«Gli esports sono leghe, circuiti competitivi, tornei o competizioni simili, che prevedono tipicamente un pubblico di spettatori, in cui giocatori singoli o squadre giocano a videogiochi, sia di persona che online, allo scopo di ottenere premi o per puro intrattenimento». Questa è la definizione di Iidea, Italian Interactive & Digital Entertainment Association.
Si parla di competizioni di videogiochi che prevedono la formazione di diverse squadre, le quali si battono in tornei trasmessi in streaming su piattaforme via via più famose e gettonate, come Twitch e YouTube.
Il settore si sta ampliando sempre più e, in alcuni Paesi come gli Stati Uniti, gli esports entrano addirittura nelle scuole e nelle università con tornei organizzati anche dal vivo. La peculiarità di questo gaming competitivo, infatti, è che spesso le finali dei tornei, non solo possono essere seguite online, ma anche dal vivo, con la formazione di una vera e propria “arena”, con tanto di arbitri, giudici e spettatori.
L’origine e lo sviluppo
Fondamentale nello sviluppo degli egaming (termine utilizzato come sinonimo di esports) è Internet, col suo costante progresso e rinnovamento.
Come riportato su CorriereComunicazioni, «in questo quadro i due driver principali dello sviluppo degli esports sono stati la diffusione delle connessioni a Internet veloce a banda larga e ultralarga e lo streaming online: grazie a queste tecnologie è infatti stato possibile l’allargamento della base degli utenti e degli appassionati, con la pratica competitiva che è diventata sempre più diffusa e ha consentito lo scouting di nuovi talenti.»
Sono dunque le aree dove la connessione Internet è più veloce e solida a essere maggiormente interessate dallo sviluppo degli esports. Basti pensare, ad esempio, che in Corea del Sud il loro successo è talmente rilevante che le competizioni vengono persino trasmesse in TV, attirando un enorme pubblico.
Gli esports più famosi
Tuttavia, parlare di esports non deve farci necessariamente pensare a delle competizioni che hanno alla base una disciplina sportiva. Si tratta, più in generale, di competizioni di diverso tipo, le quali possono essere suddivisibili in diverse categorie.
Tra queste, quelle di maggior successo sono: la Multiplayer Online Battle Arena (MOBA), in cui sono raggruppati i videogiochi di strategia a squadre, dove ogni giocatore controlla uno specifico personaggio (esempi gettonati sono: League Of Legends, Arena of Valorf e Heroes Of The Storm); gli amatissimi Sparatutto, i quali consistono – come dice il termine stesso – in combattimenti con pistole e armi varie (il più famoso è senza dubbio Call of Duty, ma sono amati anche CrossFire, Halo e Valorant); altra categoria è la Battle Royale, in cui le diverse squadre giocano in un’ottica di sopravvivenza (vince chi sopravvive fino alla fine e, tra questi, sono da ricordare Fortnite e Apex Legends); molto amati e praticati sono inoltre, i Digital Collectible Card Games (Dccg) e giochi di carte come Hearthstone.
Esports in Italia
Molte altre sono le categorie degli esports e questo fa comprendere quanto questo settore sia non solo in costante sviluppo ma, ben più importante, quanto si stia consolidando nei diversi Paesi. Anche in Italia si sta registrando – sebbene con il solito ritardo rispetto agli altri Paesi – questo processo di consolidamento e ciò si evince da un’intervista che Marco Saletta, presidente di Iidea, ha rilasciato a EsportsMag.
Saletta, riferendosi a un’indagine condotta dalla sua associazione sul bilancio degli esports in Italia nel 2021, ci offre un quadro fondamentale, affermando che «Come abbiamo registrato nel rapporto sul valore del mercato dei videogiochi nel 2021, stiamo venendo fuori dalla fase pandemica e abbiamo più tempo per le attività outdoor quindi ci aspettavamo un fenomeno non di crescita. Quello a cui abbiamo assistito però è una cosa ancora migliore: il consolidamento del settore. Non abbiamo perso spettatori, contenuti o appassionati: si è consolidata la base degli spettatori anche senza le manifestazioni dal vivo che sono le preferite dai fan. Il fenomeno eSport si sta consolidando in un contesto in cui diventa sempre più un fenomeno intrattenimento a tutto tondo piuttosto che uno strettamente competitivo».
Nonostante ciò, il nostro Paese ha ancora molta strada da fare in questo settore: «Noi vendiamo molto bene il nostro turismo artistico e sportivo ma non quello eSportivo. La storia ci insegna che dove c’è un evento i soldi si muovono. Mancano investitori forti per realizzare grandi eventi internazionali spettacolari e memorabili. C’è molto lavoro da fare da questo punto di vista e la pandemia non ha aiutato, ma ricordo Games Week con arene eSportive piene ogni giorno della manifestazione. So che il potenziale c’è».
Chi sono i fan in Italia?
Sempre secondo la ricerca di Iidea, in Italia si stimano circa 475 mila persone che, quotidianamente, seguono esports. Questi fan appassionati vengono definiti avid fan, ma il bacino è molto più ampio e comprende 1.620.000 persone che dichiarano di seguire almeno un evento a settimana (esports fan).
«Si tratta – secondo Riccardo Lichene, che scrive per EsportsMag – di un numero stabile rispetto alla precedente rilevazione, indice di un consolidamento dell’interesse per gli esports anche da parte di coloro che si sono avvicinati per curiosità a questa forma di intrattenimento durante le restrizioni dovute alla pandemia e si sono appassionati».
Lo studio mette in evidenza come questi fan siano per il 63% uomini tra i 21 e i 43 anni, con un’età media di 28 anni.
Chi può partecipare alle competizioni
Gli esports sono accessibili a tutti, anche per puri scopi amatoriali, per potersi divertire e trascorrere il tempo in maniera diversa. Ciò non esclude, però, che sempre più persone stiano cominciando a prendere questa categoria sul serio, vedendola come una vera e propria professione tramite la quale ottenere profitti via via più consistenti. Questa è la categoria dei ProPlayer, appassionati di videogiochi che sono riusciti a trovare il modo di vivere della loro passione.