soluzioni alternative.
L’innovazione tra emozione e rischio
Risulta evidente che in quest’epoca la digitalizzazione appare una sfida necessaria, i cui benefici risultano sicuramente molto interessanti, in quanto consentono a tutti gli appassionati e non di poter esplorare i più importanti musei del mondo comodamente da casa. Ci sono però diversi aspetti da considerare.
Se da un lato, l’innovazione agevola il contatto tra il pubblico e l’opera d’arte, moltiplicando la possibilità che molte più persone conoscano e si appassionino a questo mondo, dall’altro si corre il rischio di perdere l’emozione che il contatto diretto provoca. Infatti, niente può essere paragonabile all’esperienza di trovarsi di fronte al quadro de I Girasoli di Van Gogh o ad Amore e Psiche di Canova.
La digitalizzazione ha assunto un ruolo cruciale e, in tutto il mondo, sono sempre di più i musei che, attraverso web e social network, offrono la possibilità di esplorare opere e autori, così da offrire ai loro visitatori un viaggio virtuale a 360 gradi.
Hermitage, Louvre e Museum of London: modelli a confronto
Un caso è l’Hermitage di San Pietroburgo, che offre una visita panoramica virtuale in 3D a basso costo. Il direttore del dipartimento di arte contemporanea, Dmitry Ozerkov ha dichiarato a Cointelegraph in un’intervista : “Stiamo tutti entrando nell’era digitale e il nostro gemello digitale ci seguirà ovunque…nel mondo virtuale, possiamo fare qualsiasi cosa: possiamo giocare con le opere d’arte, possiamo renderle interattive, possiamo aggiungere dati…”, dimostrando una necessaria e virtuosa apertura verso il futuro.
Anche il Louvre di Parigi, uno dei musei più celebri del mondo, ne è un esempio, avendo messo a disposizione sul proprio sito web un tour molto dettagliato che permette di poter ammirarne la bellezza, l’architettura e le opere d’arte.
Un caso ancora più interessante riguarda l’Inghilterra ed in particolare la città di Londra, avanguardia di nuove tendenze e soluzioni. In un’intervista rilasciata e tradotta dall’Artribune University, Trish Thomas, Head of Digital Innovation al Museum of London, pone una chiara strategia del suo progetto: “Il mio compito è reclutare una squadra e mettere in atto una strategia digitale di cinque anni che includa esperienza digitale online e nelle gallerie, strategia per i contenuti digitali, migliore accesso alle nostre collezioni, migliore integrazione per la nostra offerta commerciale e relazioni più personalizzate con il nostro pubblico. Ciò comporterà anche una notevole trasformazione organizzativa man mano che introdurremo nuovi sistemi, processi e modi di lavorare in modo che tocchi ogni parte dell’istituzione.”
Il punto sull’Italia
E l’Italia in tutto ciò? Purtroppo, per quanto riguarda la digitalizzazione, occupa uno degli ultimi posti nel panorama europeo. Se è vero che La Galleria degli Uffizi è da poco tempo sbarcata su tutti social, realizzando streaming per coinvolgere un pubblico internazionale, è anche vero che il settore si ritrova quotidianamente davanti a delle sfide da affrontare, quali la carenza di personale qualificato, l’assenza di piani e progetti al passo con i tempi.
In uno studio promosso dall’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali, il direttore Eleonora Lorenzini, ritiene che: “Le istituzioni culturali si trovano nel mezzo di un processo profondo di cambiamento, stimolato dalla necessità di aprirsi sempre più all’esterno, utilizzando modi e linguaggi nuovi, fortemente influenzati dal digitale. La necessità di trasformazione costituisce una sfida ma anche un’opportunità per avvicinare nuovi pubblici e per valorizzare i beni materiali e immateriali che le istituzioni custodiscono e producono.”
Da ultimo, il neo Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha dichiarato in un’intervista su Sky TG24: “Il mio impegno è riportare o comunque incrementare la pianta organica dei musei puntando soprattutto sui giovani, che sono nativi digitali e che hanno una formazione importante dalle nostre università superiore anche ad altri paesi”.
L’assunzione di personale giovane che ha familiarità con le nuove tecnologie potrebbe portare sicuramente una nuova linfa e creare maggiore coinvolgimento, anche grazie all’accessibilità che queste offrono dando vita a un nuovo tipo di interconnessione, tra museo vero e proprio e opere d’arte, ma anche tra personale e coloro che ad esso si connettono.