Lega e Movimento 5 Stelle, in questo periodo, non sembrano trovare pace. Sarà la primavera o più semplicemente l’avvicinarsi delle elezioni europee, i Vicepremier Salvini e Di Maio non si risparmiano battute e attacchi, neanche troppo velati.
Che le due componenti del governo mal si digerissero questo era già chiaro ma, con l’avvicinarsi del più importante appuntamento elettorale dell’anno, stiamo assistendo a un’occupazione di campi politici sempre più marcati e distanti.
La Lega, infatti, sta cercando di lanciare un’OPA su tutto il centrodestra, entrando prepotentemente anche sui temi economici e fiscali, mentre il Movimento 5 Stelle sta iniziando a parlare il linguaggio di quella sinistra nostalgica dello statalismo.
Posizionamenti strategici che ricordano, a chi conosce la storia della Prima Repubblica, i comportamenti dei segretari di Democrazia Cristiana e Partito Socialista che, puntualmente, sotto campagna elettorale erano soliti allontanarsi nelle posizioni politiche nonostante poi tornassero a costituire esecutivi insieme.
La “Balena Bianca”, quindi, si spingeva verso posizioni più conservatrici, in modo da rosicchiare voti a destra, mentre i socialisti estremizzavano le posizioni progressiste per andare ad occupare l’area del Partito Comunista.
Allontanarsi per essere alternativi all’alleato. Esattamente quello che stanno facendo oggi Movimento 5 Stelle e Lega e che sta cercando di estremizzare Luigi Di Maio.
Il Vicepremier e Ministro del Lavoro sta cercando di posizionarsi come argine alle politiche di Salvini, addirittura accusandolo di essere alleato, in Europa, con forze politiche che negano l’olocausto. Domenica sera, durante la trasmissione condotta da Fazio Di Maio ha dato il meglio di sé stesso mostrando la sua strategia per recuperare voti a sinistra.
Il reddito di cittadinanza sarà la chiave della campagna elettorale dei pentastellati che, contemporaneamente, rimarcano come i ministeri più complessi siano tutti in mano loro e che, Salvini, oltre a parlare di immigrazione ha fatto ben poco. Chiarissimo domenica sera il leader grillino: “Otto provvedimenti su dieci sono di nostra iniziativa.” Un attacco chiaro alla componete “Verde” del governo.
Componente consapevole che il tema dell’immigrazione non basta più a sedare gli animi di un popolo sempre più impaziente e in cerca di risposte e che, tramite il suo leader Matteo Salvini, rilancia sul tema fiscale: “La flat tax è una nostra priorità ed è nel programma di Governo. Non serve a Salvini, ma agli italiani. Ci stiamo lavorando seriamente da mesi. Abbiamo valutato i costi e i benefici e una riduzione fiscale porta sicuramente più benefici che costi. E come noi rispettiamo e approviamo quello che c’è nel contratto e che magari non è nel Dna della Lega, e penso al reddito di cittadinanza, altrettanto rispetto sul tema fiscale lo pretendiamo dagli altri”.
Mossa strategica che allarga il campo della Lega a tutto il centrodestra, andando ad attingere voti dai bacini conservatori e liberali di Fratelli d’Italia e Forza Italia.
Il 26 maggio capiremo quale strategia avrà avuto maggiore successo. Ad oggi, l’unica cosa che ci sembra certa è che, nelle prossime settimane, avremo un acutizzarsi delle tensioni nel governo. Tensioni che nascono da un bisogno strategico di posizionamento politico e non da questioni di governo vere e proprie.
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