Iran, ondata di proteste: a fuoco gli hijab!

Di nuovo il coraggio delle donne in Iran deve essere mostrato per proteggersi dalle assurde restrizioni della Repubblica Islamica. Da cinque giorni continuano senza sosta le proteste in Iran e in tutto il mondo per la morte di Mahsa Amini, la ventiduenne arrestata dalla polizia morale perché – a detta loro – non indossava correttamente il velo e morta poi il 16 settembre in ospedale in seguito alle percosse ricevute.

Ma come si fa a decidere quale sia il modo corretto di indossare un velo? Durante le manifestazioni, diverse ragazze – insieme ai mariti e fidanzati – si sono sfilate il velo gettandolo in mezzo al falò. È diventato virale un video su Twitter, in cui una giovane donna – acclamata dalla folla nella quinta serata consecutiva di protesta – danza prima di gettare il suo velo nel fuoco in una strada a Sari. Il video è stato rilanciato su Twitter da numerosissimi utenti fra cui Alireza Nader, un analista e attivista di origine iraniana.

L’inizio della protesta

“A morte il dittatore!”, si sente gridare dalle strade di tutta l’Iran le donne in protesta contro colui che è visto e identificato come Guida Suprema Ayatollah Ali Khamenei, sfidando apertamente le forze dell’ordine.

Mahsa si trovava con il fratello a Teheran quando è stata arrestata dalla Polizia della Moralità. In base a quanto riferiscono i testimoni, la giovane sarebbe stata picchiata ripetutamente riportando delle ferite profonde e riducendola in coma nell’ospedale di Kasra, dove non è mai stata lasciata sola. Si sono radunati in massa in segno di solidarietà e protesta sotto l’edificio.

Altre fonti rivelano, invece, la ragazza sia morta per un attacco di cuore. Il filmato, secondo alcune fonti internazionali modificato dai media statali iraniani, sembra in realtà mostrare la ragazza che cade a terra davanti ad un centro di rieducazione dove era stata portata per ricevere una “guida” sul suo abbigliamento.

Le donne iraniane, ormai, come quelle afghane condividono lo stesso destino, ovvero le “teste” di rivolte che lasciano il segno sui social network anche se i tentativi di censura non tardano ad arrivare. Le manifestazioni hanno inizio dal sabato a Saqez, nella provincia curda nel Nord – Ovest dove è nata e cresciuta la ragazza. Durante il funerale della ragazza, le forze dell’ordine hanno sparato gas lacrimogeni sui manifestanti che hanno risposto lanciando pietre contro l’ufficio del governatore.

L’effetto è stato a macchia d’olio, arrivando in tutto il Paese: da Rasht a Divandarreh, Sanandaj, Dehgolan fino a Teheran. Secondo la ricercatrice iraniana Mahsa Alimardani, non si è mai visto tanto attivismo nella partecipazione delle proteste sull’obbligo dell’hijab. Di solito, si incontrano o si sentono donne che rimangono neutrali sulla questione o addirittura non hanno un’opinione politica in merito. Eppure, hanno detto basta! La richiesta di ostacolare in tutti i modi la Polizia Morale è alta: già la scorsa settimana, è circolata la notizia della sospensione del colonnello Mirzaei, guida della polizia morale di Teheran. La notizia è stata però smentita dalle autorità iraniane.

Il mese scorso Raisi aveva decretato un nuovo ordine restrittivo sulle regole di abbigliamento e castità, un decreto che ha risvegliato giustamente il senso di indignazione delle attiviste e un mix di sentimenti tra collera ed esasperazione. La Polizia Morale ha sottoposto col tempo le donne che indossano l’hijab sciolto a molestie e arresti verbali e fisici. Sono arrivati all’OHCHR video in cui le donne venivano trattate con violenza, schiaffeggiate in faccia alle donne, picchiate con manganelli e lanciate nei furgoni della polizia come se fossero carne da macello.

Conseguenze

La Polizia Morale ormai è nella bufera di indignazione che si è creata dopo l’accaduto: centinaia di manifestanti sono scesi in strada per chiedere l’abolizione e l’interruzione di questo governo non rappresentativo per l’intero popolo. Persino i parlamentari hanno espresso il loro disdegno verso l’istituzione presente, sollecitando la revisione e/o addirittura l’abolizione delle misure restrittive per l’utilizzo dell’hijab.

Il presidente del Parlamento Mohammad Bagher Ghalibaf ha chiosato così: «I metodi utilizzati da queste pattuglie dovrebbero essere rivisti», ha detto.

Le proteste nel mondo

Dal Canada all’Europa intera, migliaia di donne si sono filmate su TikTok mentre si tagliano ciocche intere di capelli in segno di protesta per la morte di Mahsa. A Milano, così come a Toronto, un centinaio di persone hanno manifestato a Piazza Cordusio, replicando anche la scena del falò.

Seppur ci siano in corso trattative tra il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, con il Presidente iraniano Raisi per il ripristino immediato dell’accordo sul nucleare, i diritti umani vengono sempre prima di ogni cosa, soprattutto quando si tratta delle donne.

Donne, libertà!

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