Voci, ipotesi, smentite. Alla fine Nello Musumeci s’è dimesso dalla carica di Presidente della Regione Siciliana per consentire l’election day il 25 settembre, giorno in cui si voterà sia per le elezioni politiche che per le regionali.
Tramite un video di otto minuti caricato sui social, Musumeci ha spiegato le motivazioni che lo hanno spinto a dimettersi qualche mese prima della scadenza naturale del mandato: “Sono almeno 4 i motivi perché si debba votare il 25 settembre in Sicilia – spiega Musumeci – la chiusura delle scuole, bisogna interrompere le lezioni. Una cosa è farlo soltanto per il 25 settembre, altro è farlo anche il 6 novembre quando scade la legislatura. Non ci possiamo permettere il lusso di tenere giornate intere le scuole chiuse. Secondo motivo: crescono i casi di contagio Covid. Lo abbiamo visto in queste settimane in estate – sottolinea – immaginate cosa possa succedere in autunno alla luce delle esperienze matutate nei due anni precedenti. Se aumentano i contagi non possiamo garantire a tutto il corpo elettorale di poter esercitare il diritto al voto. Terzo motivo – aggiunge – tre mesi in più di campagna elettorale, significa che i partiti mentre sta per concludersi la campagna elettorale per le nazionali debbono raccogliere le firme, preparare le liste, cercare i candidati, definire i simboli per le elezioni regionali. Assurdo. E’ impossibile. Uno sforzo sul piano organizzativo che crea soltanto disordine e non serve al buon andamento delle due campagne elettorali, non serve alla democrazia e non serve alla partecipazione della gente. Quarto motivo, credo il più importante e significativo, i costi che deve affrontare la Regione per garantire il diritto al voto, circa 20 milioni di euro. Se si dovesse votare due volte sarebbero 40 milioni di spese.Il buon senso dice di no. Sono questi i motivi essenziali che mi hanno indotto ad anticipare la conclusione di 40 giorni circa la legislatura”.
Un election day che – come riportato da ANSA – secondo alcuni analisti, “consentirebbe di sfruttare anche in Sicilia il traino del prevedibile successo elettorale di Giorgia Meloni, principale sponsor della ricandidatura di Musumeci dopo l’intesa siglata tra il movimento Diventerà Bellissima, fondato dal Governatore, e Fratelli d’Italia. Un modo insomma per rafforzare il proprio peso elettorale e, nello stesso tempo, giocare d’anticipo rispetto al durissimo scontro politico che si sta consumando nel centrodestra in Sicilia”.
Ricandidatura che, ad oggi, sembra molto difficile concretizzarsi a causa dei “niet” da parte di Forza Italia e Lega che propenderebbero verso altre figure (si fanno i nomi di Raffaele Stancanelli, Stefania Prestigiacomo, Nino Minardo tra i tanti).
Se il centrodestra non è ancora riuscito ad accordarsi su un nome unitario, sugli altri versanti troviamo la dem Caterina Chinnici, fresca vincitrice delle primarie del “campo largo”, e Cateno De Luca, da poco eletto presidente del consiglio comunale del Comune di Messina, da mesi in corsa per la Presidenza della Regione.
Si appresta ad iniziare una lunga e serrata campagna elettorale che, stando anche alle parole del Presidente dell’Assemblea Regionale e coordinatore regionale di Forza Italia Gianfranco Micciché: “la decisione sul fatto che Musumeci non può essere ricandidato è già stata presa”, non vedrà il presidente uscente ai nastri di partenza.