Ai mondiali di nuoto di Budapest, che si terranno fino al prossimo 3 luglio, l’Italia sta portando a casa una serie di vittorie schiaccianti, tra cui 9 ori, 6 argenti e 6 bronzi. Ma il giornalismo italiano quanta importanza dà agli sport diversi dal calcio?
1500 stile libero e staffetta 4×100
Un primo esempio che aiuta a capire come nel nostro Paese esistano sport di serie A e di serie B riguarda proprio l’importanza data alla narrazione dei mondiali di nuoto.
I giornali sportivi hanno parlato di tutte queste vittorie – accumulate dal 18 giugno, giorno di inizio, fino a oggi – solo sulle prime pagine del 26 giugno, soffocando peraltro queste notizie in mezzo ai titoloni sul calcio e dando un’attenzione minima a due sole vittorie: i 1500 stile libero di Paltrinieri e la staffetta 4×100 stile libero di Alessandro Miressi, Thomas Ceccon, Lorenzo Zazzeri e Manuel Frigo.
Nessun accenno a Benedetta Pilato, diciassettenne di Taranto che ha battuto Germania e Polonia, conquistando sia l’oro per i 100 rana sia, in seguito, l’argento per i 50 rana donna; neppure una menzione per Lucrezia Ruggiero e Giorgio Minisini, che hanno vinto la finale di duo misto sincronizzato ma anche la finale di libero; cosí come non è stata sprecata nemmeno una parola per Simona Quadarella, che ha portato a casa il bronzo nella finale degli 800 stile libero.
È evidente quanto poco si stia parlando delle vittorie degli azzurri ai mondiali di nuoto – nonostante l’Italia non abbia mai raggiunto vette così alte prima– e quanto, invece, il nostro giornalismo tratti il calcio da sport privilegiato e supremo.
I giornali sportivi
Nei giorni in cui l’Italia ha riportato le vittorie più importanti a Budapest, i giornali sportivi italiani erano troppo concentrati a parlare dello sport.
Il 18 giugno, giornata di inizio dei mondiali, gli argomenti privilegiati dai giornali sportivi italiani sono stati: Koulibaly, Lukaku e Di Maria. In questa occasione non è stato impegnato neppure un trafiletto per parlare dei mondiali appena iniziati.
Il 24 giugno, l’interesse è stato ancora una volta per Koulibaly, Pogba, De Ligt e Zaniolo.
Il 25 giugno alcuni tra gli argomenti preferiti sono stati: Dybala e l’Inter, Juve-Roma, Lazio-Inter e Fiorentina-Napoli. Anche in questa giornata, nessuna menzione ai nostri nuotatori che, nel frattempo, stanno riempiendo di vittorie il medaglione.
La polemica della Pellegrini
Un predominio schiacciante del calcio. Una storia vecchia ma sempreverde, che non smette di suscitare astio nei campioni degli altri sport.
Uno degli episodi più rilevanti in questo senso vede come protagonista la famosissima nuotatrice Federica Pellegrini che, già il 15 aprile 2020, fa sentire la sua indignazione verso il giornalismo sportivo italiano.
Come riportato su Corriere, la Pellegrini – in relazione al blocco imposto agli sport durante la pandemia – ha lamentato il fatto che non si senta che parlare di calcio «e mi dispiace. Perché esistono anche altri sport. Lo stop prolungato è duro per tutti».
E, ancora, «in un pensiero di riapertura generale, lo sport deve essere considerato come un grande lavoro che serve alla nazione. Mi dispiace sentir parlare solo di calcio in questi giorni».
È sempre stato così: il calcio predomina, non solo sul piano economico ma anche dal punto di vista dell’immaginario collettivo. L’Italia è vista come la patria del calcio, il quale contribuisce a rafforzare l’identità italiana. Il sentirsi italiani – e soprattutto, sentirsi fieri di esserlo – dipende in larga parte da questo sport, specialmente se si parla della Nazionale che, specialmente durante i mondiali, ci vede tutti uniti, da Nord a Sud, coinvolgendo persino i meno appassionati.
Ma l’ingiustizia c’è, è profondamente radicata e sembrano servire a poco le polemiche volte a dare agli altri sport un’eguale dignità di “menzione”. I dibattiti sportivi ruotano quasi sempre sul calcio, oscurando totalmente il resto del mondo sportivo che non si vede riconosciute le proprie vittorie.
Il caso dei mondiali di nuoto in corso a Budapest è l’ennesimo segnale lampante di una situazione in cui, se non è calcio, non vale la pena (né lo sforzo) parlarne per bene.
Anche lo sport nella comunicazione mediatica ha bisogno di personaggi che facciano parlare di sé oltre la prestazione tecnica. Il nuoto ha avuto prima Rosolino e poi la Pellegrini. Paltrinieri e gli altri della sua generazione non lo sono per vari motivi, e anche i più giovani stentano. L’unica che al momento si fa notare è la Pilato, per esempio la sua esternazione di qualche giorno fa sui problemi delle atlete con il ciclo mestruale è stata riportata da tantissime testate anche non sportive.
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